Quando, come AAdP, abbiamo cominciato a delineare un incontro sulla situazione dell'Africa mediterranea, gli eventi libici non avevano ancora preso l'attuale piega drammatica, ancora l'attenzione era centrata sulla rivolta araba che scuoteva i regimi egiziano e tunisino. Sull'onda di quelle emozioni, mentre l'Occidente, colto di sorpresa, sembrava trincerarsi dietro le proprie paure (la paura dell'avanzata del fondamentalismo islamico, la paura del terrorismo e di una ulteriore affermazione di al Qaeda, la paura di un esodo di massa, la paura di veder destabilizzata un'area politicamente ed economicamente strategica…) se non addirittura rimpiangere le sicurezze garantite proprio dai dittatori, ci è sembrato importante creare uno spazio di conoscenza, di approfondimento, di destrutturazione degli stereotipi: cosa conosciamo della realtà variegata del mondo arabo? Di questi popoli che negli ultimi mesi hanno riempito le piazze? Della loro cultura e delle loro aspirazioni? Perché l'Europa e noi stessi non abbiamo saputo cogliere i segnali di disagio, paghi dei buoni rapporti con regimi di fatto dittatoriali? Perché l'Occidente non sa rinunciare a tali ipocrisie? E quali scenari potranno ora aprirsi?
E mentre balbettavamo intuendo di trovarci di fronte a "prove di democrazia" inattese, ma foriere forse di un futuro inedito e quanto mai stimolante, ci accorgevamo di non poter separare queste istanze di libertà dai complessi scenari internazionali pilotati dalle potenze economiche e dai dettami della real-politik; né potevamo prescindere dal ruolo stesso dell'Europa, dalle sue responsabilità storiche, ma anche, forse, dalle sue attuali potenzialità nel sostenere queste spinte nuove…
Su queste domande appena abbozzate è piombata la crisi libica ed il precipitare degli eventi ci ha colti di sorpresa e ci ha posti di fronte a domande ancora più difficili, anche in rapporto ai fondamenti costitutivi - pacifismo, nonviolenza - a cui ci richiamiamo: poteva la comunità internazionale, a fronte degli appelli degli insorti, consentire a Gheddafi di perpetrare impunemente la carneficina del suo popolo? Ma perché non tentare vie diplomatiche e immediate sanzioni e pressioni economiche? Possono i bombardamenti essere una risposta umanitaria che protegge la popolazione civile? Perché in Libia sì e non altrove, nei molti paesi dove i diritti umani sono calpestati e gli oppositori eliminati? E perché anche i pacifisti sono rimasti a lungo in silenzio? Perché ci risvegliamo solo quando gli eventi ci coinvolgono e ci superano? Se vogliamo essere onesti, dobbiamo riconoscere infatti che anche noi non siamo esenti da ipocrisie e che, di fronte alla complessità delle situazioni, non è sempre facile discernere la via giusta…
Il senso dell'incontro odierno è quello di condividere con altri questi interrogativi, amplificarli, lasciare che insinuino in noi dubbi su letture stereotipate e semplificatrici, che ci aprano al desiderio di capire.
Nel titolo - "Venti di libertà: un altro Nord Africa è possibile?" - abbiamo cercato di sintetizzare questo percorso; se dovessimo costruire una scaletta, potremmo suggerire questi spunti:
- prove di democrazia e scenari internazionali
- il ruolo dell'Europa
- oltre la guerra ...
Venti di Libertà... Un altro Nord Africa è possibile? - presentazione dell'iniziativa
- AAdP
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