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Verso la marcia della pace Perugia-Assisi "per la pace e la fratellanza dei popoli". Contributi di Ali Adel Jabbar, Gino Buratti, Claudia Fanti e Simonetta Saliera

In vista del cinquantesimo della marcia della pace Perugia - Assisi, che si terrà il prossimo 25 settembre, condividiamo alcune delle interviste che il Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo ha pubblicato sui notiziari quotidiani.

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quale è stato il significato della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

  • Ali Adel Jabbar: Da un lato ha fatto sì che il tema della pace rimanesse presente nell'agenda politica e dall'altro ha rappresentato uno stimolo per una ricerca continua sulla tematica della nonviolenza.

  • Gino Buratti: Avere suscitato e mantenuta l'attenzione sulla cultura di pace e sulla nonviolenza. Come dice Anna Bravo aver fatto vivere il pensiero che "si può", che la pace e la nonviolenza sono sentieri non solo percorribili, ma obbligatori direi per costruire un sistema altro di relazioni internazionali, economiche, ambientali, sociali fondate sulla giustizia e sulla solidarietà.

  • Claudia Fanti: Quello di aver segnato per l'Italia una data fondamentale sulla via maestra della nonviolenza, mostrando, come evidenziato da Aldo Capitini, "che il pacifismo, che la nonviolenza, non sono inerte e passiva accettazione dei mali esistenti, ma sono attivi e in lotta, con un proprio metodo che non lascia un momento di sosta nella solidarietà che suscita e nelle noncollaborazioni, nelle proteste, nelle denunce aperte".

  • Simonetta Saliera: Aver affermato la cultura della pace e della nonviolenza, aver insegnato alle persone che il ricorso alla forza bruta non è mai la via migliore per risolvere le controversie tra i popoli. Il problema della guerra è che viene spesso percepita e presentata come ineluttabile, salvo poi accorgersi che le guerre producono più macerie di quelle che c'erano quando sono iniziate. La cultura della pace e della nonviolenza è proprio l'opposto: la ragione dell'uomo contro gli interessi della guerra.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Cosa caratterizzerà maggiormente la marcia che si terrà il 25 settembre di quest'anno?

  • Ali Adel Jabbar: Spero che sarà caratterizzata da una ricerca di nuovi orizzonti culturali al fine di individuare prospettive politiche in questi tempi d'incertezza e violenza economico-finanziaria.

  • Gino Buratti: Nel rileggere e riattualizzare il pensiero di Capitini credo che sarà necessario e ineludibile porre al centro il problema delle guerre nelle quali come Italia siamo impegnate a dispetto dell'art. 11 della Costituzione (Afghanistan, Libia...), facendosi carico di riaffermare con forza la possibilità di un progetto altro per far fronte ai conflitti nazionali e internazionali (Corpi Civili di Pace, Centri di gestione dei conflitti...).

  • Inoltre, dinanzi a questa crisi economica e alle soluzioni messe in atto che amplificano il divario tra paesi ricchi e paesi poveri, dilatando la forbice della disuguaglianza, è necessario porre nell'agenda della marcia la necessità di un percorso alternativo a quello messo in campo dai poteri forti, affinché la crisi sia l'opportunità per ridisegnare un altro mondo possibile.

  • Claudia Fanti: Mi auguro che a caratterizzarla sia una rinnovata consapevolezza, dopo la vittoria ai referendum dello scorso giugno, che non siamo destinati a un'eterna sconfitta. Che, lottando, si puo'. E che oggi sia più necessario che mai un salto di qualita', cioè un innalzamento del livello di radicalità della lotta nonviolenta, seguendo l'esempio delle rivolte del mondo arabo e di quelle che hanno luogo anche in Italia, dalla Val di Susa a Vicenza fino a Pomigliano e Mirafiori. Ma dovrebbe caratterizzarla anche un forte senso di autocritica per la sconcertante passività mostrata di fronte alla guerra in Libia - segno di una preoccupante assuefazione nei confronti delle ripetute violazioni dell'art. 11 della nostra Costituzione -, e per l'incapacità di assediare realmente il castello di bugie costruito dal potere.

  • Simonetta Saliera: Proseguire in questo cammino: c'è ancora molto da fare, anche nei confini prossimi del nostro Paese. Non dobbiamo assefuarci, non dobbiamo dire "tanto è cosi'". È impensabile sentire al tg di stragi e bombardamenti e fare come se nulla fosse.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Qual'è lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

  • Ali Adel Jabbar: Credo che la nonviolenza abbia maturato una lunga e ricca esperienza, tuttavia necessita di una ulteriore elaborazione coinvolgendo nuovi attori.

