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Campagne d'odio (Maria Bonafede)

Pubblicato su "Notizie minime della nonviolenza in cammino", n. 508 del 6 luglio 2008 l'ntervento di Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese, del 27 giugno 2008 dal titolo "Rom: il dovere di una minoranza"


Ci sono dei momenti nei quali ricade sulla spalle di piccole minoranze la pesante responsabilità di riaffermare con forza alcuni principi fondamentali e irrinunciabili della società civile.
Ed è loro dovere intervenire perché molto spesso proprio le minoranze portano su di sè le ferite di pregiudizi ma anche di preclusioni e persino persecuzioni perpetrate dalla maggioranza. Una maggioranza spesso inconsapevole, distratta, confusa, manipolata, ma pur sempre incapace di fermare le campagne d'odio, di discriminazione e di violenza contro il diverso di turno. Oggi tocca ai rom, ai piccoli rom.
Non siamo ingenui e sappiamo bene che dietro un bambino rom che mendica o che sfila un portafoglio c'è una catena di violenza che non può essere tollerata e che deve essere spezzata. Ma i recenti provvedimenti annunciati dal Governo italiano che prevedono la rilevazione delle impronte digitali ai rom - a tutti i rom, non a coloro che delinquono; a tutti, non a quelli stranieri irregolari nel nostro paese - ha il sapore brutale di una schedatura su base etnica, tesa ad avvalorare il pregiudizio che ogni rom è naturalmente incline a compiere dei reati ed è quindi dovere dello Stato promuovere un'azione preventiva di controllo e monitoraggio. Nessun bambino sarà sottratto all'accattonaggio forzoso solo perché lo si identifica. E dopo? Oltre la metà dei rom residenti in Italia sono cittadini a tutti gli effetti: si prevedono leggi speciali nei loro confronti? La sola idea, così sciagurata nella storia italiana ed europea, suscita sconcerto. E poi, si procederà con altre categorie "a rischio"? Nello stesso tempo, mentre giunte di ogni colore politico fanno a gara a chi sgombera il maggior numero di campi rom, si interrompono quei rari e benemeriti processi di integrazione che avevano faticosamente portato alla scolarizzazione di quote crescenti di bambini altrimenti destinati a crescere per la strada o nei corridoi delle metropolitane.
L'Unione Europea ha prontamente espresso un preoccupato allarme per questo provvedimento che nello stesso momento in cui è stato annunciato ha consolidato quel muro di pregiudizio che ha già armato di spranghe e bottiglie molotov la mano di qualche esaltato.
Ed allora sono proprio quelle minoranze che hanno una precisa memoria del peso del pregiudizio e della discriminazione violenta, che hanno il dovere di lanciare un monito: attenzione, stiamo andando ben oltre la soglia della legittima repressione della microcriminalità e della risposta alla domanda di sicurezza che viene invocata da ampi settori dell'opinione pubblica.
Stiamo assumendo misure difficilmente giustificabili sul piano costituzionale e del diritto europeo, brutali nella forma e nella sostanza; stiamo seminando una pianta cattiva che può produrre frutti avvelenati.
Lo diciamo con la forza e con la coscienza del nostro essere - valdesi e metodisti - una minoranza che sui temi delle libertà sociali e civili ha una parola importante da dire. E non intendiamo sottrarci a questo dovere, per noi spirituale, etico e civile.