Sostituire valori e ideali che mirino al bene comune con idee mediocri di arrivismo e di individualismo, indurre alla metamorfosi dei cittadini in braccia o in consumatori, utili solo agli scopi dei potenti, che sia una guerra o una crisi economica non cambia, l'importante è non fare domande ed obbedire. E chi non ci sta è un "comunista", uno da ostracizzare, qualcosa di "antropologicamente differente".
"1922 [...] Costoro (potenze e padroni della terra e dell'industria a cui la guerra è servita in massima parte come una grandiosa speculazione) in Italia si uniscono ai loro servitori, e ai generici rivendicatori della pace mutilata, per una riscossa a oltranza dei propri interessi. E non tardano a trovare un loro campione in Benito Mussolini, arrivista mediocre, e 'impasto di tutti i detritì della peggiore Italia: il quale, dopo aver tentato il proprio lancio sotto l'insegna del socialismo, ha trovato più vantaggioso di passare a quella contraria dei poteri in sede (i padroni, il re, e successivamente anche il papa). Sulla sola base programmatica di un anticomunismo garantito, minoritario e dozzinale, egli ha fondato i suoi fasci, consorzio di vassalli e sicari della rivoluzione borghese. E in simile compagnia provvede agli interessi dei suoi mandanti con la violenza terroristica di povere squadre d'Azione prezzolate e confuse. A lui il re d'Italia volentieri consegna il governo della nazione [...] "1924-1925 [...] In Italia dittatura totalitaria del fascista Mussolini, il quale frattanto ha ideato una formula demagogica per il rafforzamento del proprio potere di base. Essa agisce specialmente sui ceti medi, che ricercano nei falsi ideali (per la loro dolorosa incapacità dei veri) una rivincita della propria mediocrità: e consiste nel richiamo alla stirpe gloriosa degli Italiani, eredi legittimi della Massima Potenza storica, la Roma Imperiale dei Cesari. Per merito di questa ed altre simili direttive nazionali sarà innalzato a 'idolo di massà e assumerà il titolo di Duce". (Elsa Morante, La storia) *
È innegabile che l'intenzione della Morante, tracciando questi brevi cenni storici, non fosse ovviamente quello di criticare la classe dirigente italiana dei nostri giorni. È per questo che la trovo significativa.
Non voglio abbracciare una prospettiva che si limita a paragonare i fatti, e soprattutto le persone, del fascismo con le persone che oggi governano l'Italia.
Sarebbe a tratti limitativo, a tratti offensivo per le vittime di quella inaudita violenza che fu il fascismo, e comunque fuorviante.
Però è interessante capire i meccanismi che la Morante descrive per renderci conto del rischio che stiamo correndo. Perché i tempi e i personaggi sono profondamente diversi, ma i meccanismi in atto si ripetono, in una spirale sempre più perversa e quindi con una forza sempre più sconcertante.
Noi dovremmo avere la storia dalla nostra parte a difenderci, ma non è così a quanto pare.
Sostituire valori e ideali che mirino al bene comune con idee mediocri di arrivismo e di individualismo, indurre alla metamorfosi dei cittadini in braccia o in consumatori, utili solo agli scopi dei potenti, che sia una guerra o una crisi economica non cambia, l'importante è non fare domande ed obbedire. E chi non ci sta è un "comunista", uno da ostracizzare, qualcosa di "antropologicamente differente".
E per rendere più efficace questo tipo di provvedimenti viene messa in campo la strategia vincente di tutti i governi assolutisti: la paura.
La paura di tutto. Del vicino di casa, del mendicante in mezzo alla strada, di chi è meno inscatolabile in questo tipo di società, che siano i rom o gli omosessuali, ma anche coloro che non si sottomettono a logiche di potere. Tutti sono qui per rubarci qualcosa, i nostri soldi, i nostri figli, la nostra idea di famiglia, o più semplicemente la nostra tranquillità.
La paura è uno strumento geniale, perché ha il doppio effetto di creare agnelli da consenso e capri espiatori. Nell'Italia di oggi come nel fascismo di un tempo ci sono un gran numero di capri espiatori. Alcuni più palesi: rumeni o ebrei che siano, altri più nascosti. Ad esempio le donne. In Italia oggi le donne sono veri capri espiatori di molte delle ignominiose violenze che si stanno perpetrando. Se in Italia è possibile bruciare uno straniero per strada, è possibile rincorrere un rapinatore e ucciderlo a sangue freddo, se è possibile bruciare campi nomadi o assaltare negozi, se è possibile infine nascondere questi delitti dietro l'alibi del "farsi giustizia" da soli, è anche perché, soprattutto ultimamente, si sta facendo forza sul forte impianto patriarcale della nostra cultura. Le "nostre donne" sono in pericolo, allora dobbiamo difenderle. Proprio come si difenderebbero le case, i negozi o le auto. Ma c'è un che di più "nobile" nel giustificare una violenza ingiustificabile, portando avanti l'idea della protezione delle "nostre donne", il consenso che si ottiene è notevolmente più ampio.
È un richiamo alle radici profonde della società, un richiamo ai sempiterni valori "dio patria e famiglia", un pò come fu, ci dice la Morante, con i Cesari e le virtù imperiali al tempo del fascismo.
