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La vita della popolazione di Gaza è seriamente messa in pericolo e noi, cittadini/e del mondo, associazioni, gruppi, non credenti e credenti di fedi diverse, sentiamo la responsabilità di agire laddove le Risoluzioni hanno fallito, e porre all’attenzione internazionale questo lento genocidio.

Almeno 30 donne palestinesi detenute nelle carceri israeliane hanno lanciato un’azione di protesta  lunedì, 5 giugno, cominciando  a rimandare indietro i pasti e rifiutando di alzarsi alla chiamata. Ciò in risposta all’annuncio che un certo numero di donne darà spostato dal carcere di HaSharon al carcere di Ramla, dove sono rinchiusi criminali  comuni israeliani, e dove sarebbero esposte ad ulteriori rischi sia sul piano fisico che sul piano psicologico.[1]