Sin dalla fine degli anni '70 Acireale e il suo territorio sono divenuti per me una realtà in cui, insieme a mio padre, scoprivo affinità e amicizie intense. Abbiamo condiviso con voi, e soprattutto insieme agli studenti, tanti momenti importanti in loco, e al Borgo di Trappeto: laboratori maieutici, con musica e poesia; e ancora in seguito, ho conosciuto tanti altri che tramite voi si avvicinavano alla figura di Danilo con affetto e fiducia, lavorando intensamente come mai prima a scuola era stato loro possibile.
É quanto riscontriamo ancora oggi, a circa trenta anni di distanza, ogni volta che riviviamo l'incanto dei laboratori maieutici con gli studenti: spesso diventa una vera, dirompente, 'scoperta', una svolta benefica, stupefacente, eppure semplicissima. La gioia riflessa dai loro occhi, la felicità che riscontro nei volti e nelle espressioni di ognuno ogni volta mi frastorna e insieme mi spinge ad insistere, a continuare ad essere presente e disponibile a nuovi incontri, nuove scoperte, nuove iniziative.
Credo proprio che ormai siano diverse centinaia i laboratori che abbiamo realizzato: li rammento tutti uno per uno, nel loro nascere e crescere. Quando abbiamo cominciato, una decina di anni fa, pochi ricordavano Danilo Dolci e il lavoro del Centro Studi: alcuni lo limitavano agli anni '60, '70 e nulla più e confesso che le incertezze erano tante: mancavano i libri di papà, mancavano, per un certo pubblico distratto, i nessi tra quei primi anni 'vistosi' e il lavoro profondissimo, umile, di scavo, alla ricerca di un educare creativo a un mondo nonviolento; mancava il collegamento tra quei fatti e l'esperienza che comunque, oggi e sempre, il cambiamento è possibile.
Ma di una cosa ero sicuro: dovevamo passare attraverso la sperimentazione della struttura maieutica; offrirla a gente che non aveva mai sentito parlare di lui, anche a costo di non essere accettati da chi si attendeva la lezione di Danilo apostolo della nonviolenza (!). Noi ci rifiutavamo, quasi categoricamente: sentivamo il rischio di alimentare uno sguardo all'indietro, perdipiù distorto, difficilmente riparabile se anche noi ne diventavamo complici: il tutto era reso spesso più difficile dalla buona fede di chi ci invitava (e qualche volta abbiamo dovuto ostinatamente 'difendere' Danilo da questa visione nostalgica e irreale).
La nostra risposta costruttiva, perciò, diventava quella di aprirci alla possibilità di avviare dei laboratori maieutici; ben sapendo, d'altra parte, che nessun individuo sarebbe mai stato ovviamente in grado di proseguire un'opera così ramificata nella complessità di rapporti, esperienze e memoria (a maggior ragione lo ribadiamo oggi, col senno di poi). Non ci pareva sufficiente 'divulgare', 'mantenere' viva la persona, scrivere o raccontare di lui: tanto meno ci sembrava utile incontrare i suoi 'grandi amici', senza poter avere da parte nostra qualcosa da offrire, anche se solo in forma problematica, interrogativa.
In questa prima fase con Antonino Mangano e con Giuseppe Barone abbiamo lavorato alla ricerca della massima qualità. Tutto ciò ha prodotto, soprattutto negli ultimi anni, una situazione quasi paradossale: il nostro lavoro oggi è intensissimo, ma ne sono a conoscenza quasi solo coloro con cui operiamo direttamente: giovani, professori, scuole, volontari e associazioni che insieme a noi discutono progetti, ne inventano i percorsi, provano ad adattare esperienze a nuove realtà, iniziano ad accostarsi in modo diverso ai problemi e ad influire gradatamente, direttamente sulle loro realtà locali.
Sono ormai migliaia le persone con cui operiamo, sia sul piano locale, sia su quello internazionale. Avevamo cominciato (in collaborazione con il Ce.S.I.E, Centro Studi ed Iniziative Europeo) con scambi tra gruppi di 50-60 giovani, 2 volte l'anno, mentre oggi mediamente vengono in contatto con noi, partecipano a progetti, contribuiscono alla loro realizzazione, circa 5000/6000 ragazzi (soprattutto) e adulti l'anno.
