Martedì 7 febbraio 2012, alle ore 12, presso l'atrio del comune di Massa verranno presentate alla stampa e al pubblico le ragioni che hanno spinto associazioni ambientaliste e gruppi associativi (Italia Nostra nazionale, CAI regionale,Legambiente, La Pietra Vivente, GIROS, mountain Wilderness, Salviamo le Apuane, Amici della Terra ecc.ecc) a chiedere al Parco delle Alpi Apuane l'apertura di un'inchiesta pubblica che evidenzi i danni prodotti dalle cave Padulello e Focolaccia nel monte Tambura; Cantonaccio, Colpelato, Poggio di Sante e Cattana lisciata, nella parete Nord del Pizzo d'Uccello. L'escavazione selvaggia, che spesse volte non rispetta l'area concessionata e le relative prescrizioni, si configura come un danno ambientale di notevoli proporzioni, come è sotto gli occhi di tutti, basta pensare alle modifiche subite dal crinale della Tambura, e mette in pericolo sia gli abitati vicini, a causa dei ravaneti presenti nel letto dei torrenti, sia l'apporto idrico delle sorgenti nel versante di Equi e soprattutto nel versante massese ( sorgente del Frigido a Forno). Olii esausti e marmettola penetrano nella cavità carsiche dell'alta Tambura che sono in collegamento con le sorgenti nominate e cementano ruscelli sotterranei e pozze, come è capitato per il rifugio Aronte, il più alto e il più antico (1902) della catena, privato oggi di una vena d'acqua. L'inquinamento causato anche dalle polveri presenti nell'atmosfera, il pericolo per l'uso di esplosivi, il rumore assordante delle lavorazioni e i disagi per il trasporto su camion dei materiali estratti (una strada raggiunge oggi il Padulello) contrastano con l'attività turistica, impediscono agli escursionisti l'accesso a sentieri e ferrate e infrangono le leggi di tutela italiane e comunitarie.
Tutto questo, infatti, capita in un'area che recentemente ha avuto il riconoscimento Unesco come geoparco ed è vincolata dal Codice del Paesaggio perché situata oltre i 1200 metri e sede di antichi ghiacciai, un'area soggetta a vincolo in quanto inserita tra i siti Natura 2000 e dunque sito di importanza regionale, nazionale e comunitaria, e tutelata dalla Direttiva Habitat della CEE per l'ambiente naturale, la flora e la fauna selvatica presenti.
Fonte: Italia Nostra
Inchiesta Pubblica - presentazione richiesta al Parco Apuane
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