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Verso la marcia della pace Perugia-Assisi "per la pace e la fratellanza dei popoli". Contributi di Laura Boella, Francesco Comina e Elena Gajani Monguzzi

In vista del cinquantesimo della marcia della pace Perugia - Assisi, che si terrà il prossimo 25 settembre, condividiamo alcune delle interviste che il Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo ha pubblicato sui notiziari quotidiani.

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quale è stato il significato della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

  • Laura Boella: Aver creduto nella forza di un simbolo concreto, il camminare.

  • Francesco Comina: Aver mostrato quanto sia diffuso il sentimento di pace e quanto sia attuale l'azione nonviolenta in Italia. Se c'è un sistema politico ancora legato alla logica della violenza e della guerra per la soluzione dei conflitti fra i popoli, incapace di promuovere l'azione nonviolenta, anche attraverso un rinnovamento sostanziale del modo di fare politica, la marcia mette in mostra un popolo multiforme che si impegna sul territorio per eliminare le storture della violenza sia nelle dimensioni grandi delle guerre, sia nelle dimensioni più ristrette dell'educazione alla pace e alla risoluzione dei conflitti (personali, urbani, sociali).

  • Elena Gajani Monguzzi: Non ho tra le mani dati sufficienti per poter asserire con rigore scientifico che l'importanza della marcia è riflessa nella risonanza e nella partecipazione sempre maggiori, il che significherebbe progresso costante della nonviolenza lungo l'unico percorso alternativo possibile alla violenza manifesta su e in tutto il globo terracqueo. Dicevo come non abbia dati sufficienti per misurare la scientificità della mia affermazione, ma sono convinta che, qualitativamente, sia molto verosimigliante alla realta'.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Cosa caratterizzerà maggiormente la marcia che si terrà il 25 settembre di quest'anno?

  • Laura Boella: Camminare è una forma di attesa e di speranza contro ogni speranza.

  • Francesco Comina: Il ricordo di Aldo Capitini. Bisogna tenere viva la memoria di uomini come Capitini, che hanno messo ogni sforzo, intellettuale e di impegno civile, per la elaborazione di una cultura e di una prassi di pace e di nonviolenza. La riedizione aggiornata del bel libro di Fabrizio Truini su Capitini, ad opera del Margine di Trento, Aldo Capitini. La forza della nonviolenza, è nata proprio dalla volontà di riconsegnare, soprattutto nelle mani dei giovani, la storia e il pensiero del fondatore della marcia e del movimento nonviolento. Questo pensiero profondo è oggi di una attualità straordinaria. Pensiamo soltanto a ciò che è accaduto nei giorni scorsi a Oslo. La violenza più scandalosa, più becera, più cruda e accecata d'odio è il segno più emblematico del declino dell'Occidente, pronto a scaricare la furia violenta contro gli altri (islamici, neri, gialli ecc.) non rendendosi conto che il germe infausto della furia streminatrice nasce e cresce nel giardino di casa sua, nel pensiero notturno che vorrebbe liquidare i colori della pluralità e la bellezza della complessità umana e sociale. Come ho avuto modo di scrivere in un articolo per l'Alto Adige: "La fine dell'Occidente non è soltanto follia. È la tristezza che soffoca il pensiero, l'anoressia della mente, il lento morire della speranza. In sessant'anni siamo passati dalle grandi utopie di un mondo libero dal flagello della guerra (manifesto dell'Onu), garante dei diritti umani e delle libertà culturali e religiose (Vaticano II), non più succube dei rapporti di forza fra Est e Ovest (caduta del muro di Berlino), ad un ristagnamento depressivo generale. Domina la paura, si rafforzano le piccole patrie, il rifiuto del diverso ricompatta i vecchi paradigmi culturali, la xenofobia dilaga, populismi, qualunquismi, dogmatismi tornano a far breccia nella politica e nelle societa'. La complessità del pensiero critico sembra soccombere dinanzi alla superficialità e alle manipolazioni dei media, che tagliano sempre più i programmi di approfondimento culturale alimentando il divertimento a basso costo. Non c'è solo la follia di Oslo nel tramonto dell'Occidente. C'è il germe infausto della ragione armata". Ecco perché questa marcia oggi assume profondo significato. Il 25 settembre prossimo si alzerà un grido corale: Basta guerre! Basta stragi inutili! Basta armi ed eserciti mossi da politiche impositive e coercitive del diritto e della diplomazia. Stiamo distruggendo Paesi, popoli, civilta': Iraq, Afghanistan e Libia sono il segno che la guerra altro non fa che distruggere, uccidere, demolire non solo i palazzi, ma anche la storia millenaria che ha costruito la civiltà umana.

