Parliamo di sicurezza (G. Di Rienzo)
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I temi della sicurezza e della paura sono rmai argomento quotidiano di discussione e di (dis)informazione. Proviamo a parlarne da un punto di vista altro. In questo senso aiuta la riflessione di G. Di Rienzo pubblicata su Notizie minime della nonviolenza in cammino, n. 744 del 27 febbraio 2009.
Sulla democrazia. Appunti di Enrico Peyretti
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Pubblichiamo questi appunti che Enrico Peyretti ha preso in occasione della conferenza tenuta da Gustavo Zagrebelsky, "Sulla democrazia", tenutasi a Torino, Teatro carignano" il 23 aprile 2009, in occasione della "Biennale Democrazia".
La lezione della Colombia (Carla Mariani)
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Sicurezza, brutta parola.
Sarà perché da circa dieci anni accompagno, insieme alla Rete italiana di solidarietà "Colombia Vive!", la costruzione dei processi di pace dal basso delle Comunità in resistenza civile nonviolenta in Colombia, sarà per questo che ho iniziato ad aver paura della parola "sicurezza".
Sarà perché da circa dieci anni accompagno, insieme alla Rete italiana di solidarietà "Colombia Vive!", la costruzione dei processi di pace dal basso delle Comunità in resistenza civile nonviolenta in Colombia, sarà per questo che ho iniziato ad aver paura della parola "sicurezza".
Una lettera a Barack Obama (Michael Moore)
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Dal sito di "Pacereporter" (http://it.peacereporter.net/) riprendiamo il seguente testo del 27 ottobre 2008 col titolo "Il cambiamento in cui noi possiamo credere" e il sommario "Lettera aperta di Michael Moore a Barack Obama: rispetti gli impegni presi in campagna elettorale" pubblicato su "Notizie minime della nonviolenza, n. 631 del 6 novembre 2008
Caro senatore Obama, le scriviamo per congratularci dei notevoli risultati ottenuti nella sua campagna elettorale per la presidenza degli Stati Uniti.
La sua candidatura ha provocato un'ondata di entusiasmo politico come non se ne vedeva da decenni in questo paese. Nei suoi discorsi, ha prospettato la visione di un futuro migliore, nel quale gli Stati Uniti smantellano i loro presidi militari sparsi per il globo e si concentrano sull'azione diplomatica all'estero, e su una maggiore uguaglianza e libertà dei loro cittadini in casa propria; una visione che ha fatto palpitare gli elettori attraverso tutto lo spettro politico.
La sua candidatura ha provocato un'ondata di entusiasmo politico come non se ne vedeva da decenni in questo paese. Nei suoi discorsi, ha prospettato la visione di un futuro migliore, nel quale gli Stati Uniti smantellano i loro presidi militari sparsi per il globo e si concentrano sull'azione diplomatica all'estero, e su una maggiore uguaglianza e libertà dei loro cittadini in casa propria; una visione che ha fatto palpitare gli elettori attraverso tutto lo spettro politico.
La paura e la politica (Buratti Gino)
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La paura e l'insicurezza sono elementi quotidiani delle vita di ciascuno di noi, sia nelle relazioni personali che in quelle sociali. Il dramma e la mistificazione avviene quando la politica cessa di esplorare la paura e diventa invece politica della paura, alimentandola e dilatandola verso "i nemici" di turno (pubblicato su "Notizie minime della nonviolenza", n. 737 del 20 febbraio 2009).
La sicurezza in Italia tra percezione dei cittadini e operato dei mass-media (D.
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"Quando l'informazione e la politica alimentano l'allarme criminalità"
Dal fascismo naturale alla postdemocrazia (Tommaso Fattori)
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Fascismo naturale e berlusconismo.
Il "fascismo storico" è un evento non più riproducibile: quella società e quel mondo - le sue condizioni e il suo contesto - sono mutati enormemente. Ma ciò non basta a rallegrarci e tantomeno a rendere la storia orientata verso il meglio. Allo stesso tempo ci sono permanenze profonde, elementi che attraversano il mutamento antropologico avvenuto nel corso del secolo breve: quell'indole nazionale che Luigi Pintor definì il "fascismo naturale" persistente nella società italiana. C'è qualcosa che rende fascismo, craxismo e berlusconismo capitoli diversi di una medesima autobiografia nazionale e non il succedersi -altrimenti inspiegabile- di parentesi in un discorso privo di frasi principali.
Il "fascismo storico" è un evento non più riproducibile: quella società e quel mondo - le sue condizioni e il suo contesto - sono mutati enormemente. Ma ciò non basta a rallegrarci e tantomeno a rendere la storia orientata verso il meglio. Allo stesso tempo ci sono permanenze profonde, elementi che attraversano il mutamento antropologico avvenuto nel corso del secolo breve: quell'indole nazionale che Luigi Pintor definì il "fascismo naturale" persistente nella società italiana. C'è qualcosa che rende fascismo, craxismo e berlusconismo capitoli diversi di una medesima autobiografia nazionale e non il succedersi -altrimenti inspiegabile- di parentesi in un discorso privo di frasi principali.
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