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Nairobi Kasarani Moi 23 gennaio 2007 (Paolo Rizzo)

da Nairobi, Paolo Rizzo del Contratto Mondiale sull'acqua.


Cinquanta scellini per mezzo litro di acqua minerale questo è il prezzo che devono pagare per la loro sete i frequentatori del Forum Sociale Mondiale di Nairobi nell’area dello stadio Kasarani Moi.
Quei pochi abitanti degli slum che sono riusciti a raggiungere il forum, sono gia abituati a pagare di più l’acqua dei loro concittadini ricchi ma Alex Zanotelli, che interviene al primo seminario organizzato dal Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull’acqua denuncia questo scandalo, che finanzia le multinazionali private e produce tonnellate di rifiuti. Trovo anche le bottigliette da 25 cl che tanto avevamo combattuto perchè non venissero autorizzate per legge in Italia come obbligo per i ristoratori.
Ricordo che al Forum Sociale Mondiale che si era tenuto a Mumbai in India era organizzato un servizio di rifornimento di acqua purificata per i delicati stomaci western occidentali al prezzo di 5 rupie, se riempivi la bottiglia che avevi svuotato, e 10 rupie se ne pretendevi una nuova. Inoltre tutti i servizi igienici erano occasione per segnalare ai fruitori con manifesti ben visibili che fognature e accesso all’acqua per tutti sono ancora da conquistare.
Anche il catering a Mumbai era etico e pur in assenza di bicchieri e piatti in ma-terbi, delle bellissime stoviglie in legno e piatti fatti con le foglie di banana pressate erano a disposizione di tutti e per il caffé le tazzine erano di coccio. Qui a Nairobi sfortunatamente è tutta plastica.
Fanno eccezione le tende fuori dal gate 19 dello stadio che sono gestite da africani ed offrono dell’ottimo cibo a solo 300 scellini, in piatti di metallo che poi vengono lavati in una catena di bacinelle con poca acqua fino alla pulizia finale.
Siamo in pochi a raggiungere questi ristoratori mentre lunghe code ci sono al Gate 1 di fronte all’ingresso dove c’e un tradizionale ristorante bar. I ristoratori africani da buoni commercianti ci offrono un pasto gratis ogni 5 commensali che riusciamo a portare da loro.
Da Uganda, Lesotho, Ghana, Kenia, Tanzania, Sierra Leone, Sud Africa, Tunisia, Mali, Togo, Brkina faso, Nigeria, Egitto provengono i primi attivisti della costituenda nuova AWN (Africa Water Network), la rete africana contro la privatizzazione dell’acqua. Ci ritroviamo con loro al Kenia Institute of Education insieme ad altri militanti di Filippine, Colombia, Paraguay, Brasile, India, USA, Canada, Olanda, Francia, Germania, Italia, per dare forma a strategie ed agenda al movimento africano per l’acqua ed a tutto il World Social Forum.
Ci siamo trovati gia il 20 gennaio ed ora a questo secondo incontro del 22, convocato dopo cena, arriviamo stanchi ma contenti dopo i due seminari consecutivi, partecipati da 400 persone di cui la metà italiani, che abbiamo tenuto nel pomeriggio nella tenda Mobita Keita. Dopo le prime tre ore, aperte dal Emilio Molinari, i preziosi volontari interpreti erano distrutti e quindi le consecutive tre ore sono state condotte, animate, e tradotte dal sessantenne istrione professor Riccardo Petrella che, vi assicuro, non prende droghe ma molti carboidrati per soddisfare un sempre buon appetite per poi soddisfare la fame di conoscenza che il forum alimenta Per brevità segnalo solo che la vice-ministra Patrizia Sentinelli ha dichiarato che il governo italiano deve fare pressione sull’ONU perchè l’acqua venga assunta come un problema di SICUREZZA perchè causa di guerre e conflitti.