Oggi abbiamo 20 operatori stabili, molti dei quali provenienti da un periodo di Servizio Civile presso di noi, e direttamente retribuiti attraverso la realizzazione dei progetti, che vanno moltiplicandosi.
Forse dovremmo raccontare di più quello che si fa, ma riteniamo che, per quanto dolorosa, la scelta giusta sia coinvolgere un sempre maggior numero di persone, qualificando al massimo i rapporti e i risultati. Non si finisce mai, ma il massimo dei crimini è sprecare i giovani nel mondo, ad ogni giorno. Sbagliando metodo nel rapportarli.
La nostra esperienza oggi ci consente di ribadire che i laboratori maieutici sono una necessità: la creatività non si trasmette. Ma ognuno incontrando l'occasione di poterla sperimentare, può accendersene. Il punto è che queste occasioni vanno inventate, suscitate, favorite: e per questo occorre un grande lavoro giornaliero, capillare, di contatti, proposte, scelte, e laboratori, naturalmente. Anche viaggiare è importante, per creare e mantenere i contatti: infatti ci rendiamo conto che i frutti stanno crescendo, intorno a noi e più lontano, sempre più.
Mirto sta ridiventando meta continua di visitatori provenienti dalle più svariate parti del mondo. Viaggi di studio di scuole primarie e secondarie, molte delle quali intitolate a Danilo Dolci, studenti e professori universitari italiani e stranieri provenienti anche da Libere Università Popolari, Case per la Pace, Associazioni di volontariato. Frequenti sono le Tesi di laurea da Facoltà di Scienza della Formazione, Scienze politiche, Architettura. Dall'Europa intera (comprese adesso le nazioni dell'Est), dalle Americhe e dall'Australia viene gente che studia, scopre, si riconosce in quella struttura maieutica reciproca, che ha avuto la sua più profonda e penetrante sperimentazione proprio a partire dal territorio di Mirto. Giovani e meno giovani vengono ad osservare con i propri occhi questo laboratorio, intimamente collegato attraverso il lavoro del Centro Studi e Iniziative, che vi ha operato sin dagli anni '50, alle persone, alla storia di Partinico e Trappeto, alla nascita della diga sullo Jato. Ma soprattutto sanno che tutto ciò ha avuto, anche se lentamente, importanti ripercussioni nella società civile nazionale e non solo. Un esempio per tutti Porto Alegre (1), in Sud America. La tribuna sociale mondiale di Porto Alegre è uno spazio democratico aperto da alcuni anni a favore dello sviluppo di alternative alle politiche neo-liberali e imperialiste. I pilastri del movimento sono le organizzazioni civili, le organizzazioni non governative e qualsiasi movimento sociale e/o umanitario impegnato in azioni di cambiamento: ebbene, tra coloro che l'hanno promossa e sostenuta, molti sono stati giovanissimi a Trappeto negli anni '60.
Infine, grazie all'interesse di decine e decine di persone che in questi anni hanno riproposto, come voi, la metodologia, l'opera e il pensiero di Danilo Dolci, oggi molti suoi libri sono finalmente reperibili in tutte le librerie, dai saggi alle poesie, dai documenti audio-visivi alle trascrizioni dei suoi laboratori; solo così può diventarci 'altro', può diventare 'noi'.
In questa luce, anche nella vostra bellissima iniziativa, che presenta un programma così ricco di tematiche, di nuovi incontri e contributi, vedo concretamente realizzato il progetto di cui ho parlato: questo ci fortifica e incoraggia ulteriormente.
Sono felice di essere stato nuovamente con voi, anche se per pochissimo tempo: e l'esservi venuto con Pino Lombardo, storico collaboratore di papà e testimone protagonista della Radio Libera Partinico 1970, ha avuto particolare significato; è un legame importante, tra il tempo di allora e le scelte future.
La pubblicazione dei lavori di questa 'Settimana di studi', sarà una notevole aggiunta al panorama delle opere che illustrano e promuovono l'impegno educativo di Danilo Dolci: ce ne faremo a nostra volta fruitori e promotori.
