Dalla parte delle vittime: questa la posizione del medico chirurgo Gino Strada (Sesto San Giovanni, Milano, 1948) fondatore con la moglie Teresa e alcuni amici di «Emergency», uno dei più importanti luoghi di riflessione sul dolore che si trovino oggi sul pianeta. Strada combatte per la vita dei miserabili: ovvero per curare e salvare i feriti di tutte le guerre in cui gli capita di poter impiantare un ospedale. Questo libro di Mario Lancisi, intitolato proprio «Gino Strada, dalla parte delle vittime» (ed. Piemme, pag 222, euro 15,50) ritrae il medico e la sua attività cercando di vederli attraverso gli occhi dei sofferenti e i risultati di un lavoro che, diciamolo subito, deve essere immane.
Il libro è composito ovvero non è una biografia dalla A alla Z come si scrivono di solito, ma riunisce come in una felice costruzione con più materiali, interviste, argomentazioni, notizie, commenti che Lancisi, giornalista e scrittore impegnato, tratta con grande agilità dandoci un libro in cui ogni capoverso è, in pratica, una sorpresa e nello stesso tempo motivo di meditazione. Strada è un chirurgo d’urgenza, un chirurgo da pronto soccorso; e chi ne ha conosciuto qualcuno sa che, quando è di valore, il medico del pronto soccorso è il più bravo di tutti. Questo chirurgo, cresciuto prima all’oratorio, poi tra gli universitari cattolici, sempre disposto all’apertura agli altri, dopo aver studiato in giro per il mondo si è messo in giro per il mondo a riversare le sue c apacità per dare un senso alla vita all’umanità più infelice cioè quella sconvolta dalla guerra, di cui è vittima.
Don Luigi Ciotti ha detto che la prima vittima della guerra è la verità e che il primo vincitore è il profitto. D’accordo, in mezzo c’è però una teoria quasi infinita di corpi e anime e cervelli distrutti. Questi vanno rappezzati, i corpi rimessi in piedi, le anime risanate, i cervelli ricostruiti. «Non voglio definirmi più pacifista», ha detto Strada, «voglio dirmi "contro la guerra"». Nel 2002 disse che fino ad allora con Emergency aveva visto, operato e curato più di 300 mila vittime di guerra. Con l’ingigantirsi dei conflitti degli ultimi anni, si può immaginare quante siano oggi.
Il suo «no» non nasce dunque da un’ideologia «ma dal vedere sui tavoli operatori dei nostri ospedali migliaia di esseri umani straziati da bombe e da mine». Il chirurgo ricorda: «C’è una cosa sola che tutti i politici e molti di quelli che controllano l’informazione non vogliono sentirsi dire: nove volte su dieci a mo rire è un civile». Per il suo lavoro, Gino Strada ha incontrato chi l’aiuta, ma incontra inevitabilmente anche chi cerca di boicottarlo. A dire il vero, chiamare «lavoro» quello che lui ed Emrgency fanno e hanno fatto dal Kosovo a Kabul sembra riduttivo, ma non trovo di meglio. Il libro è da leggere per capire la realtà: la guerra «colpisce sempre gli obiettivi sbagliati».
Mario Pancera