Le armi sono una merce, tanto che le industrie che le producono (anche quelle a partecipazione statale) sono quotate in borsa e, quindi, per distribuire maggiori profitti agli azionisti devono costruire armi sempre più innovative, che siano appetibili nel mercato.
Le armi, tuttavia, sono una merce particolare, finalizzata, non certo a migliorare le condizioni di donne e uomini, ma, quanto meno, a creare distruzione e morte.
Aumentare da parte dello stato le spese militari significa incrementare la produzione di armi, investendo in ricerca per produrre strumenti e ordigni sempre più sofisticati per ottenere lo scopo per cui sono stati progettati, ovvero creare distruzione e morte.
Come ogni merce, per creare profitto deve essere prodotta, venduta e sperimentata, non certo in laboratorio, ma direttamente nei conflitti, sulla pelle di donne, uomini e bambini.
Pensare che aumentando la produzione di armi si creino le condizioni per costruire la pace, mi pare quanto meno una presa per il culo, per usare un francesismo: sarebbe come incentivare la produzione di automobili, avendo come obiettivo quello di spingere i cittadini ad andare a piedi o in bicicletta.
Si producono le armi, le si vendono affinché siano usate … anche perché il mercato non può saturarsi e ha bisogno di nuovi prodotti.
Ma le armi sono sempre merci e non sono intelligenti, anche se ce lo vogliono far credere.
Ha ragione papa Francesco: è una vergogna!
Dovremmo indignarci, insorgere appunto!