L’animatrice della rete AWN è invece Virginia Secsheta del Sud Africa che libera le energie dei partecipanti con gridi rituali liberatori che animavano il movimento di lotta contro l’Apartheid in Sud Africa.
Power to the people Gridate anche voi lettori, per 3 volte, prima di continuare queste righe, la parola AMANDLA AMANDLA, AMANDLA (potere) e poi altre tre volte WATER PRIVATIZATION …DOWN , WATER PIVATIZATION… DOWN, WATER PIVATIZATION… DOWN.
Che vi sentirete meglio, come allo stadio prima di una partita di rugby, perchè e proprio di una sfida che si tratta, di una gara (non d’appalto) di una corsa contro il tempo che vede alla partenza questa rete che speriamo diventi forte come quella Latino-Americana che ha insegnato a tutti come lottare contro le multinazionali..
Ed ecco che un militante del movimento africano per l’acqua della Nigeria chiede libertà di organizzazione e di espressione per tutti ma con una agenda comune e, due suoi conterranei delle trade Unions dichiarano che anche i sindacati sono parte dei consumatori e quindi pregano che siano accettati nella rete ma, pragmaticamente chiedono: note tecniche e pratica del consenso. Dal Ghana arriva la richiesta che il primo consenso sia sulla non negoziabilità con le partnership private. Un indiano ricorda la forza di una buona informazione per sostituire all’agenda degli stati quella dei popoli.
La coltivazione dei fiori in Kenya, da parte degli olandesi, ricorda Olivier del International Observatory, che con il Transnational Institute di Amsterdam ha il merito di avere convocato questi incontri con la rete africana, sta prosciugando i laghi del Kenya; questo va detto a Bruxelles al Parlamento europeo. I delegati keniani replicano che bisogna fare una rete e creare un ombrello africano per tutti i paesi per modificare le leggi che consentano questi saccheggi dell’acqua incontrollati; dal Sud Africa ritorna l’urgenza di non dimenticare la sanitation, senza la quale continueranno ad aumentare i circa 6 milioni di morti legati all’acqua, di cui due milioni per diarrea a causa di scarsità di igiene. Sappiamo che il solo lavarsi le mani dopo essere stati alla toilet ridurrebbe del 30% questi terrificanti dati.
Il Lesotho chiede solidarietà e sostegno alle lotte contro le grandi dighe e Sekou Diarra del Mali, ricorda che e stata cacciata la multinazionale francese SAUR perchè non è stata capace di rispettare gli impegni nel contratto, ma che ora il timido tentativo di gestione pubblica è vanificato dalla pressione della corporation di Aga Kan. Gli Ugandesi ricordano che la privatizzazione è vecchia storia del mercato e che il diritto all’acqua è la nuova storia della politica.
Io propongo che l’appuntamento di Bruxelles del 18-20 marzo 2007 sia partecipato da questa nuova rete insieme agli eletti locali, ai sindacati, alle ONG e alla società civile che farà l’assemblea mondale per l’acqua al parlamento europeo. Ricordo che poi nel 2008 in occasione del 60° anniversario della dichiarazione dei diritti umani, finalmente si dichiari il diritto all’acqua per tutti pari a 50 litri al giorno. Nell’agenda comune deve essere anche inserita la delegittimazione del Consiglio Mondiale dell’acqua che organizzerà il prossimo forum mondiale istituzionale a Instanbul nel marzo 2009. Questo consiglio, sostenuto dalle imprese multinazionali, non rappresenta le nazioni unite, come viene fatto credere, e va sostituito con un nuovo consiglio che inglobi le istanze denunciate dai forum alternativi mondiali..
Domani 24 gennaio ci ritroveremo al padiglione 12 dello stadio alle ore 11,30 per una ultima fase di lavori e per produrre un documento utile a far conoscere a tutto il forum sociale mondiale gli impegni di questa nuova rete per la difesa e il diritto all’acqua.