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Il messaggio di Anne Zell al popolo valdese di Milano

Pubblicata sulla "newsletter Ecumenici" del 29.09.2008


"Sono forse il guardiano di mio fratello?"

Accade nella nostra città, che un ragazzo 19 enne dal Burkina Faso viene ucciso per motivi futili. La storia di Abdul, della sua morte violenta e assurda, è un segnale preoccupante del clima di intolleranza e di disprezzo che vediamo crescere anche nella nostra città. E’ l’ennesimo episodio che ci parla della paura e della violenza che attraversa i quartieri e le strade.
Questo clima viene alimentato da campagne di odio e di pregiudizio contro chi è diverso, o perché è straniero, o perché non vive secondo certi schemi, e così si lascia che metta radici una cultura del disprezzo per l’altro. "L’insegnamento del disprezzo," diceva Giorgio del Zanna della comunità di S. Egidio nella veglia contro il razzismo all’indomani della morte di Abdul "l’idea che l’altro non conta quanto me, non vale come tutti, non è degno di essere compreso, sta scavando un solco profondo nella città, divide le persone, le rende sempre più sole e aggressive. Il disprezzo passa attraverso le parole e i gesti, s’insinua nei pensieri e nel cuore, è come un veleno che " finisce per inquinare la vita di tutti i giorni, i rapporti tra la gente, fino a indebolire e lacerare il tessuto prezioso della convivenza."

Il disprezzo - e insieme l’aggressività - infatti dilaga, è contagioso. Bisogna opporsi e resistere. C’è però un atteggiamento meno vistoso, più sottile, ma altrettanto serpeggiante,

quello della indifferenza. Preoccupati e occupati di noi stessi, insediati da mille impegni camminiamo senza vedere gli altri, siamo troppo distratti per accorgerci di loro e finiamo di non riuscire più a partecipare alla loro vita e a condividere le loro preoccupazioni e i loro sogni.

Sono forse il guardiano di mio fratello?

Devo forse sentirmi responsabile in prima persona per il mio prossimo? Respingiamo la tentazione di sottrarci alla responsabilità e di porci questa domanda. Anche se tante volte ci sentiamo impotenti di fronte ai fatti e subiamo questo clima di disprezzo e indifferenza, non rassegniamoci.

Impegniamoci affinché sempre di più le nostre comunità divengano luogo di ospitalità e di dialogo, spazio per un incontro libero e un confronto sereno.

Rafforziamo il nostro impegno concreto per una convivenza rispettosa, che valorizzi la diversità:

  • Nel Forum delle Religioni, che promuove il dialogo fra le diverse realtà religiose presenti a Milano e che ha chiesto è ottenuto un incontro con il sindaco sul tema della convivenza in questa città.
  • Nell’attività del doposcuola in un quartiere con tanti ragazzi della seconda generazione dell’immigrazione, dando un contributo concreto alla loro piena integrazione.* Nel lavoro dell’associazione "diaconia", casa di seconda accoglienza per giovani lavoratori immigrati.
  • Nella programmazione delle attività del centro culturale protestante, continuando a promuovere iniziative che mirano non solo alla conoscenza delle nostre radici culturali ma a un confronto franco e costruttivo con diverse realtà.
  • Nelle nostre attività "tradizionale" -  scuola domenicale, catechismo, studi biblici ecc. - gettando anche lì il seme dell’ospitalità, del dialogo della valorizzazione del diverso, come recentemente avvenuto nella formazione dei monitori su come comunicare l’Islam ai nostri bambini.

Spesso siamo vinti dall’imbarazzo, dal senso di inutilità, da un sentimento di grande impotenza di fronte a tanta violenza e ingiustizia. Ma noi siamo qui perché non vogliamo rassegnarci

davanti al grande male che è nella città e in noi. Non vogliamo rassegnarci alla normalità di tanta violenza, davanti al peccato dell’inospitalità verso gli altri.

Anne Zell