Sicurezza, brutta parola.
Sarà perché da circa dieci anni accompagno, insieme alla Rete italiana di solidarietà "Colombia Vive!", la costruzione dei processi di pace dal basso delle Comunità in resistenza civile nonviolenta in Colombia, sarà per questo che ho iniziato ad aver paura della parola "sicurezza".
Sarà perché da circa dieci anni accompagno, insieme alla Rete italiana di solidarietà "Colombia Vive!", la costruzione dei processi di pace dal basso delle Comunità in resistenza civile nonviolenta in Colombia, sarà per questo che ho iniziato ad aver paura della parola "sicurezza".
La "politica di sicurezza democratica" messa in atto dal 2002 dal presidente colombiano Alvaro Uribe Velez ha avuto conseguenze terribili soprattutto su quella parte di popolazione civile che ha disegnato dinamiche di resistenza civile alla guerra che da oltre cinquant'anni insanguina la Colombia e della quale Alvaro Uribe nega con vigore l'esistenza, trasformandola in "lotta al terrorismo" giustificando così ogni sorta di violazione dei diritti umani.
Fra il 2002 ed il 2007 13.634 civili sono morti, vittime della violenza politica, oltre 1.200 indios sono stati uccisi nel corso degli ultimi sei anni, 4 milioni sono i desplazados, sfollati interni, della Colombia. Questo il risultato della "politica di sicurezza democratica". Prima si costruisce il terrore, la paura di essere violati, uccisi, sfollati o espropriati, poi si costruisce il nemico, che di solito risponde alla logica del "chi non sta con me, è contro di me", e dopo si vuole un attimo a promuovere e legittimare certe "politiche di sicurezza".
Non la uso più questa parola, mi mette paura. Perché ho imparato dalla Colombia che è una parola pericolosissima: il Governo dice che vuole aumentare la sicurezza dei contadini, dando così attuazione a quanto dettato dalla Corte interamericana per i diritti umani e, sotto questo mantello, prima li scheda e mette posti di blocchi per aumentare la loro "sicurezza", e poi - quando ha i loro nomi e cognomi, sa dove vivono e cosa fanno , li uccide (più precisamente: li fa uccidere), perché dice che collaborano con la guerriglia.
La Colombia ci insegna tante cose: i casi di "falso positivo" vanno in questa direzione, e se continua così ne avremo tanti anche in Italia, basta sostituire il contadino a un extracomunitario, ma che dico: basta un rumeno che extracomunitario non è. Il Governo deve combattere, battere la guerriglia delle Farc, e attraverso la "sicurezza democratica" che fa? mette una divisa a un contadino, lo uccide, e lo fa passare come guerrigliero ucciso in combattimento: così raggiunge due scopi: aAumenta il numero dei guerriglieri uccisi e taglia la testa ai movimenti sociali di opposizione, "dimostrando" che in realtà nelle aree rurali i contadini organizzati in comunità di resistenza civile nonviolenta sono "guerriglieri".
In Colombia dal 1994 sono stati creati i "contadini soldato", civili che avevano il compito di segnalare e denunciare, si è poi legittimato che si unissero in "cooperative", così sono nati i primi gruppi paramilitari.
Sarà perché recentemente mi sono dedicata, come ricerca storica, al periodo della resistenza a Narni (dall'8 settembre 1943 al 13 giugno 1944), ed ho letto tanti documenti sulle ronde e la milizia fascista, sulla delazione, la denuncia, il sollecitare i cittadini a far parte integrante del sistema, attraverso appunto la segnalazione e la denuncia.
La politicizzazione del problema della sicurezza è funzionale alla costruzione del nemico. Ed è a questo lavoro che la nostra classe di governo sta dedicando la maggior parte del suo tempo: lo straniero come nemico, ti toglie il tuo lavoro, viola le tue donne, ti porta via la tua casa, i tuoi servizi e chissà che altro.
Purtroppo ormai la maggior parte dei cittadini sono pronti: accettano limitazioni di libertà, violazione della propria vita privata, perché in nome della "sicurezza" si può anche rinunciare a qualcosa; l'occhio del Grande Fratello, in ogni via, in ogni luogo: guarda caso, qui a Narni, proprio davanti agli uffici e ai servizi tenuti per legge alla tutela della persona, come Ufficio di cittadinanza, Invalidi civili, Sportello immigrazione, Unità di alcologia della Asl, il Consultorio, e così via.
