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Chernobyl è diventata ormai un’icona mediatica e, intorno alla tragedia, ha prodotto – esaltandole - modalità di attrazione che rispecchiano quelle tipiche dell’industria del marketing. Una di queste modalità è rappresentata dall’“accoglienza dei bambini di Chernobyl”. Nulla di strano e nulla di male! Ci si aspetterebbe, però, che, dopo quasi 20 anni, un sentimento di maggiore consapevolezza pervadesse il vasto movimento dell’accoglienza. Forse non è cosi e se è così, probabilmente, mancano gli strumenti per esplicitarla.

L’emendamento governativo all’art.5 della legge di conversione del decreto-legge  n.34 del 2011, approvato col voto di fiducia della Camera del 24 maggio, rivela in maniera palese l’intento del legislatore, del resto apertamente dichiarato dal Presidente del Consiglio e dai principali esponenti della maggioranza, di impedire lo svolgimento del referendum abrogativo contro l’istallazione in Italia di centrali nucleari, già fissato per il 12 e il 13 giugno.

Apocalisse significa rivelazione. Che cosa ci rivela l'apocalisse scatenata dal maremoto che ha colpito la costa nordorientale del Giappone?
Non o non solo - come sostengono più o meno tutti i media ufficiali - che la sicurezza (totale) non è mai raggiungibile e che anche la tecnologia, l'infrastruttura e l'organizzazione di un paese moderno ed efficiente non bastano a contenere i danni provocati dall'infinita potenza di una natura che si risveglia. Il fatto è, invece, che tecnologia, infrastrutture e organizzazione a volte - e per lo più - moltiplicano quei danni, com'è successo in Giappone, dove la cattiva gestione di una, o molte, centrali nucleari si è andata ad aggiungere ai danni dello tsunami.

L’ennesima, ulteriore esplosione di ieri sera, ha ulteriormente aggravato il già fosco scenario della crisi atomica giapponese. Sono ormai quattro i reattori in gravissima emergenza, e proprio mentre scrivo giungono notizie di incendio dal reattore numero 4. “Non è come a Cernobyl” si affretta ad affermare l’agenzia per la sicurezza atomica giapponese, ma è screditata e giudicata poco attendibile dalla popolazione, come ha riportato l’inviato Pietro Longo della RAI.