E' difficile trovare altri momenti nella storia del dopoguerra in cui, durante un conflitto, non ci fossero sedi in cui tentare almeno un negoziato di pace che si apra con una tregua.
Nel giro di poche settimane sono spariti tutti gli spazi possibili, cancellati dalla sempre più consolidata certezza che la guerra in Ucraina non possa terminare senza una decisa sconfitta di uno dei contendenti. Non hanno più voce in capitolo le Nazioni Unite, paralizzate dai veti in Consiglio di sicurezza, non ha più alcun ruolo di mediazione l'Unione europea che di fatto si è qualificata come soggetto cobelligerante a fianco dell'Ucraina, non intende, e neppure potrebbe agire la Cina, per la sua sostanziale vicinanza alla Russia e la Santa Sede è stata di fatto messa nell'impossibilità di mediare dalla freddezza dell'Ucraina e dalla posizione filoputiniana della Chiesa ortodossa.
Gli Stati Uniti di Biden e Blinken, convinti che la guerra durerà più di un anno, sono ormai dei tifosi così come non ha alcuna credibilità ad avviare un negoziato Boris Johnson, del tutto partecipe del clima bellico.
Del resto, fautori dell'allargamento dello scontro sono tutti i paesi limitrofi alla Russia, dal Baltico, alla Finlandia, alla Polonia che hanno scelto il feticcio della Nato come ancora di salvezza e dunque sembrano aver rinunciato ad ogni sede negoziale.
Sono ormai spariti anche i negoziati bilaterali, promossi dai singoli Stati; Macron ha problemi elettorali, Scholz teme di essere tacciato di eccessiva vicinanza alla Russia e il resto dell'Europa è troppo debole. Israele e Turchia sembrano attraversati dalle tensioni del nuovo clima mondiale.
Dunque, chi fermerà le armi?
Sembra che la risposta, tragica, sia una sola; le armi saranno fermate solo dalle armi. Abbiamo deciso che la drammatica ritualità della guerra debba compiersi fino in fondo.
E' evidente che esistono un aggressore e un paese invaso che si difende; ma è altrettanto evidente che stiamo facendo di tutto perché la guerra torni ad essere l'unico strumento di risoluzione delle controversie. Non solo, è in corso una continua elaborazione della dottrina della "guerra giusta" che ha una radicalità sconosciuta nel recente passato e che ha divorato in pochissimo tempo l'idea stessa della pace.
In maniera paradossale si sostiene ormai che soltanto le armi possono portare alla vera pace; la corsa al riarmo diventa così il paradigma del nuovo mondo.
Alessandro Volpi
Post sulla pagina personale di facebook del 15 aprile 2022