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Una vera forza di interposizione per difendere la società civile siriana

Pubblichiamo il testo della lettera aperta scritta il 23 maggio u.s. a Kofi Annan, inviato speciale delle Nazioni unite e della Lega araba per la crisi siriana, da Paolo Dall'Oglio, gesuita e fondatore della Comunità monastica di Deir Mar Musa. Nella lettera, che il gesuita intende consegnare personalmente all'ex Segretario generale dell'Onu, si chiede la creazione di una forza di interposizione di tremila caschi blu, per garantire il rispetto del cessate-il-fuoco e la protezione della popolazione civile, accompagnati da trentamila volontari della società civile che sostengano la ripresa della vita democratica nel Paese.

Ecc.mo Signor Kofì Annan, Segretario Generale emerito dell'Onu,

Pace e bene. Con questa pubblica comunicazione vorrei esprimerle innanzi tutto gratitudine per aver accettato questo incarico delicatissimo per la salvezza della Siria e per la pace regionale. Ci aggrappiamo alla sua iniziativa come dei naufraghi a una zattera! Lei è riuscito a superare lo scoglio dell'opposizione russa a qualunque proposta che comportasse un autentico cambiamento democratico. In prospettiva, la Siria può e deve costituire un elemento di bilanciamento delle problematiche regionali e non un cancro corrosivo. Mi sembra che una maggioranza di siriani ragioni in termini di equilibrio multipolare e non in quelli d'una nuova guerra fredda. Il popolo siriano è tradizionalmente antimperialista, ma molto di più è a favore della creazione d'un polo arabo che ne rappresenti il diffuso desiderio di emancipazione e autodeterminazione. Un sentimento questo che implica l'aspirazione a vera democrazia e riconosciuta dignità delle componenti culturali e religiose di questa società e degli individui umani che la compongono.

La dinamica regionale è marcata oggi da una difficoltà reale dì convivenza tra popolazioni sciite e sunnite e di concorrenza tra esse. Ciò provoca anche grave disagio alle altre minoranze, innanzitutto quelle cristiane. La primavera araba, caratterizzata inizialmente dalla richiesta, specie giovanile, dei diritti e delle libertà, rischia la deriva confessionale violenta specie quando l'irresponsabilità internazionale favorisce la radicalizzazione del conflitto.

Signor Annan, lei sa meglio di chiunque altro che il terrorismo internazionale islamista è uno dei mille rivoli “dell'illegalità-opacità” globale (mercato di droga, armi, organi, individui umani, finanza, materie prime ...). La palude interconnessa dei diversi «servizi segreti» è contigua alla galassia della malavita anche caratterizzata ideologicamente e/o religiosamente. Meraviglia che pochissimi giorni siano bastati ad altissimi rappresentanti dell'Onu per accettare la tesi della matrice «qaedista» degli attentati «suicidi» in Siria. Una volta accettata mondialmente la tesi liberticida che in loco c'è solo un problema d'ordine pubblico, non rimane che aspettarsi il ritiro dei suoi caschi blu disarmati per lasciare alla repressione tutto lo spazio necessario a conseguire il «male minore». Che la potenza nucleare e confessionale israeliana abbia interesse in una guerra civile a bassa intensità e lunga durata è solo un corollario al teorema. Si aggiunga che «gli arabi» non sono culturalmente maturi per la democrazia «reale» e il gioco è fatto! Resta in alternativa l'opzione della frantumazione su base confessionale del Paese, magari ritagliando ai caschi blu un ruolo anti strage per evitare disdicevoli eccessi bosniaci.

A causa delle esperienze non sempre felici degli osservatori Onu, l'ottimismo resta condizionato all'emergenza d'una concreta volontà negoziale nel Consiglio di Sicurezza e all'interno del paese e a una larga assistenza da parte della società civile internazionale a quella locale. Tremila caschi blu e non trecento sono necessari a garantire il rispetto del cessate il fuoco e la protezione della popolazione civile dalla repressione per consentire una ripresa della vita sociale e economica. È urgente chiedere l'abolizione delle sanzioni non personalizzate che puniscono le parti più deboli e innocenti della popolazione.

C'è inoltre bisogno di trentamila «accompagnatori» nonviolenti della società civile globale che vengano ad aiutare sul terreno l'avvio capillare della vita democratica. Si tratta di favorire un'organizzazione statale basata sul principio di sussidiarietà e del consenso, eventualmente favorendo quella struttura federale più corrispondente alle principali particolarità geografiche (la federazione è l'esatto contrario della spartizione!). Solo dando fiducia all'autodeterminazione delle popolazioni sul piano locale si potrà riportare l'ordine e combattere ogni forma di terrorismo senza ricadere nella repressione generalizzata e settaria.

È opportuno e urgente creare delle commissioni locali, di riconciliazione, protette dai caschi blu e in coordinazione con le agenzie Onu specializzate, anche in vista della ricerca dei detenuti, rapiti e scomparsi delle diverse parti in conflitto. Sarà anche necessario porre al più presto la questione della riabilitazione civile dei giovani coinvolti in organizzazioni terroriste e malavitose.

Lei ha ripetuto che per riappacificare occorre un processo politico negoziale. Ma si può immaginare questo senza un vero cambiamento nella struttura del potere, specie in una situazione come questa dove il governo è una facciata e anche il regime al potere obbedisce a un oscuro gruppo di supergerarchi? Bisogna salvare lo stato, certo. Esso è di proprietà del popolo. Ma prima è necessario liberarlo.

La sua iniziativa, caro Signor Annan, segna una tappa rivoluzionaria nel percorso dell'esercizio della responsabilità internazionale nella soluzione dei conflitti locali. La presenza disarmata dell'Onu oggi in Siria è una profezia gandhiana che vale ben oltre la crisi puntuale che si vuole così risolvere. La priorità sia allora quella di proteggere la libertà d'opinione e d'espressione della società civile siriana senza la quale è impossibile perseguire gli altri obiettivi essenziali alla pacificazione nazionale.


Padre Paolo Dall'Oglio è un padre gesuita del monastero di Deir Mar Musa (Siria), Dal 30 maggio padre Dall'Oglio vive a Qsuayr dove ha attuato un digiuno nonviolento

Fonte: "Azione nonviolenta" – rivista fondata da Aldo capitini nel 1964, n. 583 – anno 49 di Luglio 2012