  • Gino Buratti: Da un lato esiste, in maniera più o meno consapevole, un bisogno di azione nonviolenta per fronteggiare la violenza di questa crisi e della situazione. Dall'altra, come anche l'attuale esperienza NO TAV richiama, esiste la necessità di elaborazioni, di formazione e pratiche sempre nuove di azioni nonviolente, che siano in grado di fronteggiare le scelte e le reazioni violente del sistema e quella violenza presente in molte delle nostre culture.

  • Il limite che osservo è quello di essere ridotta a nicchia, e non a pratica quotidiana di azione politica, sociale e personale, perdendo così la possibilità di indicare un percorso praticabile di lotta, di trasformazione nonviolenta, di cittadinanza attiva che sia capace di “contagiare” la politica, sottraendo la nonviolenza a quella semplice icona e aspirazione ideale nella quale viene spesso relegata.

  • Claudia Fanti: La lotta della Fiom, quelle contro la Tav, contro la base militare Usa di Vicenza, quelle per l'acqua pubblica ecc. stanno a indicare che molto è stato fatto. Ma tanto, troppo, resta ancora da fare, in particolare di fronte ai micidiali effetti collaterali della crisi sistemica del capitalismo mondiale. Il movimento nonviolento è ora chiamato davvero a compiere una svolta in termini di radicalita'.

  • Simonetta Saliera: Dobbiamo ripartire da noi stessi: dalla situazione delle nostre carceri dove la violenza, causa sovraffollamento, è ormai condizione psicologica quotidiana; al tasso di tensione sempre più forte che c'è nelle nostre comunità e che la crisi economica e le sciagurate politiche del governo rischiano di incrementare. Non dobbiamo arrenderci.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quale ruolo può svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini e gli altri mobimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

  • Ali Adel Jabbar: Possono costruire un rinnovato laboratorio plurale e transculturale in cui sarebbe auspicabile esplorare e valorizzare linguaggi e contributi "altri" soprattutto in una fase di radicale trasformazione demografica e socio-culturale.

  • Gino Buratti: Può davvero svolgere il ruolo di motore e animatore della realizzazione di una rete dei molti movimenti e associazioni dell'arcipelago nonviolento, per riuscire a fare sistema e diventare un vettore significativo, e non di nicchia, di una cultura alternativa e democratica, centrata su tutto quello che nonviolenza significa.

  • Claudia Fanti: Combattere la menzogna, e quella forma assai comune di menzogna che è l'occultamento della verita', lasciando da parte ogni prudenza diplomatica e chiamando le cose con il loro nome, insegnando che la guerra è guerra, e basta, che lo sfruttamento è sfruttamento, che l'ingiustizia è ingiustizia. E che scendere a patti non è più possibile.

  • Simonetta Saliera: Fare cultura, la cultura della pace e della nonviolenza. Vedete, per molti decenni, dopo la seconda guerra mondiale, la parola guerra era aborrita, faceva paura. Dal 1991 in poi, guerra del Golfo numero uno, a fianco della parola guerra si sono messi molti aggettivi: intelligente, giusta, umanitaria, per la civilta', ecc. Come dice un vecchio partigiano di Bologna, Francesco Berti Arnoaldi Veli, ogni volta che alla parola guerra si affianca un aggettivo è per renderne meno chiara la violenza. E questo è un male. Così facendo si "sdogana" la violenza perché si tende a giustificarla.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quali i fatti più significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

  • Ali Adel Jabbar: In Italia l'impegno del movimento No-Tav. Nel mondo, penso alle sollevazioni popolari nell'area araba, in particolare in Tunisia ed Egitto. Questi fatti hanno dimostrato la presenza di interessanti elementi di disobbedienza civile nella società arabo-islamica degni di attenzione.

  • Gino Buratti: Le rivoluzioni del mediterraneo, che molto possono insegnare a noi occidentali, i risultati referendari, il movimento NO TAV, con la necessità davvero di reinventare nuove pratiche nonviolente per contrastare la violenza del potere e di alcune frange minoritarie.

