• Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Ricevere informazioni in una lingua comprensibile, avere accesso ad una traduzione degli atti e all'interprete sono diritti dell'individuo riconosciuti dalla normativa e dalla giurisprudenza nazionale, europea ed internazionale 
Tuttavia, questo riconoscimento, sempre maggiore nelle leggi, ancora non trova piena corrispondenza nella prassi e nella pratica quotidiana.

Le nostre organizzazioni sono attive da sempre nell’accoglienza delle persone in difficoltà. Siamo infatti convinti che il diritto di uomini e donne ad essere accolti è questione fondamentale e irrinunciabile per ogni società civile. Rimane una delle nostre mission e dei nostri principi etico valoriali.

L’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (A.S.G.I.) esprime il proprio sdegno per le pratiche – documentate dagli organi d’informazione nazionali – cui sono stati sottoposti migranti d’ambo i sessi nel Centro di primo soccorso e accoglienza di Lampedusa.

Oggi in Europa assistiamo a una serie di derive. Si comincia dalle parole, ma poi si può arrivare fino ai forni crematori.

Il razzismo è proprio dell'uomo. È un dato di fatto: tanto vale prenderne atto, impedire che progredisca e combatterlo per legge. Ma non basta. È necessario educare, dimostrare l'assurdità delle sue basi, smontare i suoi meccanismi, non abbassare mai la guardia. In questi ultimi tempi la società francese è percepita come un contesto violentemente razzista, ma in fondo non lo è più di tante altre.

E’ il primo novembre, due Rom in un bus di linea, sono soli in mezzo ai "normali. Stanno andando alla fiera di Camaiore. Nessuno sembra badare alla coppia "diversa" come normalmente dovrebbe essere ma non è così, sono in realtà osservati, con ipocrito disinteresse, proprio perché Rom. Poco dopo sono per strada in compagnia di una bambina che ha la pelle troppo chiara per essere una di loro.

Cinque navi, ciascuna con un equipaggio che varia da 80 a 250 uomini. Elicotteri a lungo raggio. Una decina di aerei. Radar e droni. L’hanno chiamata “Mare nostrum” e servirà per «il rafforzamento del dispositivo di sorveglianza e soccorso in alto mare». Sarà (parola d’onore dei ministri dell’Interno Alfano e della Difesa Mauro) «una missione umanitaria e di soccorso»… attraverso la quale «l’Italia rafforza la protezione della frontiera» e «controlla i flussi migratori».

Gli unici confini sono quelli del corpo, limiti invalicabili dell'epidermide, armatura sottile che, a volte, riesce anche a proteggerci. A volte no. Questa pelle che ci permette di propendere la mano nell'intenzione desiderante di indicare. Ed è proprio il desiderio, la speranza, che ha spinto 266 profughi a lasciare il loro paese e con esso le loro radici. Muniti solo delle foto dei loro cari si sono affidati al mare, lasciando dietro le spalle la triste realtà della guerra, della povertà, dell'annullamento dell'Io. Sono sopravvissuti solo in 155 a Lampedusa e tutto per la generosità di chi non si ricopre di medaglie, di chi non appare in televisione, ma solo si veste dell'umanità necessaria per vivere in questo mondo sempre più egoista e narcisista.