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In memoria del professor Giovanni Bocci

Ci ha lasciati Giovanni Bocci, Professore Primario di Otorinolaringoiatria all’Ospedale di Massa e politico attento e presente nella città di Massa. In sua memoria condividiamo il ricordo della sezione ANPI di Massa, del prof. Alessandro Volpi e dell'on. Fabio Evangelisti.

Il ricordo di ANPI Massa - Sezione Patrioti Apuani Linea Gotica

L’ANPI saluta con tristezza la scomparsa del compagno Giovanni Bocci, per tanti anni Professore Primario di Otorinolaringoiatria all’Ospedale di Massa.

Oltre alla passione per la sua professione ebbe anche fortissima la passione per la politica e fu da sempre attivo militante del PCI, di cui fu Capogruppo in Consiglio Comunale a Massa dagli anni settanta agli anni Novanta del Novecento. Nelle discussioni che erano infinite non solo nel Palazzo Comunale, e nelle Sezioni del Partito, ma anche nei capannelli di persone che era capace di creare per le strade della città, di mattina presto in piazza Garibaldi all’edicola di Giancà, o al Guglielmi e al Bar Battistini, o sotto l’atrio del Comune, o in Piazza Mercurio, straordinario era sempre il suo fervore nello spiegare e difendere le posizioni del suo Partito.

Era socio ed amico partecipe della nostra Associazione.

Figlio di antifascisti era cresciuto in Piazza Mercurio dove i genitori gestivano un negozio di alimentari ed un Bar, appunto il Bar Bocci, che fu sempre ritrovo di antifascisti, anche sotto il Regime.

“Nino” Bocci aveva 91 anni.

Ed anche lui è morto purtroppo di Covid.

La famiglia ha avvisato che i funerali avverranno lunedì 22 marzo, alle ore 17,00, e consisteranno nel trasferimento della salma dall’obitorio del NOA (dove non è visitabile), al cimitero di Mirteto.

Bocci sarà quindi ricordato alle 17,30 al cimitero di Mirteto, con un raduno (nel rispetto delle norme covid), e un breve saluto di Oliviero Bigini presidente onorario dell’ANPI e suo amico.

Alleghiamo foto inedite del nostro socio Paolo Scalfo relative alla cerimonia per i 100 anni del bar Bocci, che si svolse il 19 dic 2015.

Ciao Nino che la terra ti sia lieve


Il ricordo del prof. Alessandro Volpi

Il professor Nino Bocci è stato una presenza costante nella mia esistenza.

L'ho sempre visto parlare di politica. Quando trascorrevo pomeriggi interi in Piazza Mercurio a giocare a soldatini con suo figlio Nicola, l'unico bambino che voleva solo quelli russi, mi colpiva la passione con cui riusciva ad attirare attorno a sé una piccola folla, pronta ad avvicinarlo non appena compariva nella "sua" piazza.

Mi colpiva, in particolare, il suo stare davvero in mezzo alla gente, senza risparmiarsi mai e senza alcun timore di essere travolto da quella infinita disponibilità al confronto. Aveva un rapporto speciale con mia nonna, la signora Anna, che lo aveva cresciuto insieme a mio zio Alberto; un comunista convinto e un democristiano profondamente religioso, legati da un'amicizia fraterna e da una grandissima stima che li avevano spinti a fidarsi ciecamente l'uno dell'altro per tutta la vita pur nelle marcate differenze.

Quando ho cominciato a fare politica, assai tardi, il professore non era troppo convinto che fosse una buona idea. Mi faceva capire, senza dirmelo, che l'università a cui appartenevo era un mondo distante dalla battaglia quotidiana della vita amministrativa. Tuttavia, sono state proprio le lunghe conversazioni con lui a contribuire a persuadermi che esisteva un modo di far politica in cui l'avere studiato poteva essere un valore.

Mi affascinava infatti la sua casa piena dei "sacri testi" del marxismo e delle tante storie del Partito che Nino, primario di grande fama, leggeva avidamente. Parlare con lui significava misurarsi con una curiosità scientifica straordinaria, con la ricerca di analisi generali, in grado di tradursi nei contesti locali, con la volontà di capire strumenti nuovi di interpretazione.

Amava visceralmente Ingrao, credeva nella necessità di una classe dirigente di intellettuali "aperti al popolo" e citava Gramsci insieme ai tanti "compagni" che aveva conosciuto nelle strade di Massa.