Vi sono grato del vostro impegno, generoso e qualificato, che ci invita ad essere sempre più presenti nella società, nel nostro confrontarci con gli altri, a qualsiasi livello, per la crescita di tutti. Proprio per questa consapevolezza, speriamo di potere rispondere in modo sempre più appropriato alla necessità di comunicazione tra i tanti gruppi e laboratori che operano autonomamente in contesti così vari e lontani.
Amico Dolci
(1): Vedi Carta Tribuna sociale Porto Alegre, 2001
Credo proprio che ormai siano diverse centinaia i laboratori che abbiamo realizzato: li rammento tutti uno per uno, nel loro nascere e crescere. Quando abbiamo cominciato, una decina di anni fa, pochi ricordavano Danilo Dolci e il lavoro del Centro Studi: alcuni lo limitavano agli anni '60, '70 e nulla più e confesso che le incertezze erano tante: mancavano i libri di papà, mancavano, per un certo pubblico distratto, i nessi tra quei primi anni 'vistosi' e il lavoro profondissimo, umile, di scavo, alla ricerca di un educare creativo a un mondo nonviolento; mancava il collegamento tra quei fatti e l'esperienza che comunque, oggi e sempre, il cambiamento è possibile.
Ma di una cosa ero sicuro: dovevamo passare attraverso la sperimentazione della struttura maieutica; offrirla a gente che non aveva mai sentito parlare di lui, anche a costo di non essere accettati da chi si attendeva la lezione di Danilo apostolo della nonviolenza (!). Noi ci rifiutavamo, quasi categoricamente: sentivamo il rischio di alimentare uno sguardo all'indietro, perdipiù distorto, difficilmente riparabile se anche noi ne diventavamo complici: il tutto era reso spesso più difficile dalla buona fede di chi ci invitava (e qualche volta abbiamo dovuto ostinatamente 'difendere' Danilo da questa visione nostalgica e irreale).
La nostra risposta costruttiva, perciò, diventava quella di aprirci alla possibilità di avviare dei laboratori maieutici; ben sapendo, d'altra parte, che nessun individuo sarebbe mai stato ovviamente in grado di proseguire un'opera così ramificata nella complessità di rapporti, esperienze e memoria (a maggior ragione lo ribadiamo oggi, col senno di poi). Non ci pareva sufficiente 'divulgare', 'mantenere' viva la persona, scrivere o raccontare di lui: tanto meno ci sembrava utile incontrare i suoi 'grandi amici', senza poter avere da parte nostra qualcosa da offrire, anche se solo in forma problematica, interrogativa.
In questa prima fase con Antonino Mangano e con Giuseppe Barone abbiamo lavorato alla ricerca della massima qualità. Tutto ciò ha prodotto, soprattutto negli ultimi anni, una situazione quasi paradossale: il nostro lavoro oggi è intensissimo, ma ne sono a conoscenza quasi solo coloro con cui operiamo direttamente: giovani, professori, scuole, volontari e associazioni che insieme a noi discutono progetti, ne inventano i percorsi, provano ad adattare esperienze a nuove realtà, iniziano ad accostarsi in modo diverso ai problemi e ad influire gradatamente, direttamente sulle loro realtà locali.
Sono ormai migliaia le persone con cui operiamo, sia sul piano locale, sia su quello internazionale. Avevamo cominciato (in collaborazione con il Ce.S.I.E, Centro Studi ed Iniziative Europeo) con scambi tra gruppi di 50-60 giovani, 2 volte l'anno, mentre oggi mediamente vengono in contatto con noi, partecipano a progetti, contribuiscono alla loro realizzazione, circa 5000/6000 ragazzi (soprattutto) e adulti l'anno.
Oggi abbiamo 20 operatori stabili, molti dei quali provenienti da un periodo di Servizio Civile presso di noi, e direttamente retribuiti attraverso la realizzazione dei progetti, che vanno moltiplicandosi.
Forse dovremmo raccontare di più quello che si fa, ma riteniamo che, per quanto dolorosa, la scelta giusta sia coinvolgere un sempre maggior numero di persone, qualificando al massimo i rapporti e i risultati. Non si finisce mai, ma il massimo dei crimini è sprecare i giovani nel mondo, ad ogni giorno. Sbagliando metodo nel rapportarli.