  • Claudia Fanti: Oltre a quelli già ricordati, porrei l'accento, per quanto riguarda l'Italia, sulla prodigiosa mobilitazione referendaria contro il nucleare e a favore dell'acqua pubblica e sulle iniziative dei cittadini di Napoli rispetto al problema ai rifiuti e, per quanto riguarda il resto del mondo, sulle lotte dei popoli indigeni a favore del buen vivir e contro le grandi dighe e le miniere a cielo aperto, dalla Patagonia all'Amazzonia brasiliana, dal Perù al Guatemala; sulla resistenza del popolo honduregno contro il regime nato dal golpe del 2009; sulla protesta degli studenti cileni contro la riforma dell'educazione; sulle innumerevoli forme di resistenza nonviolenta contro l'occupazione israeliana in Palestina: i comitati popolari palestinesi in lotta contro il Muro; i "combattenti per la pace", costituiti da ex soldati israeliani che non vogliono combattere e da ex militanti palestinesi usciti dal carcere; i gruppi di acquisto israeliani che vanno nei villaggi palestinesi a comprare la frutta e la verdura che i contadini non possono più vendere in Israele; i partecipanti al progetto "Beautiful resistance", nato in uno dei campi profughi di Betlemme come forma di resistenza attraverso l'arte; i Rabbini per l'Ulivo, che, dopo l'abbattimento di mezzo milione di ulivi, hanno raccolto soldi perché i palestinesi potessero comprare nuove piantine ecc.

  • Simonetta Saliera: La marcia Perugia-Assisi, i convegni legati ai temi della pace, le manifestazioni e le iniziative sul territorio.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

  • Ali Adel Jabbar: Sugli effetti delle guerre e della violenza esercitata dal potere economico-finanziario.

  • Gino Buratti: Nell'elaborare un pensiero ed un progetto nonviolento dentro alla crisi economica che stiamo vivendo, che sempre di più schiaccia gli ultimi. Nello sviluppare un progetto politico concreto e praticabile di gestione nonviolenta dei conflitti internazionali da proporre come alternativo alle soluzioni che di volta in volta, sulla spinta dell'emergenza, la cultura militare ripropone. Nello sviluppare una pratica di democrazia reale e partecipativa altra rispetto alle pratiche quotidiane delle forze politiche che non mettono in discussione niente del loro potere. Ciò significa anche proporre una cultura altra rispetto a quella di questo ultimo ventennio: il ruolo ne il significato della scuola e formazione pubblica, dei servizi pubblici essenziali, dei beni comuni...

  • Claudia Fanti: Premesso che la lotta che fa da sfondo ad ogni iniziativa specifica è contro quella malattia della terra che si chiama capitalismo e, più in generale ancora, contro l'attuale modello di civilta', indicherei come prioritarie le iniziative a favore dell'occupazione e quelle in difesa dell'ambiente e dei beni comuni, due emergenze che vanno affrontate necessariamente insieme. Perche', come ricorda Evo Morales, la nostra missione nel mondo è vigilare sui diritti non solo degli esseri umani, ma anche della Madre Terra e di tutti gli esseri viventi.

  • Simonetta Saliera: Le stesse; non ci si deve fermare, ma sempre andare avanti.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Che cos'è la nonviolenza e come accostarsi ad essa?", cosa le risponderebbe?

  • Ali Adel Jabbar: Vivere liberi e uguali senza paura in una situazione di giustizia. L'esercizio di liberazione dal rancore e dal senso di dominio.

  • Gino Buratti: Inviterei ad una “lettura” attenta delle risposte violente che in questi ultimi cinquant'anni sono state scelte e messe in campo, per comprendere che, proprio il fallimento di quelle, che spesso non sono riuscite a dare soluzione alta ai problemi, è un monito a cercare una strada diversa. Questa strada è la nonviolenza, che ovviamente richiede risorse, studi, formazione, tempi... e che non è semplicemente una tecnica, ma è un'idea stessa di agire politico, di pratica di solidarietà, di senso di giustizia, di bisogno di equità... tra le persone, tra gli stati, con l'ambiente... capacità di ascolto, riconoscimento dell'altro, parzialità, dubbio....

  • Claudia Fanti: Risponderei, con le parole di Aldo Capitini, che la nonviolenza "è una scelta di un modo di pensare e di agire che non sia oppressione o distruzione di qualsiasi essere vivente, in particolare di esseri umani". E che presuppone una ricerca ostinata della verita'. Non di "qualunque verita'", come ci ricorda il teologo Jon Sobrino, ma di "quella che onora poveri e vittime", quella verità che "è a favore dei poveri, che spesso hanno solo questa a loro favore". La verita', dunque, nella prospettiva degli oppressi, che siano persone, territori devastati dagli interessi del capitale o l'intera comunità di vita planetaria. Ci si accosta prestando ascolto al grido dei poveri e al grido della terra, in mezzo al vociare menzognero del potere e dei servi del potere, e cercando di farlo proprio quel grido, in modo da lasciarsene condizionare in misura sempre più completa e profonda.