  • Elena Gajani Monguzzi: La necessità di nonviolenza in Italia mai come ora avvertita in maniera così pressante e, sembrerebbe, così ampiamente, farà sì che la cinquantesima marcia, oltre ad essere celebrativa di un'età ben portata, costituirà la dimostrazione della consapevolezza della storia della nonviolenza in Italia, delle elaborazioni che sono state prodotte e della possibilità di praticare una via effettivamente ed efficacemente alternativa.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Qual'è lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

  • Laura Boella: Direi che la scena è alterata: movimenti, come quello antiTav, non riescono a controllare il confine tra violenza e nonviolenza. Forse si sottovaluta la radicalità della scelta nonviolenta.

  • Francesco Comina: Mi pare di vedere distribuita sul territorio una grande potenzialità nonviolenta: gruppi, associazioni, iniziative sono attivi sui vari filoni dell'azione nonviolenta. C'è grande bisogno di rinnovamento anche nel movimento nonviolento. Bisogna far breccia nel cuore dei giovani. Il problema drammatico della realtà giovanile è l'alienazione informatica e massmediatica, che a differenza del passato li rende più distaccati dal dinamismo culturale e drammaticamente più soli. Bisognerebbe impegnarsi di più con i giovani e non soltanto una tantum...

  • Elena Gajani Monguzzi: Molto importante è il rendersi conto da parte di un sempre crescente numero di persone del bisogno di pace, la quale significa giustizia, che non può che essere indotta dalla verita'; per cui sono nati movimenti tipo quello delle Agende rosse - ma non solo - che chiedono sempre più a gran voce che cadano le maschere e si possa tornare a potersi parlare, confrontare, guardarsi negli occhi. Pace significa infatti anche confronto, discussione, dialettica: strumenti tutti questi abbandonati dal potere come armi divenute inutilizzabili, di cui invece dobbiamo fare incetta per disorientare chi non conosce più altro linguaggio se non quello della violenza.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quale ruolo può svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini e gli altri mobimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

  • Laura Boella: Un movimento nonviolento consapevole del radicalismo della sua scelta può manifestare oggi la possibilità di pensare e agire in una logica opposta a quella della vittoria e della sconfitta.

  • Francesco Comina: Continuare a tenere alta la memoria della nonviolenza. Far capire, anche in questo caso ai giovani, qual è stata la forza della nonviolenza nel mondo. Perché si capisca che non è una utopia fuori dalla storia. È un grande motore del cambiamento., Faccio un esempio. Due mesi fa sono stato invitato dalla Caritas per tenere un incontro sulla storia dell'obiezione di coscienza per un gruppo di giovani che svolgono il servizio civile volontario. Ho raccontato la passione dei primi obiettori, l'esperienza di don Milani, di Balducci ecc. Questi ragazzi sono rimasti immobili per due ore ad ascoltare. Non conoscevano nulla. Non sapevano quali battaglie ci sono state per arrivare, per gradi, al servizio civile nazionale. Ecco quale è il ruolo primario dei movimento nonviolenti in Italia, oltre a fare ovviamente le battaglie concrete per il disarmo, per l'abbattimento delle spese militari, contro la presenza degli eserciti nelle zone di conflitto: far lievitare la passione per un mondo libero, giusto, solidale, in armonia e in pace.

  • Elena Gajani Monguzzi: Seme, base, fonte, alba: scaturigine insomma... e sale.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quali i fatti più significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

  • Laura Boella: Il movimento degli "indignati" in Spagna, le manifestazioni degli studenti e dei precari contro la riforma Gelmini in Italia, il 13 febbraio delle donne hanno mostrato che un'opposizione radicale ai disvalori e alle ipocrisie politiche ed economiche è possibile.