Dopo la mia elezione a sindaco, le sue preoccupazioni sono cresciute; ha passato lunghissimi Natali nel disperato tentativo di farmi comprendere cosa fosse realmente la nostra città, le sue contraddizioni, le sue bellezze, il suo orgoglio, la sua tradizione e, spesso, il suo futuro.

Era in modo naturale un maestro, un formatore, consapevole della propria capacità di rappresentare il sentire di una comunità; sapeva di essere amato e voleva trasmettermi quella sensazione.

Nino Bocci è stato, prima di tutto, un militante che credeva nella prerogativa del partito di rendere la società migliore. A quel partito e a quelle idee ha davvero votato la sua esistenza, con devozione, con cura e con una formidabile umanità che l'avrebbero reso uno straordinario sindaco. Ma la sua militanza, rigorosa, non lo ammetteva perché quello era il compito del compagno Oliviero.

Ciao professore, e scusami se non sono riuscito ad ascoltarti fino in fondo.


Il ricordo dell'On. Fabio Evangelisti

È MORTO IL PROF. GIOVANNI BOCCI

Ma sì, ma chi se ne importa...!? Ormai aveva 91 anni. E invece a me importa e tanto! Perché con lui se ne va una parte della mia esperienza di vita e un pezzo di storia cittadina.

Anche se ero preparato, anche se sapevo che inesorabilmente sarebbe successo, adesso sono qui con gli occhi gonfi e un dolore dentro fortissimo.

L’avevo sentito un paio di settimane fa. “Fabio, ho il Covid!”, m’aveva urlato al telefono. Più sorpreso che allarmato. Poi, la settimana scorsa, la notizia del suo ricovero. Ovviamente non son più riuscito a vederlo né sentirlo. So soltanto che ha sofferto molto e ha avuto tanta paura, come tutti coloro a cui è venuta a mancare l’aria per questo stramaledetto virus.

Nino, come lo tutti chiamavamo, era una figura unica. Per davvero.

Intere generazioni, al vecchio ospedale, erano passate sotto di lui per le tonsille o un’otite. Era infatti il Primario del reparto di Otorinolaringoiatria.

Ma il camice bianco non riusciva quasi mai a contenere la sua vera passione: la Politica. Con una visione alta e forte, ne discuteva con chiunque, amici e compagni, giovani e vecchi, donne e uomini, pazienti e infermieri.

Figlio di antifascisti, era cresciuto in piazza Mercurio, dove i genitori gestivano un negozio di alimentari e, appunto, lo storico Bar Bocci.

Dagli anni Settanta agli anni Novanta era stato il capogruppo del Pci al Comune di Massa. Una guida, un punto di equilibrio fra le diverse anime del Partito. Per me un padre politico. Per tutti un riferimento sicuro.

Un anno fa lo avevamo festeggiato per i suoi novant’anni da Pie’ de Cecchin, insieme ad altri ex consiglieri comunali ed assessori.

Più volte gli erano stati offerti più alti incarichi o la candidatura a Sindaco, ma aveva sempre declinato con signorilità.

Sempre preciso e puntuale, la sua giornata iniziava all’edicola di Gianca’ in piazza Garibaldi. Lì lo aspettava un primo gruppo di discussione. Poi con L’Unità sotto braccio andava al lavoro. Sempre a piedi, camminando lungo via Democrazia e via Prado. Chi avesse voluto incontrarlo sapeva sempre dove trovarlo prima delle otto, quando timbrava l’ingresso in reparto.

Anche quando ci eravamo trovati su posizioni differenti e contrastanti - quante sane litigate ai tempi della Svolta di Occhetto - mai eran venuti meno la stima e l’affetto reciproco.

Il mese scorso, l’ultima volta che sono andato a trovarlo, stando sempre con la mascherina e io vicino alla finestra aperta, avevamo parlato e ricordato le serate passate durante le feste de L’Unità di Villa Massoni, dove ogni tanto lui si metteva ai fornelli e si dilettava come cuoco. Era orgoglioso di aver proposto le sue “penne alla Maitò” con pomodorino fresco, panna e basilico. “Un piatto espresso”, aveva voluto sottolineare.

In questo momento così triste, abbraccio i suoi figli Nicola e Alessandro

, le sue nuore, con un abbraccio particolare a Paola Pucci

, la madre dei suoi meravigliosi nipoti.

Ciao Nino! Ti ho voluto bene e so che tu me ne hai voluto tanto.

Grazie... Saluta Gianna