Le radici dello scoutismo sono radici di pace!
Nel quarto articolo della Legge tutti gli scout recitano “sono amici di tutti e fratelli di ogni altra Guida e Scout”.
Il fondatore dello scoutismo, Lord Robert Baden Powell, vissuto tra il 1857 e il 1941, visse entrambi i conflitti mondiali e riteneva fermamente che Scout e Guide potessero costituire potenzialmente una forza di pace. Queste le sue parole:
Tutti i popoli, in tutti i Paesi, desiderano pace, felicità e prosperità. Recenti insegnamenti concreti hanno mostrato loro che nessuna di tali cose può essere ottenuta con la guerra, e che al contrario la guerra apporta miseria e rovina per tutti. Eppure essi persistono nella guerra ed anche adesso stanno spendendo somme ingenti per prepararsi a combattere. A dispetto della loro cosiddetta civiltà, a dispetto degli insegnamenti della religione, essi ritornano ad una brutalità primitiva, resa ancor selvaggia delle invenzioni scientifiche. È veramente un mondo pazzo!
Dal 1 al 12 agosto 2023, i rappresentanti dello scoutismo si incontreranno a Saemangeum, nella contea di Buan in Corea del Sud, per un Campo mondiale.
L’evento prende il nome di Jamboree, “marmellata di ragazzi” e sarà il 25° Jamboree mondiale dello scoutismo. Tanti passi sono stati fatti da quell’agosto 1920 quando Baden Powell convocò ad Olimpia, Londra, il primo Jamboree della storia dello scautismo. Presso l'Olympia Palace, un enorme padiglione per esposizioni dal tetto di vetro, si riuniscono 8000 scout provenienti da 21 Paesi diversi e da 12 colonie inglesi. Baden Powell propone agli scout che per la prima volta si riuniscono nel Jamboree, di impegnarsi solennemente nello sviluppare la pace tra gli uomini attraverso l'accoglienza delle differenze che caratterizzano i diversi popoli della terra, la tolleranza, l'apertura allo scambio reciproco. Così la fraternità scout può contribuire a sviluppare la solidarietà.
Fratelli scout,
vi chiedo di fare una scelta solenne. Esistono fra i vari popoli del mondo differenze di idee e di sentimenti, così come ne esistono nella lingua e nell'aspetto fisico. La guerra ci ha insegnato che se una nazione cerca di imporre la sua egoista volontà alle altre, è fatale che ne seguano crudeli reazioni. Il Jamboree ci ha insegnato che se facciamo prova di mutua tolleranza e siamo aperti allo scambio reciproco, la simpatia e l'armonia sprizzano naturalmente. Se voi lo volete, partiamo da qui con la ferma determinazione di voler sviluppare questa solidarietà in noi stessi e tra i nostri ragazzi, attraverso lo spirito mondiale della fraternità scout, così da poter contribuire allo sviluppo della Pace e della felicità nel mondo e della buona volontà fra gli uomini.
Fratelli scout, rispondetemi: volete unirvi in questo sforzo? [il grido dei ragazzi fu unanime] Dio vi assista nel vostro lavoro e vi accompagni sempre!
Queste parole, pronunciate nel 1920, sono parole per oggi, per un “adesso” di pace che si manifesta con urgenza! Questa sera vi chiediamo e chiediamo ad ogni scout, di ricordare la chiamata di Baden Powell perché il mondo ha bisogno di sinceri operatori di pace!
Nei mesi scorsi, già in clima di guerra, l’AGESCI (Associazione Guide e Scout Cattolini Italiani) ha pubblicato un documento, approvato dal Consiglio Generale, dal titolo Artigiani di pace.
Oggi, ad un anno dallo scoppio del conflitto, ne vogliamo dare lettura.
Artigiani di Pace
La guerra è il demonio che opera tramite la meschina vanità degli uomini.
La Pace è Dio che opera tramite l’amore per tutti.
B.-P., luglio 1931
L’educazione, se è tale, non ha bisogno di altre specificazioni perché è, per sua stessa natura, liberante e contribuisce alla costruzione di una umanità piena e realizzata. Per noi, che abbiamo scelto di essere educatori per rispondere a una Chiamata, educare è portare a tutti l’amore e la tenerezza di Dio.
La nostra storia, il passato e il presente, il nostro metodo educativo, le esperienze che viviamo insieme alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi sono il più grande antidoto contro la violenza e sono tutte rivolte alla formazione di uomini e donne pacificati e, perciò, pacifici.
Questo lo abbiamo chiaro e vivo nel nostro cuore e nella nostra mente, anche se occorre ribadirlo perché non diminuisca la nostra consapevolezza. Il tempo drammatico che viviamo, oggi richiede un passo ulteriore per contrastare la cultura della menzogna, della violenza, con l’obiettivo profetico di cancellare la guerra dalla storia.
Per questo occorre, prima di tutto, rifiutare la logica per cui si parla di Pace solo quando scoppia una nuova guerra.
Vogliamo formare donne e uomini nonviolenti, che abbiano fiducia in sé e negli altri; che sappiano intervenire in modo creativo e personale nella realtà che li circonda, per accrescerne l’umanità; che si impegnino a risolvere attivamente i conflitti senza violenza e prevaricazione, ma facendo leva sulle risorse costruttive già presenti e sviluppandone altre; che sappiano operare nel quotidiano per la ricerca della verità, senza darla per scontata né rivendicarne l’esclusivo possesso.
