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Le vicende della politica italiana assumono spesso aspetti contraddittori, talvolta ambigui, che, in qualche modo, certo non aiutano a superare quel senso di disagio e rifiuto che avvolge il mondo dei politici.

Dinanzi alla crisi in cui versa il sistema dei partiti, un tema ricorrente, quasi un “mantra”, è quello dell'insistere sulla “partecipazione”, come se questa fosse il toccasana della crisi, facendo si che ciascuno si attribuisca il patentino di migliore facilitatore della partecipazione, chi praticando le consultazioni nella rete, chi proponendo il sistema delle primarie, chi stampandosi in fronte il numero di consensi ottenuti, come lasciapassare per ogni scelta.

Gli attacchi al Parlamento. La Boldrini ha ragione. In attesa di un decisione dei vescovi
di Mario Pancera

«Quello che è successo è scandaloso e mortificante per l’Italia e per tutti. Io mi sentirei umiliato ancora più di quanto non mi sento già umiliato se l’Italia fosse la fotocopia di quanto è successo in Parlamento», ha detto il vescovo Nunzio Galantino, durante la conferenza stampa che ha concluso il Consiglio episcopale permanente.

Ha fatto presto Berlusconi a innalzare il suo trofeo: queste – ha detto – non sono le riforme di Renzi, sono le mie riforme, che io perseguo da vent’anni, fin dalla mia discesa in campo. E Renzi si è vantato di aver fatto in un mese ciò che gli altri non erano riusciti a fare per vent’anni; gli altri, cioè, appunto, Berlusconi. Sicché non a torto i costituzionalisti, criticando la legge elettorale presentata dai due, e giudicandola peggiore del “Porcellum”, hanno scritto che “l’abilità del segretario del PD è consistita nell’essere riuscito a far accettare alla destra più o meno la vecchia legge elettorale da essa varata nel 2005 e oggi dichiarata incostituzionale”.

A chi giova continuare a dire che le grandi riforme si debbono fare in modo condiviso e poi procedere invece con proposte che continuano a dividere opinione pubblica, partiti, costituzionalisti?

A chi giova fare scelte che continuano a mettere fra parentesi la concreta realtà italiana, che da venti anni si cerca di “semplificare” con meccanismi costrittivi, che di fatto hanno ridotto ai minimi storici la partecipazione?

La proposta di riforma elettorale depositata alla Camera a seguito dell’accordo tra il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi consiste sostanzialmente, con pochi correttivi, in una riformulazione della vecchia legge elettorale – il cosiddetto “Porcellum” – e presenta perciò vizi analoghi a quelli che di questa hanno motivato la dichiarazione di incostituzionalità ad opera della recente sentenza della Corte costituzionale n.1 del 2014.

L'inchiostro delle severe motivazioni che la Corte Costituzionale ha scritto per sancire l'illegittimità costituzionale del Porcellum non si è ancora asciugato ed ecco che Renzi e Berlusconi hanno stipulato un patto d'acciaio per riscrivere un secondo porcellum, molto peggiore del primo.

La Corte Costituzionale ha cancellato il premio di maggioranza combinato con l'assenza di una soglia minima perchè è “tale da determinare un’alterazione del circuito democratico definito dalla Costituzione, basato sul principio fondamentale di eguaglianza del voto (art. 48, secondo comma, Cost.)”?

Al Presidente del Senato, Sen. Pietro Grasso

Al Presidente della Camera dei Deputati, on. Laura Boldrini

Ill.mo Presidente,

la recente decisione della Corte Costituzionale che, accogliendo i rilievi sollevati dalla Corte di Cassazione, ha dichiarato incostituzionale il “porcellum”, dimostra la lungimiranza dei padri costituenti che hanno armato la fragile democrazia riconquistata a prezzo della lotta di liberazione con robuste istituzioni di garanzia: la magistratura indipendente e la Corte Costituzionale che, in questo caso, sono riuscite ad intervenire e a sanare la ferita più grave che un sistema politico impazzito aveva inferto alla democrazia costituzionale.