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Per chi non la conoscesse, basterebbe dire che Nadia Urbinati, riminese, è titolare della prestigiosa cattedra di scienze politiche alla Columbia University di New York. O che nel 2008 è stata insignita del titolo di Commendatore al merito della Repubblica Italiana, per aver «dato un significativo contributo all’approfondimento del pensiero democratico e alla promozione di scritti di tradizione liberale e democratica italiana all’estero». Pochi, meglio di lei, insomma, possono offrirci gli strumenti per leggere in filigrana quel che sta accadendo in questi difficile fase della storia dell’Italia che, sperando sia passeggera, continuiamo a definire crisi. E che più passa il tempo, più genera frustrazione, disillusione, rabbia.

Ho letto che il limite del civismo sarebbe la sua deriva nel localismo che impedisce una politica di ampio respiro necessaria alla soluzione di problemi che non sono più particolari, ma interconnessi.

Gli amici non capiscono la mia acrimonia verso Renzi, alcuni mi rimproverano un pessimismo preconcetto per cui mi invitano a dargli tempo, a metterlo alla prova, che è poi la richiesta che fa lui. Sono tutti amici cui voglio molto bene, non respingo i richiami, provo anzi a spiegarmi.