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Comincerei con il definire i termini, così siamo sicure e sicuri di capirci. Innanzitutto, la parola identità, che è un pò la bussola del percorso disegnato dalle organizzatrici. Elena ha usato delle parole riferite all'identità per dirvi chi aveva portato qua stasera. Per cui ha detto di me le cose che sa e, soprattutto, le cose che si adattano alla mia presenza qui ed ora. Se chiamo qualcuno a relazionare su una questione dirò infatti, di questa persona, ciò che è in relazione alla questione stessa.

Il nome di Sakineh Ashtiani è ora ben conosciuto nel mondo. La quarantaduenne, madre di due figli, è stata imprigionata per omicidio ed adulterio in Iran. È stata nel braccio della morte fin dal 2006. Quest'anno i suoi figli hanno dato inizio ad una campagna internazionale per prevenire la sua esecuzione. Alcuni rapporti assicuravano che, a causa dell'accusa di adulterio, Sakineh sarebbe stata lapidata a morte. Appelli sono stati lanciati da organizzazioni per i diritti umani in tutto il mondo e la petizione "Free Sakineh" conta celebrità internazionali tra i suoi firmatari.

Introduzione

Prima di tutto, per parlare di simboli e di dee, dobbiamo metterci d'accordo sui modi e sui termini. Per “modo”, intendo che non mi sarà (ovviamente) possibile essere esaustiva sull'argomento. Il tema è così vasto che neppure se ci incontrassimo dieci o cento o mille volte riusciremmo ad esaurirlo. Perciò ho scelto un percorso, con delle tappe significative, presumendo, nel parlare con voi, che fra di voi ci sia qualcuno che non ha mai sentito menzionare in precedenza tali argomenti. È probabile che non sia vero, ma risponde allo scopo di non lasciare indietro nessuno, che per me è molto importante. Per cui, chi mi sentirà dire cose che già conosce porti pazienza.

La mia vita non è stata particolarmente lunga, ho solo 37 anni, tuttavia sono già stata una figlia, una madre, una guida, una sopravvissuta di guerra e tre volte una rifugiata.
Come donna afgana, guardandomi indietro, posso dire che molto è cambiato per il mio paese, eppure, vedo anche che per le donne afgane più le cose cambiano più restano le stesse. Nuovi leader e nuovi governi vanno e vengono in Afghanistan, sventolando uno stendardo che di volta in volta taglia o espande i diritti delle donne.

Nel luglio 1989 nasce una bambina in un villaggio di Azad Jammu - Kashmir, regione pakistana. Crescendo, rivela di essere portata per gli studi e ottiene il diploma liceale senza difficoltà. Qui la sua storia avrebbe potuto cominciare a volare: cosa vuoi fare della tua vita, Aqila?, avrebbero dovuto chiederle. Ma non era il caso. Le tradizioni familiari sono più importanti, ed è tradizione per la sua famiglia arrangiare i matrimoni delle figlie. Così i parenti di Aqila si mettono in contatto con quelli del suo futuro marito, originari dello stesso villaggio ma ora residenti in Gran Bretagna e con cittadinanza britannica.

Kabul, Afghanistan. Le due ragazze afgane avevano tutte le ragioni di aspettarsi che la legge sarebbe stata dalla loro parte, quando un poliziotto ad un posto di blocco ha femato l'autobus su cui si trovavano. Travestite da ragazzi, le due fanciulle di 13 e 14 anni stavano scappando da due giorni lungo strade sconnesse e passi montani, per sfuggire ai loro illegali matrimoni forzati con due uomini molto piu' anziani, ed ora erano arrivate alla relativamente piu' liberale provincia di Herat.