Assumendoci tutte le responsabilità che comporta la necessità della profezia, intendiamo ribadire che dalla guerra se ne esce investendo sulla Pace e non sulla guerra stessa. Il nostro rifiuto della violenza in ogni sua forma deve essere, oggi più che mai, radicale. Risuonano forti in noi le parole del Patto associativo: «Ci impegniamo a rifiutare decisamente […] tutte le forme di violenza, palesi ed occulte, che hanno lo scopo di uccidere la libertà e di instaurare l’autoritarismo e il totalitarismo a tutti i livelli, di imporre il diritto del forte sul debole […] Ci impegniamo a formare cittadini del mondo ed operatori di Pace, in spirito di evangelica nonviolenza, affinché il dialogo ed il confronto con ciò che è diverso da noi diventi forza promotrice di fratellanza universale».
Non vogliamo apparire ingenui: sappiamo bene che oltre un centinaio di conflitti nel mondo non possono cessare da un giorno all’altro. Tuttavia siamo certi che, come diceva don Tonino Bello, “la speranza è opera di muratori” e che dunque la costruzione della Pace universale diventa un preciso progetto politico, che può realizzarsi se c’è la consapevolezza che “siamo sulla stessa barca e dobbiamo remare tutti insieme” (Papa Francesco) come un’unica comunità di destino (E. Morin). Ecco perché perseverare nella nostra opera educativa, volta a costruire una cultura di Pace, fatta di relazioni autentiche e profonde, di scouting, di ecologia integrale, di costruzione di nuovi stili di vita, di sobrietà, di consumo critico.
Al contempo vogliamo ribadire con tutta la forza possibile che non può esserci Pace senza giustizia, perdono e riconciliazione, uguaglianza sociale, lotta alla povertà e redistribuzione delle ricchezze, dialogo tra culture e fedi religiose, diritto alla salute, un lavoro dignitoso e l’istruzione per tutti.
Crediamo sia opportuno che l’Agesci torni a far sentire la sua voce su tutte queste fondamentali questioni perché, come ricorda il nostro Patto associativo «La diversità di opinioni presenti nell’associazione è ricchezza e stimolo all’approfondimento delle nostre analisi; tuttavia non deve impedirci di prendere posizione in quelle scelte politiche che riteniamo irrinunciabili per la promozione umana».
Far sentire la nostra voce pubblicamente è fondamentale, oltre che per affermare la nostra volontà e disponibilità nel prenderci cura di ogni donna e uomo, anche per dire alle nostre ragazze e ragazzi che c’è continuità e congruenza tra ciò che viviamo e proponiamo nei nostri Gruppi e quello che testimoniamo nella società, con le nostre scelte quotidiane. Testimoniare è mostrare uno stile di vita reale, concreto e quotidiano. È vivere nel mondo senza essere del mondo. È ribadire che un altro mondo non solo è possibile, ma è già incarnato. Per farlo crescere è necessario un grande impegno educativo e saper accogliere e far agire lo Spirito.
Con la speranza, la passione, la creatività, l’abilità e la pazienza dell’artigiano vogliamo:
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operare affinché le nostre Comunità capi diventino veri laboratori di riconciliazione, dove vivere la fratellanza e far divenire prassi quotidiana l’accoglienza dell’altro;
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formare i capi affinché acquisiscano una sensibilità specifica nella gestione nonviolenta dei conflitti;
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promuovere l’incontro, anche scomodo, con il volto dell’altro, attraverso esperienze autentiche e forti, consapevoli che i conflitti e tutte le guerre “trovano la loro radice nella dissolvenza dei volti” (don Tonino Bello);
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abitare i nostri territori uscendo dalle sedi per incontrare l’umanità invisibile, accogliere quel punto di vista altro che ci apre a possibili realtà di Pace e di giustizia;
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essere presenti ai tavoli della società civile al fianco di chi opera in prima linea per promuovere la Pace e difendere i diritti di tutte le donne e gli uomini, con la consapevolezza che non bastiamo a noi stessi e che, solo insieme, diamo concretezza ai sogni;
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guardare alla nostra storia non per alimentare la nostalgia, ma per essere memoria operante che affronta le sfide di oggi con rinnovato slancio; la valorizzazione delle esperienze vissute aumenta la consapevolezza e rafforza l’intenzionalità educativa.
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Lo spirito che deve ispirare il nostro servizio è espresso con efficacia in uno splendido verso di Aldo Capitini, autentico artigiano della Pace, che sottolinea come la nonviolenza è un COMINCIARE senza aspettare che altri lo facciano. “Prima che tu sorridi, ti ho sorriso”. In queste parole possiamo ritrovare tutta la forza rivoluzionaria e generativa della Buona Notizia che è l’amore di Cristo per l’uomo. Sorridere prima, senza aspettarsi di essere ricambiati. Impegnarsi prima, senza che gli altri si impegnino. Amare per primi, senza aspettarsi di essere amati. È l’amore di Cristo, che ci ha amati per primo, che suscita in noi la passione, lo slancio, la forza straordinaria capace di trasformarci e trasformare il mondo.
Il Consiglio generale dell’AGESCI Sacrofano, 4 luglio 2022
Pontremoli, 24 febbraio 2023
AGESCI Gruppo Pontremoli 2