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Severino Filippi ci segnala questo articolo di Lio cristina, pubblicato sul sito Lo straniero, sul così detto disagio giovanile, visto dal di dentro.

Siamo quelli che se ci chiedete cos’è il disagio giovanile… magari, aspettate un attimo che ci pensiamo un po’, vediamo…

Siamo quelli che se, a fatica e dopo tanto sbattimento interiore, vi diciamo finalmente cos’è che ci pesa dentro come un macigno e voi non trovate niente di meglio da dirci se non un “pensa alla salute” dandoci una pacca sulle spalle, rischia che non ci vuole molto per mandarvi affanculo.

Siamo quelli che se non hai capito un cazzo di noi e di quello che ci passa per la testa, allora l’unica cosa da dirti è proprio vaffanculo.

Siamo quelli incazzati con il mondo, e c’è sempre un motivo, certo che c’è un motivo...

Siamo quelli che un giorno spaccheremmo il mondo e la mattina dopo non abbiamo voglia nemmeno di alzarci dal letto.

Siamo quelli che prendono un treno e vanno affanculo e lasciano tutto com’è. O che partono e vanno lontano solo per sentire poi la voglia di tornare. Che sperano che senza di loro almeno qualcosa sia cambiato.

Siamo quelli che andiamo lontano senza muovere un passo e che tutte le valige che ci avete regalato per farvi i fighetti navigati esperti di mondo ve le potete pure riprendere.

Siamo quelli alla moda.

Siamo quelli che l’amore è un casino, il lavoro è un casino, la vita è un casino e anche in famiglia non è che va proprio tutto così bene.

Siamo quelli dell’innamoramento facile e che “se una porta si chiude”, un portone che si spalanca lo stiamo ancora aspettando.

Siamo quelli che il cellulare oggi non squilla…

Siamo quelli che l’amore è una cosa seria e una scopata è solo una scopata.

EMERGENCY
e'decisa a continuare con tenacia nel chiedere
la liberazione di Rahmatullah e Adjmal.

Sull'onda del sostegno che stiamo raccogliendo in questi giorni,
l'associazione ha deciso di organizzare una manifestazione nazionale
con Teresa Sarti .

*LIBERI ANCHE LORO

SABATO 31 MARZO A ROMA
PIAZZA NAVONA
dalle 14 alle 17*


Comprendiamo benissimo che l'impegno di tutti è già messo alla prova nelle nostre città. Abbiamo però un'occasione imperdibile di unire i nostri sforzi e di raccogliere intorno a noi i tanti cittadini che in questi giorni hanno espresso sostegno al nostro appello.

E' IMPORTANTE ESSERE NUMEROSI AFFINCHE' LE NOSTRE RICHIESTE AL GOVERNO ACQUISTINO MAGGIOR FORZA.

Per questo, avremo a disposizione uno spazio importante come è quello di piazza Navona.
Stiamo coinvolgendo il mondo della cultura e dello spettacolo, perchè insieme a noi chiedano in un'unica voce, dal palco che ci sarà sulla piazza, la LIBERAZIONE DI RAHMATULLAH E ADJMAL.

richiesta di informazioni e adesioni possono essere inviate all indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

VI ASPETTIAMO


un abbraccio stretto ...sino alla liberazione

Emergency

La dichiarazione dei redditi che in queste settimane gli italiani stanno presentando all’Erario contiene una novità rilevante, ossia la possibilità di destinare il 5 per mille delle imposte pagate al sostegno al volontariato, al finanziamento della ricerca scientifica e sanitaria, ad attività sociali dei comuni di residenza.
Tv e stampa, in questo periodo, sono inondati di pubblicità di enti e associazioni dai più apprezzati a improbabili aggregazioni parapartitiche, che chiedono di destinare loro tale quota di imposta.
Non è il caso di soffermarsi sul fatto che associazioni che non hanno mai fatto né volontariato né ricerca concorrono alla spartizione dei fondi, perché ciò rientrerebbe nella casistica degli sperperi e delle regalie all’italiana. E non è il caso nemmeno di fare nomi, perché sicuramente ne dimenticheremmo tanti altri.
La cosa che qui ci interessa affrontare è: quale filosofia, quale idea di società e di bene comune sta alla base del 5 per mille?

Dal sito della bella rivista mensile "Noi donne" (www.noidonne.org) riprendiamo la seguente intervista apparsa su "Noi donne" del novembre 2006, pubblicato su La nonviolenza è in cammino, n. 1480 del 15 novembre 2006.



Ha sette figli, 49 anni e vive a Bali. È la prima ostetrica al mondo ad avere ricevuto un premio per la pace, l'"Alexander Langer" 2006. Viene così riconosciuto quello che Maria Montessori ribadiva già un secolo fa: la costruzione di un mondo senza violenza parte dalle primissime esperienze dell'infanzia. Scrive Ibu Robin: "un inizio della vita sano e dolce è il fondamento di una vita d'incanto. La pace nel mondo può venir costruita cominciando oggi, un bambino per volta".
L'impressione immediata che si riceve da questa donna dalla statura minuta, il parlare lento ed essenziale e gli occhi attenti a cogliere il senso di ciò che la circonda, è quella di una persona abituata più alla prassi che alle parole. Siamo andate ad incontrarla a Roma all'appuntamento organizzato dal Centro informazione maternità e nascita "Il melograno", a cui si deve la candidatura al premio di questa "ostetrica dai piedi scalzi". La motivazione: "il suo impegno a favore di una gravidanza sana, un parto dolce, un'accoglienza felice del neonato, e contro la malnutrizione e la crescente tendenza a medicalizzare l'evento della nascita".
Quando è il suo turno di intervenire Ibu Robin Lim si limita a mostrare e illustrare, attraverso un video, il lavoro svolto nel Centro per la nascita da lei fondato a Bali nel 1994 (dove lavorano 29 ostetriche indonesiane coadiuvate da venti volontari internazionali) e nella "Tsunami Relief Clinic", costruita ad Aceh, nell'isola di Sumatra, utilizzando il legno recuperato dalle distruzioni dell'onda anomala del 2004.
Conclusa la proiezione sono molte le curiosità rimaste tra chi la ascolta.
E lei, calma, risponde a tutte le domande, sempre parlando poco di sè e molto del lavoro che si svolge in una Indonesia visitata da una nuova emergenza alimentare: quella causata dalla presenza di Ogm nella soia e dalla mancanza di creatina nel riso prodotto a livello industriale, più povero a livello nutrizionale. La carenza di proteine nella soia e nel riso coltivati a partire dagli anni Ottanta è causa di un significativo aumento di emorragie da parto e di morti nelle partorienti.
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