ATTENZIONE: In tutta questa storia la manipolazione e la strumentalizzazione delle parole raggiunge vette mai toccate. Pace, accordo del secolo, opportunità storica, proposta, soluzione, negoziato, scambio... sono espressioni completamente svuotate del loro significato autentico e riempite del loro opposto: diktat, ricatto, imposizione, minacce, illegalità, truffa,...
Il cosiddetto “Piano di Trump per il Medio Oriente” è un monumento all’arroganza e all’arbitrio. Viola e attacca il diritto e la legalità internazionale, le convezioni e le risoluzioni internazionali. Cancella molti dei diritti fondamentali dei palestinesi. Ruba gran parte della terra destinata ad accogliere uno stato palestinese.
Il “Piano di Trump” offre al governo d’Israele la possibilità di realizzare molti dei suoi disegni proibiti dal diritto internazionale. E non è difficile prevedere che autorizzerà nuovi abusi, violenze, devastazioni, violazioni dei diritti umani alle spese di persone che da 53 anni si trovano in balia di un occupazione militare e un potere incontenibile.
E’ naturale che i palestinesi lo rifiutino e si preparino a soffrire le sue conseguenze. Ma come reagiranno gli altri? Cosa faranno i governi e le istituzioni che ancora si dicono amanti del diritto e della legalità internazionale?
Al piano di Trump si deve rispondere con un vero piano di pace basato sull’effettivo riconoscimento del diritto internazionale dei diritti umani e del principio universale di uguaglianza. Ai palestinesi devono essere riconosciuti la stessa dignità, gli stessi diritti e la stessa sicurezza degli israeliani. Gerusalemme deve diventare la capitale dei due stati, abitata da due popoli e tre religioni, e la capitale del mondo intero. Li dobbiamo spostare il quartier generale dell’Onu e da lì dobbiamo dare inizio ad un nuovo cammino dell’umanità che ci possa allontanare dal precipizio sul quale ci siamo esposti.
Un solo merito dobbiamo riconoscere al piano di Trump. Quello di aver riportato al centro dell’attenzione internazionale la condizione miserevole del popolo palestinese. Troppi “amanti dei diritti umani e della pace” hanno messo in archivio la tragedia palestinese dimenticando quello che ebbe a dire il Cardinal Carlo Maria Martini: “Quello tra la Palestina e Israele è uno dei processi di pace più delicati e difficili ma insieme più necessari del pianeta. Non ci sarà pace nel mondo finché non regnerà in quelle terre piena pace. E tutti gli sforzi di pace in quelle terre avranno una ripercussione straordinaria sul pianeta intero.”
Ieri si è aperta una fase nuova. Pericolosa. L’avvenire della pace (non solo in Terra Santa), del diritto e della legalità internazionale (non solo del popolo palestinese), è sempre più incerto. Nessuno resti alla finestra.
Mettiamo da parte gli slogan, le frasi fatte, le tesi di ieri e le invettive. Cerchiamo di capire come stanno realmente le cose, ricominciamo a leggere e studiare. Riscopriamo il valore della vicinanza e della solidarietà.
Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace
Perugia 29 gennaio 2020
Tavola della Pace, via della Viola 1 06122 Perugia
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