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Alcune banali riflessioni sull'epidemia in corso (dal punto di vista della scelta nonviolenta per il bene comune dell'umanità)

Tre fragilità

La fragilità della persona umana come corpo vivente esposto al dolore, alla malattia, alla morte. E basterebbe aver letto Giacomo Leopardi o Simone Weil per sapere quel che c'è da sapere.

La fragilità della società fondata su rapporti di dominazione, di sfruttamento e consumo anziché sulla convivialità e sulla responsabilità. E basterebbe aver letto Karl Marx o Hannah Arendt o Emmanuel Levinas per capire quel che c'è da capire.

La fragilità della biosfera i cui equilibri sono delicatissimi e che poteri economici, politici e militari rapinatori ed onnidistruttivi avvelenano e devastano e desertificano in un'orgia di morte, in un diluvio di sangue. E basterebbe aver letto Hans Jonas o Vandana Shiva per cogliere ed argomentare con razionale evidenza ciò che una ragazzina dalle lunghe trecce intuisce e grida nel sovraffollato deserto della società dello spettacolo in cui tutto può essere detto ed è subito annientato dal rumore di fondo di una ciarla incessante, furiosa e priva di senso.

Il potere dei senza potere

Ricordava Norberto Bobbio che una società democratica si regge sulle buone leggi e sui buoni costumi.

Una buona legge è la Costituzione della Repubblica italiana. Che meriterebbe di esser presa finalmente sul serio.

Ma in ultima analisi sono i buoni costumi che decidono. Ed è buona regola di condotta in tempo di epidemia fare quanto in proprio potere per contrastare la diffusione del contagio.

Per la chiarezza

Non può avere alcun credito un governo per metà composto dai mostri che nel 2018-2019 hanno imposto in Italia un regime razzista le cui abominevoli antileggi hitleriane ancora non sono state abrogate.

Non può avere alcun credito un parlamento la maggioranza dei cui membri per oltre un anno permise con la sua complicità a quel governo razzista di commettere flagranti crimini contro l'umanità.

Ma non ho bisogno che me lo dica il governo che per fermare il dilagare di un'epidemia occorre assumere comportamenti responsabili: me lo hanno già detto Tucidide e Defoe, Boccaccio e Manzoni, e quell'Albert Camus che nella metafora della peste descrisse l'orrore del fascismo e il dovere della Resistenza che al fascismo si oppone e che salva le vite.

Ho letto per tempo Giulio A. Maccacaro, Franca e Franco Basaglia, Marcello Cini ed Ivan Illich, e Laura Conti e Dario Paccino.

So bene che i cosiddetti scienziati collocati ai vertici di strutture di potere hanno prostituito innumerevoli volte il loro sapere e la loro dignità ai poteri dominanti per poter far carriera, e la loro parola non vale di più - e sovente assai meno - di quella dell'onesto medico di campagna, del saggio anziano che guarda le nuvole e dice "domani piove", del militante antifascista in miseria che con la sua resistenza tiene viva la fiamma dell'umanità.

Ma non ho bisogno che me lo dica il dottor Jekyll o il dottor Mabuse che per fermare il dilagare di un'epidemia occorre assumere comportamenti responsabili.

So anche che tutti - e intendo dire veramente tutti - coloro che dal pulpito delle televisioni e dei giornali ci assordiscono con le loro alienate opinioni, le loro callide baggianate, le loro laccate prosopopee, le loro melodrammatiche futilità, non meritano ascolto ed inquinano lo spazio pubblico colmandolo di parole vuote il cui unico esito è impedire alle persone di pensare seriamente i propri veri pensieri.

Non ho bisogno che me lo dica il prominente di turno che per fermare il dilagare di un'epidemia occorre assumere comportamenti responsabili. Lo so già.

La Cina è vicina

Che in Cina nel momento in cui ci si è resi conto dell'epidemia siano state prese iniziative di contrasto assai energiche non è stato il riflesso pavloviano di un regime totalitario, ma semplicemente la presa d'atto che in situazioni eccezionali occorrono misure eccezionali.

Si poteva e si doveva capire subito anche qui.

Lo si capisca almeno adesso.

Nulla dobbiamo nascondere della verità

Dicono: restate a casa. E chi una casa non ce l'ha?

Dicono: uscite solo per andare al lavoro. E chi un lavoro non ce l'ha?

L'isolamento imposto non è democrazia. Ma se è necessario per difendere la vita delle persone più fragili ed esposte deve essere decisione pienamente condivisa da ogni persona.

Il crescente asservimento alle cosiddette nuove tecnologie della comunicazione lede fondamentali diritti umani. Ma se l'uso adeguato di esse aiuta a far morire meno persone, se ne faccia uso con vigile coscienza.

Kairos

Le grandi tragedie sono sempre anche un'ora di verità.

E rivelano la necessità della nonviolenza.

Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

Abolire le guerre, gli eserciti, le armi.

Condividere il bene ed i beni.

Siamo una sola umanità: nessuno sia escluso, nessuno sia abbandonato.

Fare quindi le cose ragionevoli.

Rispettare, avere a cuore, prendersi cura degli altri.

Sapere che il primo dovere è non fare del male a nessuno.

Sapere che il primo dovere è salvare tutte le vite.

Congedo

Molte sarebbero ancora le cose da dire. Ma questo basti.

 


Fonte: Telegrammi della Nonviolenza in Cammino - N. 3676 del 12 marzo 2020