  • Francesco Comina: Beh, direi il movimento delle donne che invoca una dignità e una partecipazione più attiva contro la violenza e la deriva del potere maschilista; la lezione perfino commovente della giovane iraniana Ameneh Bahrami, vittima di una aggressione con l'acido che le ha tolto per sempre la vista, la quale ha voluto perdonare all'ultimo minuto il suo aggressore impedendo così che fosse messa in atto la legge del taglione che avrebbe portato a sfigurare il volto dell'aggressore. Mi sembra una grande lezione umana e gandhiana di nonviolenza. Importante anche l'indipendenza del Sud Sudan dopo decenni di guerra. Significativa la risposta del premier norvegese alla follia omicida del massacratore di Oslo: "La nostra risposta all'enormità del male sarà più democrazia, più apertura".

  • Elena Gajani Monguzzi: Le associazioni spontanee di cittadini che si oppongono a qualsiasi violenza nei confronti del pianeta terra e della sua vita tutta - non ultima l'evoluzione del movimento No Tav della Valdisusa - e che lo fanno con cognizione di causa e con proposte alternative.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

  • Laura Boella: Estendere a ogni luogo di lavoro e di vita la pratica dell'"andare per la propria strada", vivendo coraggiosamente i propri no.

  • Francesco Comina: L'ho detto prima: sui bambini e sui giovani.

  • Elena Gajani Monguzzi: Condivisione e sostegno di tutti i movimenti che operano per il salvataggio in extremis del nostro pianeta, a partire dai presidi delle situazioni locali; di tutte quelle entità che operano per la ricerca della verita'; di tutti coloro che si attivano in prima persona perché il cambiamento sia veramente radicale, parta da dentro ciascuno di noi e si traduca in comportamenti, pratiche e politiche degni di essere qualificati come dignitosi.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Che cos'è la nonviolenza e come accostarsi ad essa?", cosa le risponderebbe?

  • Laura Boella: La mia risposta sarebbe innanzitutto che nonviolenza non è uguale a rassegnazione o pacifismo a buon mercato. Nonviolenza è la scelta di agire e pensare confidando nella forza dell'esempio.

  • Francesco Comina: La nonviolenza è l'unico modo per costruire una società e per orientare una politica per il terzo millennio. Dopo seimila anni di storia basata sulla forza e sulla vittoria, siamo chiamati ad una conversione totale, ad una metanoia. Ci ricorda Panikkar: "Mi pare irresponsabile, dopo seimila anni di esperienza storica non cominciare a ripensare se per caso la direzione non sia stata sbagliata. E se noi, in questo momento storico, non abbiamo la capacità intellettuale e la forza spirituale di porci il problema a questo livello, allora non credo che siamo degni di essere chiamati nè intellettuali, nè pensatori, nè uomini responsabili". Solo la nonviolenza salverà la terra.

  • Elena Gajani Monguzzi: "Grecamente" convinta come sono risponderei che la nonviolenza è il confronto dialettico a tutti i livelli, con, alla base, l'ascolto reciproco e del lamento degli ultimi, perché questi non aumentino di numero bensì perché ne vengano soddisfatti i bisogni.

 


Note biografiche degli intervistati:

Laura Boella: Docente di storia della filosofia morale all'Università di Milano, è tra le massime studiose di Gyorgy Lukacs, Agnes Heller, Ernst Bloch, Hannah Arendt; è impegnata nella ricostruzione del pensiero femminile nel Novecento; fa parte della redazione della rivista filosofica "aut aut".

Francesco Comina: Giornalista professionista, scrittore. Ha fondato il Centro per la Pace del Comune di Bolzano, di cui oggi è il coordinatore delle attività culturali.

Elena Gajani Monguzzi: Poetessa, docente, traduttrice, impegnata nella società civile, per i diritti umani di tutti gli esseri umani: "Traduttrice (e scrittrice a tempo guadagnato), attualmente mi occupo dell'inserimento scolastico dei figli dei migranti che manifestano evidenti difficoltà nei confronti delle nostre istituzioni formative..."