È evidente che la sicurezza non sta in ciò che vogliono farci credere. Io mi sentirei sicura se sapessi che non ci sono militari con i mitra a pattugliare le strade, se stranieri ed italiani, uomini e donne fossero trattati con il rispetto dovuto. Sarei tranquilla se lo stato si preoccupasse affinché i cittadini siano educati al bene comune e al rispetto della cosa pubblica, se si preoccupasse del diritto di ciascuno ad avere pari possibilità di sviluppo; se veramente lo stato impegnasse le proprie forze per risolvere le situazioni di disagio e di disparità, piuttosto che fomentarle ed accentuarle. In fondo si tratterebbe semplicemente di tenere fede a se stesso. Nulla di più è scritto nella nostra Costituzione che non a caso è nata proprio dalla sconfitta di quel mostro che fu il fascismo e non a caso oggi è del tutto accantonata e denigrata. Forse sarebbe il caso di ricominciare da quella
È innegabile che l'intenzione della Morante, tracciando questi brevi cenni storici, non fosse ovviamente quello di criticare la classe dirigente italiana dei nostri giorni. È per questo che la trovo significativa.
Non voglio abbracciare una prospettiva che si limita a paragonare i fatti, e soprattutto le persone, del fascismo con le persone che oggi governano l'Italia.
Sarebbe a tratti limitativo, a tratti offensivo per le vittime di quella inaudita violenza che fu il fascismo, e comunque fuorviante.
Però è interessante capire i meccanismi che la Morante descrive per renderci conto del rischio che stiamo correndo. Perché i tempi e i personaggi sono profondamente diversi, ma i meccanismi in atto si ripetono, in una spirale sempre più perversa e quindi con una forza sempre più sconcertante.
Noi dovremmo avere la storia dalla nostra parte a difenderci, ma non è così a quanto pare.
Sostituire valori e ideali che mirino al bene comune con idee mediocri di arrivismo e di individualismo, indurre alla metamorfosi dei cittadini in braccia o in consumatori, utili solo agli scopi dei potenti, che sia una guerra o una crisi economica non cambia, l'importante è non fare domande ed obbedire. E chi non ci sta è un "comunista", uno da ostracizzare, qualcosa di "antropologicamente differente".
E per rendere più efficace questo tipo di provvedimenti viene messa in campo la strategia vincente di tutti i governi assolutisti: la paura.
La paura di tutto. Del vicino di casa, del mendicante in mezzo alla strada, di chi è meno inscatolabile in questo tipo di società, che siano i rom o gli omosessuali, ma anche coloro che non si sottomettono a logiche di potere. Tutti sono qui per rubarci qualcosa, i nostri soldi, i nostri figli, la nostra idea di famiglia, o più semplicemente la nostra tranquillità.
La paura è uno strumento geniale, perché ha il doppio effetto di creare agnelli da consenso e capri espiatori. Nell'Italia di oggi come nel fascismo di un tempo ci sono un gran numero di capri espiatori. Alcuni più palesi: rumeni o ebrei che siano, altri più nascosti. Ad esempio le donne. In Italia oggi le donne sono veri capri espiatori di molte delle ignominiose violenze che si stanno perpetrando. Se in Italia è possibile bruciare uno straniero per strada, è possibile rincorrere un rapinatore e ucciderlo a sangue freddo, se è possibile bruciare campi nomadi o assaltare negozi, se è possibile infine nascondere questi delitti dietro l'alibi del "farsi giustizia" da soli, è anche perché, soprattutto ultimamente, si sta facendo forza sul forte impianto patriarcale della nostra cultura. Le "nostre donne" sono in pericolo, allora dobbiamo difenderle. Proprio come si difenderebbero le case, i negozi o le auto. Ma c'è un che di più "nobile" nel giustificare una violenza ingiustificabile, portando avanti l'idea della protezione delle "nostre donne", il consenso che si ottiene è notevolmente più ampio.
È un richiamo alle radici profonde della società, un richiamo ai sempiterni valori "dio patria e famiglia", un pò come fu, ci dice la Morante, con i Cesari e le virtù imperiali al tempo del fascismo.
È evidente che la sicurezza non sta in ciò che vogliono farci credere. Io mi sentirei sicura se sapessi che non ci sono militari con i mitra a pattugliare le strade, se stranieri ed italiani, uomini e donne fossero trattati con il rispetto dovuto. Sarei tranquilla se lo stato si preoccupasse affinché i cittadini siano educati al bene comune e al rispetto della cosa pubblica, se si preoccupasse del diritto di ciascuno ad avere pari possibilità di sviluppo; se veramente lo stato impegnasse le proprie forze per risolvere le situazioni di disagio e di disparità, piuttosto che fomentarle ed accentuarle. In fondo si tratterebbe semplicemente di tenere fede a se stesso. Nulla di più è scritto nella nostra Costituzione che non a caso è nata proprio dalla sconfitta di quel mostro che fu il fascismo e non a caso oggi è del tutto accantonata e denigrata. Forse sarebbe il caso di ricominciare da quella