I Giovani studenti sono entrati in scena con un movimento mondiale di protesta, che fa nascere una speranza …ma la situazione globale e tragicamente debole.
Bisogna prender atto che (come è stato detto nel rapporto sul cambiamento climatico presentato dalla conferenza indetta dall’ONU (IPCC) lo scorso ottobre in Corea, sta assumendo un andamento irreversibile. Ce lo dicono i ghiacciai continuano ad arretrare e non torneranno più come prima; e così le calotte polari. In tutto l’emisfero boreale si sta sciogliendo il permafrost, liberando quantità sterminate di metano (un gas di serra 20 volte più potente della Co2).
Che altro metano viene sprigionato dal riscaldamento dei fondali artici, il quale farà alzare non solo il livello del mare… ma cambieranno le correnti marine, e i monsoni, altereranno completamente l’assetto climatico del pianeta, moltiplicando, come già accade, gli eventi estremi destinati a trasformarsi in catastrofi.
La realtà descritta in quel rapporto Onu, anche se hanno cercato di minimizzarla, per non dispiacere ai Paesi come gli USA, Brasile, Australia, Arabia Saudita, ecc… perché non vogliono ridurre l’estrazione del petrolio e carbon fossile… ci dice che nelle aree tropicali, avanza velocemente ovunque il deserto, con un processo di continua distruzione del verde rimasto, che obbliga milioni di persone a emigrare per sopravvivere...
Ci dice che le malattie mortali causate dall’inquinamento dell’ambiente sono di più di quelle causate dal fumo (circa il 25% delle persone muoiono a causa dell’inquinamento)
Ci dice che gli obiettivi fissati al vertice di Parigi nel 2015 sul clima sono insufficienti, ma nemmeno quelli sono stati rispettati. Il tempo passa e tutti i cambiamenti in corso stanno subendo un’accelerazione imprevista.
Ora la speranza dei giovani studenti in Europa e nell’avvicinarsi delle elezioni Europee, è quella di vedere inserire nei programmi elettorali, impegni precisi rispetto all’esigenza di una conversione ecologica dell’economia, al fine di rispondere in modo adeguato alle catastrofi ambientali, che in Italia vediamo periodicamente attraverso inondazioni, frane, crolli e devastazioni ambientali dei territori in tutti i Paesi.
Penso che dopo lo sciopero mondiale degli studenti, si svilupperà un ampio dibattito … verranno fatti meeting, convegni con economisti, politici, giornalisti, (più o meno preparati), i quali parleranno della necessità di avere governi di “buona volontà”, sulle cose fare, sulla necessità di definire un nuovo modello economico e sociale… diranno che occorre intervenire sul settore energetico, diminuendo le emissioni di co2 che generano “l’effetto serra”, causate dall’energia del petrolio e sostituendola con nuove energie rinnovabili pulite…
Diranno che occorre intervenire per il recupero e riciclo dei rifiuti solidi e urbani, secondo la logica dell’economia “circolare”, riutilizzando i materiali riciclati e gli eccessi di produzione a partire da quella alimentare.
Diranno sulla necessità di interventi nei diversi settori industriali a partire dal settore edilizio, quello metalmeccanico, quello agroalimentare, ed anche la costruzione di infrastrutture per convertire lo sviluppo rendendolo compatibile con l’ambiente;
Qualcuno dirà anche che è necessità una “decrescita felice”, perché le risorse del nostro Pianeta non sono eterne … tutte cose che già conosciamo… ma con le parole, ed il solo movimento degli studenti… niente o molto poco cambierà, perché i meccanismi del potere del capitalismo, resteranno invariati, con le imprese che metteranno sempre al centro delle loro scelte il maggior profitto e non certo la salvaguardia del Pianeta!
Allora cosa necessario fare?
A mio parere, non mancano le conoscenze sul cosa fare… manca la volontà politica ed economica finalizzata al cambiamento … e per quanto sia importante, lo sciopero mondiale do gli studenti… vanno coinvolti gli operai… i lavoratori produttori di beni… al fine di farli scioperare per poter obbligare con il conflitto di classe necessario, i poteri forti economici, finanziari, a cambiare nel profondo, riconvertendo l’economa, anche a costo di ridurre i loro profitti!
La conversione ecologica, non può essere pensata come qualche cosa che dipende solo dalla macchina dello Stato e dal potere politico di governo, bisogna prendere atto di quello che è avvenuto negli ultimi decenni con gli Stati-nazione, che hanno perso la loro sovranità, delegandola ad organismi sovranazionali, privi di legittimazione democratica, e non è razionale pensare che basti arrivare al governo del Paese e dell’Europa, per imporre scelte fondamentali di conversione ecologica/industriale… per il fatto che i diversi governi che ci sono stati sino ad oggi e quelli che sono all’orizzonte - sia liberali, socialdemocratici o sovranisti - sono tutti orientati in termini liberisti ma soprattutto, perché gli imprenditori, pur di incrementare il loro profitto, anziché investire in modo adeguato nell’innovazione, nella ricerca, nella riconversione ambientale/industriale, preferiscono non rischiare i loro capitali verso investimenti innovativi continuando a ridurre il costo del lavoro, dei diritti e dei salari… e puntando sempre più i loro capitali nelle attività finanziarie più redditizie.
Hanno ampliato un mercato globale che continua a sfuggire ad ogni controllo politico, ed imposto lo smantellamento dello stato sociale e dei “Diritti dei Lavoratori”, decretando nei fatti, anche la fine di una contrattazione sindacale decente nei confronti del governo e del padronato.
Allora credo che solo se saremo in grado di ricostruire nei luoghi di lavoro, un forte conflitto sociale ed una rappresentanza partecipativa, che contratta tutto al fine di cambiare dal basso il modo di produrre, gli organici necessari, la qualità delle prevenzione ambientale, e la nuova finalità ecologica delle produzioni, abbiamo una qualche possibilità di riuscita a convertire ecologicamente produzioni a partire da quella degli armamenti… ed è assieme al “moto operaio”, va rilanciata la lotta rivendicativa anche nelle scuole, con i comitati di lotta e movimenti, nei territori contro la distruzione dell’ambiente, nelle città e nei quartieri contro il degrado, per un modo nuovo di costruire e vivere il territorio… chiamando al confronto Padronato, Governo ed Istituzioni ..
Credo infine che chi sostiene che oggi non sia più possibile ricostruire la forza contrattuale della classe lavoratrice perché non è più centrale, in quanto è cambiato “il Mondo”… il modo di produrre… perché con la globalizzazione la forza lavoro è diventata precaria e debole.. perché l’innovazione informatica e tecnologica non lo permette più, ecc… di fatto ha già fatto una scelta di subordinazione al sistema…con una prospettiva di distruzione anche del Pianeta Terra…- e se ha ruoli di direzione nel Sindacato o nella sinistra, farebbe bene a cambiare mestiere.
Occorre ricostruire l’identità, e la forza della soggettività della classe operaia, come l’abbiamo conosciuta in altre epoche storiche… con una rappresentanza partecipativa che nei luoghi di lavoro, al fine di riconquistare il potere di contrattazione in fabbrica, sul come si lavora, sul per cosa si lavora … sapendo che ogni prospettiva di conversione ecologica se non coinvolge direttamente i produttori… i proletari… non sarà mai possibile farla .
Umberto Franchi
Lucca 15 marzo 2019