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Cosa consiglierei di leggere ad una persona giovane che avesse espresso il desiderio di impegnarsi? Innanzitutto, la prima parte della Costituzione della Repubblica Italiana, "Diritti e doveri dei cittadini". Ma, direi a questa persona, devi prima indossare gli occhiali di un poeta. E soffermarti a dar corpo ad ogni parola.

Da tempo avrei voluto invitare uno di voi a parlare ai miei ragazzi della vostra vita. Una vita che i ragazzi e io non capiamo.

Avremmo però voluto fare uno sforzo per capire e soprattutto domandarvi come avete affrontato alcuni problemi pratici della vita militare. Non ho fatto in tempo a organizzare questo incontro tra voi e la mia scuola.

L'anniversario della nascita di Mohandas Karamchand Gandhi detto il Mahatma, soprannome datogli da Tagore, il grande poeta indiano, dovrebbe richiamare il grande precetto della nonviolenza.
"La forza generata dalla nonviolenza e' infinitamente maggiore della forza di tutte le armi inventate dall'ingegno umano" (Gandhi).
La nonviolenza e' lotta contro le ingiustizie ed e' grande manifestazione di amore verso l'altro ed, al tempo stesso, impegna in un percorso di ricerca della Verita'.

Gian Carlo Caselli, Procuratore della Repubblica impegnato a Palermo per sua richiesta, ha il candido volto di un Arcangelo.
Un giorno gli domando: "Come può maturasi un´autentica giustizia amministrativa dal giudice, in una società essenzialmente sbagliata, produttrice di aberrazioni e mostruosità? Come si può compiere giustizia agendo sugli effetti e non sulle cause?"

L'angosciosa crisi del nostro tempo non deriva per gran parte dallo smarrimento di chi appura insufficienti le antiche norme di comportamento, mentre ancora gli mancano gli strumenti metodologici per concretare le nuove?
Se uno arriva a una scelta inusuale, perche' no? Se responsabilmente consapevole. Ma sovente uno non sceglie, si appoggia a consuetudini che gli impongono gia' da piccolo, quando non sa, diventa adulto senza domandarsi il perche' di quelle consuetudini non sue: condannare o lapidare gli altri, in questi casi, e' rifiutare a priori la vita civile.

Molto spesso, nelle piu' diverse parti del mondo, non si sa che lo sviluppo e' possibile, non si sa esattamente come e' possibile: e le situazioni all'estremo o permangono statiche, come in molte delle zone chiamate sottosviluppate - o, se migliorano in qualche modo, non sono autopropulsive -; o hanno una dinamica coi paraocchi, come avviene perlopiu' nelle zone a intensa industrializzazione, concependo quasi come fatale un particolare tipo di sviluppo. In un caso o nell'altro manca perlopiu' alle popolazioni interessate la conoscenza esatta dei loro problemi e la visione delle possibili alternative.

Non e' difficile trovare architetti disposti a costruire case per chi ha soldi, economisti pronti ad aumentare il danaro dei ricchi, sociologi disponibili a collaborare con chi sfrutta affinche' lo sfruttamento avvenga con meno difficolta', strateghi o diplomatici disponibili a far propria la causa dei forti. D'altra parte non e' difficile trovare candide persone che credono si possa cambiare gli ingiusti privilegiati e gli sfruttatori prepotenti con le prediche. Si incontrano a un estremo esperti di aumento di produzione e reddito, impegnati a realizzare sviluppo in particolari settori, il cui scopo e' conseguire il massimo guadagno con il minimo sforzo: perlopiu' presentati come scienziati o tecnici, spesso non sono che quadri piu' o meno abili dello sfruttamento, o alleati che facilitano loro il compito realizzando reti di opportuni servizi. Dall'altro estremo e' facile incontrare sognatori impotenti, sfocati, o evasivi, con premura di trovare panacee universali; o educatori impegnati in un lavoro di sviluppo personale o settoriale che prescinde, o quasi, dalla necessaria trasformazione delle condizioni ambientali globali.