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E possibile che un cristiano faccia il militare, o il poliziotto...? (Don Luca)

Riportiamo le riflessioni di Don Luca sull'articolo di Davide Tondani "Preghiera dell'alpino"


Credo che la domanda fondamentale sia: è possibile che un cristiano faccia il militare, o il poliziotto... porti un'arma alla cintura con la quale potrebbe un giorno dover uccidere un altro uomo? Potremmo anche allargare la domanda... è possibile che un cristiano faccia il capo dello Stato che è anche comandante delle forze armate e che un giorno potrebbe dover autorizzare l'uso delle armi per la difesa del territorio nazionale?

Mi piace molto ripensare al film "Mission" con le scelte diverse di due gesuiti diversi...uno con l'ostensorio e una parte dei cristiani che viene massacrata mentre con fede prega... l'altro che si unisce a chi tenta di resistere con le armi.
Fermo restando che il prete con le armi in mano non ce lo vedo mai (anche se credo in caso estremo per difendere un innocente potrei anche scegliere, se fossi nelle condizioni e fosse l'unica cosa possibile, di sparare all'aggressore... ma come dirlo prima?) penso che non si possa giudicare chi sceglie di astenersi dalle armi né chi spara per difendere i figli, le famiglie, la propria terra da un'aggressione iniqua e omicida.
Attendiamo tempi nuovi in cui l'agnello e il lupo si abbeverino insieme al ruscello; ma per oggi siamo chiamati a vivere in un mondo dove esiste il peccato e la violenza. Se il singolo può non reagire e anche lasciarsi uccidere per amore convinto che questo cambia il mondo, come insegna il Vangelo, lo stato non può rinunciare alla difesa delle persone innocenti e disarmate.

Sono reduce dall'esame di storia contemporanea dove ho dedicato due interi volumi alla I e II guerra mondiale di cui ho potuto conoscere i risvolti dolorosi e violenti sulla psiche oltreché sul corpo di martoriate popolazioni. Non amo la guerra; non credo la pace dipenda da un equilibrio di forze. Allo stesso tempo non penso si possa ipotizzare oggi un mondo senza più armi per la difesa.
In questo contesto penso alla presenza del prete accanto ai soldati (io lo faccio accanto ai poliziotti anche se è un po' diverso); accanto ai soldati cristiani. Spesso nei paesi l'unico punto di riferimento in guerra rimase il prete; un prete nei paesi, un prete disarmato accanto ai soldati sotto le bombe in prima linea.

Non ho risposte semplici né mi piace sentirne dinnanzi ad una realtà complessa e multiforme. Quello che so è che mi piace essere come cappellano accanto ai ragazzi e quando prendono un arma sperare con loro che non la debbano usare; sperare con loro che stasera possano tornare a casa dalle loro famiglie senza bernoccoli sulla testa. Non è mica facile... hanno rifatto le celle in questura... mi hanno chiesto di benedirle: che dire?... i pensieri sono tanti: che chi ci va dentro si converta se ha fatto del male... e se è innocente che abbia la forza per difendere la verità... e se anche è cattivo che abbia l'aiuto di cui ha bisogno... e chi sta fuori? Chi deve stare accanto alla sofferenza che si vede negli occhi di chi ha fatto del male assieme a quella di chi il male l'ha subito?
Benedire non è un gesto facile.
Personalmente non credo si debba benedire un cannone; ma come prete sento di aver da dire qualcosa quando un cannone viene fatto. Sento di poter pregare Dio che ci faccia capire come è storto un mondo dove si deve o si ritiene di dover spendere tanta energia per produrre un'arma distruttiva; sento di poter pregare Dio perché quello strumento di morte non lo si debba mai usare. E poiché sono lì con loro sicuramente chiederò a Dio che i ragazzi che ci salgono sopra stasera tornino a casa ancora vivi... e che sia concesso loro di non dover sparare nemmeno un colpo perché, fosse oggi, verrà il giorno in cui il cannone verrà fuso per farne vomeri per arare la terra.

Perdonatemi; lo so che qualcuno disprezza questi pensieri, ma anche lì preferisco esserci anziché no per avere qualcosa da dire....ho qualcosa da dire a chi ha fatto il cannone, al mondo in cui si sente il bisogno di farlo ma soprattutto ai ragazzi che ci salgono sopra; vi garantisco che ne ho conosciuti pochi che sperano di sparare su qualcuno. Ne ho conosciuti molti di più con la paura di non tornare o i bernoccoli in testa dopo esser andati.

E' poi chiaro; dietro la guerra c'è sempre molta retorica e fumo per nascondere la verità. So che la Chiesa talvolta ha collaborato con questo; so anche che ha generato profeti coraggiosi che hanno pagato con sofferenza e talvolta con la vita la loro lotta pacifica contro ogni ipocrisia.

Spendo una parola -leggevo l'altro giorno qualcosa su un sito- sui cappellani militari, le stellette e i gradi. Se se ne vuol fare una questione di principio si possono dire tante cose, ma vi garantisco che per operare dentro una realtà come quella di cui parliamo bisogna esserci inseriti dentro altrimenti non è possibile...

Beh... ho buttato giù di getto qualche pensiero; grazie per l'opportunità della riflessione e anche per le eventuali osservazioni che, come sapete, mi sono sempre gradite e di stimolo.

Un abbraccio
don Luca
Cappellano della Polizia