  • Simonetta Saliera: Leggete Aldo Capitini e ricordatevi che, come diceva Achille Ardigo', i diritti dei deboli non devono mai diventare diritti deboli e che la vita di un uomo non deve mai valere meno di un barile di petrolio.

 


Note biografiche degli intervistati:

Ali Adel Jabbar: Sociologo, insegna all'Università di Venezia; è ricercatore nell'ambito dei processi migratori e interculturali; nell'area della ricerca, della formazione e della mediazione culturale ha collaborato con vari enti e istituzioni, fra cui Censis, Cnel, Commissione per le politiche di integrazione (Presidenza del Consiglio dei Ministri). È redattore della rivista "Cem Mondialita'", Brescia; membro del comitato scientifico del progetto "Immigrati e Biblioteche Pubbliche in Toscana", Prato; membro del comitato scientifico del Centro Interculturale del Comune di Torino; membro della Consulta nazionale per l'immigrazione, Roma; ideatore e co-progettista del progetto arte pubblica e spazi urbani "I sogni non hanno confini", Casa delle Culture di Modena; collabora con Il Forum provinciale per la pace e la Scuola di solidarietà Internazionale, Trento.

Gino Buratti: Gino Buratti, nato a Massa (MS) il 27 gennaio 1957, responsabile dell'Ufficio di statistica della Prefettura di Massa Carrara, da sempre in prima linea nell'ambito dell'impegno per la solidarietà, la cittadinanza attiva e la nonviolenza.

È stato obiettore di coscienza, membro e fondatore dell'Associazione Volontari Ascolto e Accoglienza, di cui segue il centro di Ascolto e la Casa di Accoglienza per persone senza fissa dimora.

Autore del libro “Volontà e resistenza: venti anni di volontariato”, edito da Transeuropa, nel quale rileggendo la storia dell'Associazione AVAA, sviluppa anche una riflessione sulle potenzialità e le criticità del volontariato come soggetto della trasformazione.

Ha partecipato alla nascita dell'Accademia Apuana della Pace, di cui è stato animatore e portavoce. Attualmente all'interno dell'AAdP cura, insieme ad un gruppo di redazione, i servizi di “in-formazione” dell'AAdP: il sito (www.addp.it) e il notiziario settimanale (https://www.aadp.it/index.php?option=com_docman&Itemid=136), che viene inviato per posta elettronica da cinque anni.

Claudia Fanti: Redattrice dell'agenzia di informazione "Adista", è specialista dei movimenti ecclesiali e sociali dell'America Latina e membro del Comitato direttivo dell'associazione Amig@s Movimento Sem Terra - Italia. Autrice di numerosi articoli e saggi e', tra l'altro, coautrice di Brasile al bivio. La scommessa di Lula presidente operaio (Paoline, 2004) e di America Latina: il protagonismo de los de abajo (Massari Editore, 2007); curatrice, insieme a Marinella Correggia, del libro L'alba dell'avvenire. Socialismo del XXI secolo e modelli di civiltà dal Venezuela e dall'America Latina (Punto Rosso, 2007) e autrice del libro El Salvador, il vangelo secondo gli insorti. Monsignor Romero e i movimenti popolari rivoluzionari (Sankara, 2007)

Simonetta Saliera: È vicepresidente della Regione Emilia-Romagna ed assessora a Finanze, Europa, Cooperazione con il sistema delle autonomie, Valorizzazione della montagna, Regolazione dei servizi pubblici locali, Semplificazione e trasparenza, Politiche per la sicurezza. È nata a Pianoro (Bologna) nel 1956, dove vive con il marito e il figlio. Ha lavorato dal 1980 come dipendente dell'Unione Montana Valli Savena-Idice. A Pianoro è stata consigliera comunale (dal 1985), poi assessore ai Servizi sociali, Sanita', Casa (dal 1987), assessore all'Urbanistica e Bilancio (dal 1995 al 1999) e sindaco (dapprima dal 1990 al 1995, e poi successivamente dal 1999 al 2009). Dal 2004 al 2009 è componente dell'Ufficio di presidenza di "Avviso Pubblico", associazione di Enti locali e regionali contro le mafie. Da luglio 2009 a febbraio 2010 è stata assessore alla Mobilità e infrastrutture del Comune di Bologna