Logicamente i più poveri, gli emarginati e gli immigrati, che io con rispetto amo chiamare migrantes, sono considerati i più pericolosi, forse è per questo che muoiono prima.
È pericolosissimo questo pacchetto sicurezza, non dobbiamo cedere un millimetro a questa classe di politici se non vogliamo ritrovarci, a colpi di "politica di sicurezza democratica", in un periodo più scuro del ventennio fascista.
Non mi piace il "pacchetto sicurezza". Mi sento in piena resistenza.
Fra il 2002 ed il 2007 13.634 civili sono morti, vittime della violenza politica, oltre 1.200 indios sono stati uccisi nel corso degli ultimi sei anni, 4 milioni sono i desplazados, sfollati interni, della Colombia. Questo il risultato della "politica di sicurezza democratica". Prima si costruisce il terrore, la paura di essere violati, uccisi, sfollati o espropriati, poi si costruisce il nemico, che di solito risponde alla logica del "chi non sta con me, è contro di me", e dopo si vuole un attimo a promuovere e legittimare certe "politiche di sicurezza".
Non la uso più questa parola, mi mette paura. Perché ho imparato dalla Colombia che è una parola pericolosissima: il Governo dice che vuole aumentare la sicurezza dei contadini, dando così attuazione a quanto dettato dalla Corte interamericana per i diritti umani e, sotto questo mantello, prima li scheda e mette posti di blocchi per aumentare la loro "sicurezza", e poi - quando ha i loro nomi e cognomi, sa dove vivono e cosa fanno , li uccide (più precisamente: li fa uccidere), perché dice che collaborano con la guerriglia.
La Colombia ci insegna tante cose: i casi di "falso positivo" vanno in questa direzione, e se continua così ne avremo tanti anche in Italia, basta sostituire il contadino a un extracomunitario, ma che dico: basta un rumeno che extracomunitario non è. Il Governo deve combattere, battere la guerriglia delle Farc, e attraverso la "sicurezza democratica" che fa? mette una divisa a un contadino, lo uccide, e lo fa passare come guerrigliero ucciso in combattimento: così raggiunge due scopi: aAumenta il numero dei guerriglieri uccisi e taglia la testa ai movimenti sociali di opposizione, "dimostrando" che in realtà nelle aree rurali i contadini organizzati in comunità di resistenza civile nonviolenta sono "guerriglieri".
In Colombia dal 1994 sono stati creati i "contadini soldato", civili che avevano il compito di segnalare e denunciare, si è poi legittimato che si unissero in "cooperative", così sono nati i primi gruppi paramilitari.
Sarà perché recentemente mi sono dedicata, come ricerca storica, al periodo della resistenza a Narni (dall'8 settembre 1943 al 13 giugno 1944), ed ho letto tanti documenti sulle ronde e la milizia fascista, sulla delazione, la denuncia, il sollecitare i cittadini a far parte integrante del sistema, attraverso appunto la segnalazione e la denuncia.
La politicizzazione del problema della sicurezza è funzionale alla costruzione del nemico. Ed è a questo lavoro che la nostra classe di governo sta dedicando la maggior parte del suo tempo: lo straniero come nemico, ti toglie il tuo lavoro, viola le tue donne, ti porta via la tua casa, i tuoi servizi e chissà che altro.
Purtroppo ormai la maggior parte dei cittadini sono pronti: accettano limitazioni di libertà, violazione della propria vita privata, perché in nome della "sicurezza" si può anche rinunciare a qualcosa; l'occhio del Grande Fratello, in ogni via, in ogni luogo: guarda caso, qui a Narni, proprio davanti agli uffici e ai servizi tenuti per legge alla tutela della persona, come Ufficio di cittadinanza, Invalidi civili, Sportello immigrazione, Unità di alcologia della Asl, il Consultorio, e così via.
Logicamente i più poveri, gli emarginati e gli immigrati, che io con rispetto amo chiamare migrantes, sono considerati i più pericolosi, forse è per questo che muoiono prima.
È pericolosissimo questo pacchetto sicurezza, non dobbiamo cedere un millimetro a questa classe di politici se non vogliamo ritrovarci, a colpi di "politica di sicurezza democratica", in un periodo più scuro del ventennio fascista.
Non mi piace il "pacchetto sicurezza". Mi sento in piena resistenza.