"Ci passano sulla testa le bombe di Camp Darby per la guerra in Libia": così denuncia il Coordinamento No Hub, che tiene un presidio oggi a Pisa in Corso Italia (bar La Borsa) alle 17. Tale fatto viene sostanzialmente confermato dal colonnello Dave Lapan, portavoce del Pentagono: "Da quando la Nato ha assunto la direzione della campagna aerea, abbiamo forni-to appoggio materiale, comprese munizioni, agli alleati e ai partner impegnati nelle operazioni in Libia". Lapan precisa che tali forniture, il cui valore ammonta finora a 24,3 milioni di dollari, comprendono "bombe intelligenti a guida di precisione". In Italia, tali bombe sono stoccate in enormi quantità a Camp Darby, la base logistica che rifornisce le forze aeree Usa nell'area mediterranea e africana. La nostra collocazione, dice uno dei comandanti della base, ci offre "capacità logistiche uniche poiché il nostro deposito è a 30 minuti dall'aeroporto di Pisa". Lo stesso dove sorgerà l'Hub aereo nazionale, lo snodo aeroportuale di tutte le missioni militari all'estero, che sarà messo "a disposizione della Nato", ossia anzitutto di Camp Darby.
In 60 giorni di "protezione unificata" gli aerei Nato hanno compiuto oltre 9mila missioni in Libia, di cui 3.500 di attacco con bombe e missili. Il grosso è effettuato dalle forze aeree di Stati uniti, Gran Bretagna, Francia, Italia e Canada. Gli aerei italiani (Tornado, Eurofighter 2000, F-16 Falcon e altri) han-no compiuto, secondo una stima, circa 900 missioni. Parteci-pano anche Svezia, Spagna, Olanda, Belgio, Norvegia, Da-nimarca, Emirati arabi uniti, Giordania, Qatar, Turchia. Sono impegnati complessivamente oltre 300 aerei, anche perché la guerra permette di testare in condizioni reali nuovi sistemi d'arma. L'aeronautica italiana sta provando nella guerra il ve-livolo Boeing KC767-A, appena ricevuto, che effettua sia o-perazioni di rifornimento in volo di cacciabombardieri, che trasporto aereo strategico. Nel battesimo all'aeroporto di Pra-tica di Mare, è stato presentato come il "pilastro per un'unica ed eccezionale capacità di proiezione della componente aerea non solo nazionale ma di tutta la Nato". In parole povere, un nuovo sistema d'arma che viene testato nella guerra in Libia per potenziare la capacità della Nato di proiettare forze aeree e terrestri in altre guerre.
Ma, a forza di bombardare, gli alleati degli Usa stanno e-saurendo le loro bombe. Nessun problema, però: gliele forni-sce il Pentagono. Poco importa se C-130J e altri aerei, sicu-ramente carichi di bombe e missili forniti da Camp Darby, sorvolano Pisa a bassa quota. Nonostante che un anno e mez-zo fa un C-130 sia precipitato subito dopo il decollo, non provocando una strage per puro caso. Le autorità hanno però stabilito "un'area di sicurezza" quando, durante dei lavori all'aeroporto, è stata trovata una bomba inesplosa della se-conda guerra mondiale. Disinnescato l'ordigno, è tornata la normalità: gli aerei militari hanno ripreso a sorvolare la città, carichi di bombe made in Usa che gli alleati vanno a sgancia-re sulla Libia.
(il manifesto, 1 giugno 2011)