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«Non complici»: ma perché parlarne oggi nell’inferno delle corruzioni e delle guerre?
di Mario Pancera

Lo scrittore socialista statunitense Upton Sinclair (1868-1958), difensore dei diritti dei lavoratori, difensore degli anarchici Sacco e Vanzetti (che si erano sempre dichiarati innocenti degli omicidi loro imputati), in una parola, sempre sostenitore di coloro che difendevano la libertà di esistere liberi, ha scritto: «È difficile far capire qualcosa a una persona il cui salario dipende dalla sua capacità di non capirlo».

La sua Chiesa, quella cattolica e quella diocesana, amata, servita e obbedita, si è riconciliata o continua ad aver paura di don Lorenzo Milani? Ma quando mai? Non è mai stato ‘condannato’. Lo apprendiamo dall’arcivescovo di Firenze card. Betori, il quale, a distanza di 56 anni dalla tragedia di “Esperienze pastorali”, l’unico libro dei tre che hanno sconvolto Chiesa e Stato (seguiranno “L’obbedienza non è più una virtù” e “Lettera a una professoressa”) scritto totalmente di suo pugno, ha inviato un dossier a Papa Francesco che lo ha girato per competenza alla Congregazione per la dottrina della fede, la quale ha risposto, appunto, che don Lorenzo non è mai stato ‘condannato’.

Nell'ora della morte, l'intera umanita' rende omaggio a Nelson Mandela.
Ed e' una prova ulteriore della grandezza di quell'uomo eroico e generoso questo unanime riconoscimento, questo unanime riconoscersi in lui, questa unanime riconoscenza: ogni essere umano riconosce in Mandela la parte migliore di se', ed il bene che tutti gli esseri umani affratella e degnifica.

Pregare, meditare, conoscere, operare...Onorare la memoria di Nelson Mandela vuol dire inserirsi nel travagliato cammino della nonviolenza moderna, nata proprio in Sud Africa con Gandhi, Albert Luthuli, Denis Hurley e tanti altri. Mandela ci lascia un messaggio universale utile per molte situazioni conflittuali. Quanto bene potrebbe fare oggi, ad esempio, la sua pratica di “riconciliazione nella verità e nella giustizia” per la Siria, il conflitto palestinese-israeliano, la Nigeria, il Centro Africa e altrove!

Ricevo, lunedì 5 novembre, la notizia della morte di Pier - prevedibile a breve, ma è sempre troppo presto - mentre vedo le Alpi già tutte bianche, splendenti in un sole lucidato dal vento. Immagine dell'immensità.

Un'sms di Elena: "Pier è nella pace". Ora, invisibile, rimane con noi, amico vibratile di sentimenti fini e grandi, di ricerca inesausta e sofferta, di cammino senza posa, di sete e passione di ciò che è più vero e puro.