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È la prima volta che accade. Ed è una di quelle prime volte che non dimenticheremo. Non solo perché da tempo ci battiamo per un uso corretto e rispettoso dei termini, non solo perché la primavera scorsa sentire e leggere quella parola ci fece inorridire, ma perché questa è la prima volta che in Italia viene depositata una sentenza di condanna dei partiti per discriminazione.

Chi non si ricorda di aver ritagliato, da bambina, i punti di note marche di prodotti alimentari; sagome e codici a barre da incollare su una scheda per ottenere quell’omaggio marchiato, guadagnato grazie a un consumo diligente?
Chi non ha oggi, nel proprio portafoglio, almeno una carta di raccolta punti da presentare alle casse del supermercato, al distributore di benzina, al bar dopo la consumazione, per aver diritto al meritato regalo, frutto di una sempre uguale logica consumistica per cui “più spendi, più guadagni”?

Congiuntamente ad altri organismi cattolici, enti e associazioni nazionali di tutela dei diritti dei cittadini stranieri, Caritas Italiana e Fondazione Migrantes hanno da tempo avviato una riflessione e diverse iniziative sul tema della cittadinanza degli immigrati con particolare attenzione ai figli di cittadini stranieri nati in Italia. In questo contesto hanno dato il loro apporto alla Campagna "L’Italia sono anch’io", soprattutto sul fronte promozionale, in un’ottica di sensibilizzazione delle comunità diocesane e parrocchiali, su un tema che vede una quota non irrilevante dell’opinione pubblica favorevole ad un riforma dell’attuale legge.

Giovedì mattina a Massa, in pieno centro, le forze dell'ordine hanno inscenato l'ennesima ridicola operazione. Hanno fermato 12 venditori ambulanti senegalesi, rei di chiedere qualche spicciolo a chi parcheggia, e di vendere fazzoletti ed accendini. Tre dei ragazzi africani sono stati denunciati per non avere il permesso di soggiorno, la merce è stata sequestrata e sono stati comminati qualcosa come 35 mila euro di multa.

Dal 28 gennaio errano per la Sicilia. Cercano in quella terra tracce capaci di mitigare un dolore che non tace, di rendere più sopportabile il peso di un anno di silenzi e di mancate risposte. Non se ne andranno fin quando queste risposte non arriveranno. I responsabili dei ministeri e delle ambasciate cui hanno scritto devono impegnarsi. È loro dovere. È un dovere civile.

Il primo viso che hanno visto è stato quello dell’ostetrica, italiana, che li ha aiutati a venire al mondo. Il pediatra, quello che, appena nati, ha stabilito il loro stato di salute, li vezzeggiava in italiano. Le maestre dell’asilo, quelle della materna, delle elementari in cui sono stati accolti, dove hanno imparato a riconoscere i sapori, i colori, i suoni delle lettere, le declinazioni dei verbi e quelle delle tabelline, sono italiane, come quell’amichetto del cuore, quella compagna di banco, come il primo amore…