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Quattro gatti alla Marcia (Davide Tondani)

Domenica prossima saremo ancora una volta in Marcia. Da Perugia ad Assisi, nell'appuntamento biennale voluto da Aldo Capitini a partire dal 1961, a chiedere pace, giustizia e diritti umani per tutti gli abitanti del pianeta, a partire dalla città di Francesco, di cui oggi si fa memoria
.

Come ogni anno non mancheranno le polemiche, sulla piattaforma programmatica, sulla strumentalizzazione di parte di valori universali, sull'atteggiamento della politica e verso la politica, sul come manifestare, etc.

Come ogni anno non mancheranno i politici "mezzofondisti", che percorreranno sì e no 1500 metri dei 22 km della Marcia ad uso e consumo delle telecamere e dei tg che alla sera baseranno i loro servizi non su cosa hanno da dire i marciatori, ma sulle dichiarazioni e sulle polemiche dei segretari di partito sulla Birmania o sull'Afghanistan o anche sugli equilibri della maggioranza.
Come ogni anno ci saranno decine di migliaia di persone. Che non mandano a fanculo la politica, ma che piuttosto la fanno attivamente con la loro presenza alla Marcia e il loro impegno quotidiano e anonimo nel sociale, nel volontariato, nel lavoro. Persone di diversa formazione, di diverso pensiero politico, di diverso orientamento che non hanno paura a camminare con chi viene da percorsi e storie diverse dalle loro; persone che non pontificano dall'alto dei loro convincimenti ma che sono disposte a dialogare e confrontarsi con chi sarà al loro fianco sulle strade umbre.

In mezzo a questa moltitudine, ci saremo anche noi, i quattro gatti. Parlo della rappresentanza cattolica alla Marcia. Quattro gatti appunto. Perchè, diciamocelo chiaro, negli ultimi anni la presenza cattolica alla Marcia e nel movimento per la pace si è di molto assottigliata. E non sarà certo la presenza tradizionale degli Scout (nemmeno tutti...) o delle ACLI a testimoniare il contrario. E nemmeno quella di tanti cattolici presenti a titolo personale, come il sottoscritto, o dei soliti gruppi minoritari come Pax Christi o i Beati.

Il fatto è che nella Chiesa italiana (per Chiesa intendo non la CEI o i sacerdoti, ma tutti i fedeli, senza distinzione tra clero e laici) si discute e ci si impegna sempre meno e con sempre maggior distacco sui temi di pace, giustizia e salvaguardia del Creato, così come sul dialogo con gli "altri" (i musulmani, i non credenti, etc.).

Alcuni amici con i quali mi sono confrontato su questi argomenti hanno risposto alle mie tesi citandomi le tante realtà impegnate su singoli aspetti della vita sociale. E' vero, grazie al Cielo. Ma nella Chiesa italiana di oggi, a segnare il passo, più che certe realtà cattoliche "di frontiera", sono le tesi degli atei devoti e di Magdi Allam. Gli stessi amici mi ricordano i tanti, lodevoli richiami di Benedetto XVI sull'emergenza ecologica. A cui però non seguono mai i "comitatoni" trasversali delle associazioni di laici, le note vincolanti, gli inviti alla piazza, le accese omelie dei parroci.

Nonostante ciò, alla Perugia-Assisi ci saremo lo stesso: consapevoli di marciare in direzione contraria al vento che soffia nelle nostre comunità; volenterosi di affermare che i "valori non negoziabili" non sono solo la vita (all'inizio e alla fine), la famiglia, la difesa identitaria e chiusa della fede. Ma anche la pace, la giustizia, il futuro della Terra, il lavoro, la legalità.

E non saranno i soliti aggettivi che ci verranno affibiati ("cattolici del dissenso", "cattocomunisti", "amici dei rossi" e via andare su questa linea) a farci cambiare idea sul fatto che anche per noi cristiani un mondo diverso è possibile e necessario. Qui e oggi.