• Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Gentili Signori e Signore,

rivolgo a ciascuno di voi il mio cordiale saluto, con sentita riconoscenza per il vostro prezioso lavoro. Ringrazio Monsignor Tomasi per le sue cortesi parole e il Dottor Poettering per il suo intervento; come pure sono grato per le tre testimonianze, che rappresentano dal vivo il tema di questo Forum: "Integrazione e sviluppo: dalla reazione all'azione". In effetti, non è possibile leggere le attuali sfide dei movimenti migratori contemporanei e della costruzione della pace senza includere il binomio "sviluppo e integrazione": a tal fine ho voluto istituire il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, all'interno del quale una Sezione si occupa specificamente di quanto concerne i migranti, i rifugiati e le vittime della tratta.

Quattro date di formazione gratuita in Toscana

Nell'ambito del Protocollo Anci - Regione Toscana per il rafforzamento delle reti di Cooperazione, è stato organizzato un ciclo di corsi di formazione gratuiti indirizzati ad associazioni, singoli e operatori impegnati in cooperazione, migrazione e tutela dei diritti.

La buona accoglienza: un anticorpo efficace contro il razzismo. E' inevitabile che l'arrivo e la presenza dei profughi, dei richiedenti asilo e dei rifugiati divida e squarci il nostro paese e l'Europa in universi contrapposti? E' proprio necessario che le strategie e le scelte politiche e istituzionali debbano lasciarsi attraversare e condizionare dalle pulsioni xenofobe? La domanda torna attuale dopo i fatti di questi giorni.

La quinta notte apro la porta sull'inferno. Dal buio dello stanzone esce un alito di aria intensa e arroventata che impasta la gola. Si accende un lumino e rischiara una distesa di decine di persone, ammassate come stracci su tranci di gommapiuma. Niente lenzuola, a volte solo un asciugamano fradicio di sudore sotto le coperte di lana. Nemmeno un armadietto hanno messo a disposizione: ciabatte e scarpe sono sparse sul pavimento, i vestiti di ricambio dentro sacchetti di carta. Rischio di calpestare una serpentina incandescente, collegata alla presa elettrica da due fili volanti. Qualcuno sta preparando la colazione per poi andare a lavorare nei campi. Cucinano per terra. Se scoppia un incendio, è una strage.

Una fitta al cuore. Dolore, immenso dolore. Centinaia, forse 500, forse di più. Vite spezzate, perse per sempre allo scrigno dell’Umanità. Ma già dimenticate, oblio totale. E’ passata una manciata di giorni e i valzer di palazzo, il grigiore delle cancellerie, gli inutili lustrini e chiacchiericcio della “gente importante” ha spazzato via tutto. Volti, occhi, voci che non conosceremo mai. E che qualcuno, in una latitudine lontana continuerà ad aspettare. Senza mai sapere cosa è successo.

In nome della sicurezza, gli europei prendono a picconate i loro valori e le loro libertà

In queste ore a Strasburgo si sta svolgendo la sessione plenaria del Parlamento europeo: l’unica istituzione eletta dell’Unione, un emiciclo che dal 1979, anno del primo suffragio continentale, sfida, con la sua sola esistenza, il concetto stesso di confine nazionale. Prima che Bruxelles diventasse la capitale delle istituzioni comunitarie, il Parlamento e la Corte europea dei diritti dell’uomo sbocciarono a Strasburgo, sulle rive del fiume Reno, proprio perché è su quelle acque che, per secoli, Francia e Germania incrociarono le baionette. Oggi, due guerre mondiali più tardi, un alsaziano che voglia prendere un gelato a Kehl, la prima cittadina tedesca oltre il fiume, inforca la bici: una ciclabile di qualche chilometro lo conduce al «ponte dell’Europa», simbolo della riconciliazione europea.