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Per oltre 30 anni ci siamo sentiti dire:

i sindacati hanno troppo potere, i lavoratori sono dei privilegiati, i pensionati rubano il futuro ai giovani andando in pensione troppo presto, la sanità pubblica è insostenibile costa troppo allo stato, gli ammortizzatori sociali alimentano il parassitismo dei disoccupati, lo stato non deve gestire le imprese e le aziende pubbliche e i beni pubblici vanno privatizzati, ecc…;

I movimenti "postideologici" , hanno al centro delle proprie rivendicazioni questioni di carattere generale come il pacifismo , il femminismo, l'ambientalismo la globalizzazione liberista, l'acqua bene comune, e movimenti localalistici che in genere si oppongano a infrastrutture che hanno effetti negativi sull'ambiente, uso servizi, sanita, ecc...

Grande enfasi ha accompagnato nei giorni scorsi la notizia dell’uscita ufficiale dell’Abruzzo dal commissariamento sulla sanità post-sanitopoli. Dall’attuale alla precedente maggioranza quasi una corsa ad accreditarsi i meriti dell’uscita da quello che è stato definito un tunnel. Ma per i cittadini, i malati, i meno abbienti di questa Regione purtroppo non c’è nulla da festeggiare. Perché per loro dal tunnel non c’è nessun uscita, ieri, oggi, e ancora domani e in futuro resta un calvario infinito, un peso enorme quotidiano.

In Italia negli ultimi 30 anni hanno "riformato" per ben 8 volte le pensioni... non c'è stato governo di destra o di sinistra che non abbia smontato mattone per mattone la struttura portante del sistema pensionistico conquistato con le lotte operaie e studentesche dell'autunno caldo del 1969. Il fine è stato quello di far sparire un diritto sancito dagli articoli 36 e 38 della Costituzione: chiudere il ciclo lavorativo della propria vita con dignità e serenità. Per questo fine si sono inventate bugie clamorose sul costo pensionistico più alto d'Europa, statistiche mistificanti, falsi buchi di bilancio dell'Inps, fondi privati e pubblici aperti o chiusi, false illusioni...

Intervista. Parla lo storico dell’arte Salvatore Settis, tra i promotori della manifestazione «Emergenza Cultura» contro la riforma Franceschini dei Beni culturali, lo Sblocca Italia e la legge Madia: "Dal governo interventi insufficienti e spot. Vorrei vivere in un paese dove funziona l’ordinaria amministrazione e poi si aggiungono risorse. Non il contrario".