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Da quando sono iniziati gli scontri a Gerusalemme, alla porta di Damasco e alla spianata delle moschee, la protesta e la violenza si e’ scatenata, tra la popolazione, sino ad avere piu’ di 200 focolai di rivolta tra citta’ e villaggi in tutto il Paese. Stiamo assistendo inermi, ad una violenza uomo contro uomo inaudita, una violenza che sta esplodendo con tutta la rabbia da entrambi le parti, giovani israeliani e giovani arabi, forse ereditata dal grande fallimento delle risoluzioni applicate nel 1967, e dall’indifferenza della comunita’ internazionale di trovare una soluzione per il conflitto tra Israele e Palestina, che sembra ormai arrivato ad un tragico bivio: siamo sull’orlo di una guerra civile.

«Se qualsiasi altro Paese facesse un decimo di quello che fa Israele, andrebbero a bombardarlo. La complicità della politica e dei media italiani davanti al massacro dei palestinesi, a sostegno dei circoli filo-israeliani scesi in piazza ieri, è semplicemente vergognosa. Al fianco del popolo palestinese in lotta contro l'occupazione».

Siamo un gruppo di giovani ebree ed ebrei italiani.

In questo momento drammatico e di escalation della violenza sentiamo il bisogno di prendere la parola e dire #NotInOurNames, unendoci ai nostri compagni e compagne attivisti in Israele e Palestina e al resto delle comunità ebraiche della diaspora che stanno facendo lo stesso.

Abbiamo già preso posizione come gruppo quest’estate condannando il piano di annessione dei territori della Cisgiordania da parte del governo israeliano e il nostro percorso prosegue nella sua formazione e autodefinizione.

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