La nostra esperienza oggi ci consente di ribadire che i laboratori maieutici sono una necessità: la creatività non si trasmette. Ma ognuno incontrando l'occasione di poterla sperimentare, può accendersene. Il punto è che queste occasioni vanno inventate, suscitate, favorite: e per questo occorre un grande lavoro giornaliero, capillare, di contatti, proposte, scelte, e laboratori, naturalmente. Anche viaggiare è importante, per creare e mantenere i contatti: infatti ci rendiamo conto che i frutti stanno crescendo, intorno a noi e più lontano, sempre più.
Mirto sta ridiventando meta continua di visitatori provenienti dalle più svariate parti del mondo. Viaggi di studio di scuole primarie e secondarie, molte delle quali intitolate a Danilo Dolci, studenti e professori universitari italiani e stranieri provenienti anche da Libere Università Popolari, Case per la Pace, Associazioni di volontariato. Frequenti sono le Tesi di laurea da Facoltà di Scienza della Formazione, Scienze politiche, Architettura. Dall'Europa intera (comprese adesso le nazioni dell'Est), dalle Americhe e dall'Australia viene gente che studia, scopre, si riconosce in quella struttura maieutica reciproca, che ha avuto la sua più profonda e penetrante sperimentazione proprio a partire dal territorio di Mirto. Giovani e meno giovani vengono ad osservare con i propri occhi questo laboratorio, intimamente collegato attraverso il lavoro del Centro Studi e Iniziative, che vi ha operato sin dagli anni '50, alle persone, alla storia di Partinico e Trappeto, alla nascita della diga sullo Jato. Ma soprattutto sanno che tutto ciò ha avuto, anche se lentamente, importanti ripercussioni nella società civile nazionale e non solo. Un esempio per tutti Porto Alegre (1), in Sud America. La tribuna sociale mondiale di Porto Alegre è uno spazio democratico aperto da alcuni anni a favore dello sviluppo di alternative alle politiche neo-liberali e imperialiste. I pilastri del movimento sono le organizzazioni civili, le organizzazioni non governative e qualsiasi movimento sociale e/o umanitario impegnato in azioni di cambiamento: ebbene, tra coloro che l'hanno promossa e sostenuta, molti sono stati giovanissimi a Trappeto negli anni '60.
Infine, grazie all'interesse di decine e decine di persone che in questi anni hanno riproposto, come voi, la metodologia, l'opera e il pensiero di Danilo Dolci, oggi molti suoi libri sono finalmente reperibili in tutte le librerie, dai saggi alle poesie, dai documenti audio-visivi alle trascrizioni dei suoi laboratori; solo così può diventarci 'altro', può diventare 'noi'.
In questa luce, anche nella vostra bellissima iniziativa, che presenta un programma così ricco di tematiche, di nuovi incontri e contributi, vedo concretamente realizzato il progetto di cui ho parlato: questo ci fortifica e incoraggia ulteriormente.
Sono felice di essere stato nuovamente con voi, anche se per pochissimo tempo: e l'esservi venuto con Pino Lombardo, storico collaboratore di papà e testimone protagonista della Radio Libera Partinico 1970, ha avuto particolare significato; è un legame importante, tra il tempo di allora e le scelte future.
La pubblicazione dei lavori di questa 'Settimana di studi', sarà una notevole aggiunta al panorama delle opere che illustrano e promuovono l'impegno educativo di Danilo Dolci: ce ne faremo a nostra volta fruitori e promotori.
Vi sono grato del vostro impegno, generoso e qualificato, che ci invita ad essere sempre più presenti nella società, nel nostro confrontarci con gli altri, a qualsiasi livello, per la crescita di tutti. Proprio per questa consapevolezza, speriamo di potere rispondere in modo sempre più appropriato alla necessità di comunicazione tra i tanti gruppi e laboratori che operano autonomamente in contesti così vari e lontani.
Amico Dolci
(1): Vedi Carta Tribuna sociale Porto Alegre, 2001