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Alcune necessarie obiezioni al documento della Rete Lilliput (Sini Peppe)

(Tratto da “La nonviolenza è in cammino, n. 1361 del 18 luglio 2006)

Il documento della Rete Lilliput - una delle maggiori e migliori esperienze di accostamento alla nonviolenza oggi attive in Italia - che sopra presentiamo contiene molte utili riflessioni e proposte; contiene altresì alcune gravi ambiguità, e contiene infine alcune tesi decisamente non sufficientemente meditate e da chi scrive queste righe ritenute del tutto inaccettabili. Le principali e più flagranti di esse vorremmo qui segnalare. È del tutto inaccettabile l'idea - che in due luoghi de documento, seppur in forme implicite, sembra tornare - che la lotta armata e il terrorismo siano quasi una sorta di inevitabile conseguenza del bisogno dei popoli oppressi di resistere all'oppressione. Nessuno può contestare il diritto alla legittima difesa. Si può e si deve resistere all'oppressione, si può e si deve lottare per la dignità e per la liberazione: ma si può e si deve farlo facendo la scelta della lotta nonviolenta.

È del tutto inaccettabile la proposta di "avviare la trattativa interna alla Nato per la graduale riduzione della presenza militare italiana in Afghanistan", poiché essa presuppone la prosecuzione della partecipazione militare italiana alla illegale e criminale guerra afgana, partecipazione che la Costituzione della Repubblica Italiana esplicitamente proibisce.
L'Italia deve cessare di partecipare alla guerra, solo dopo questo atto si può discutere del resto.

Ed è del tutto inaccettabile che mai una volta si ricordi che la Costituzione della Repubblica Italiana proibisce la partecipazione italiana a una guerra come quella afgana e come quella irachena. Tale inammissibile reticenza è già di fatto una forma di subalternità - e quindi di effettuale quantunque inconsapevole complicità - con i governi italiani che violando la Costituzione hanno deciso la partecipazione alla guerra e la prosecuzione di tale partecipazione.

È del tutto inaccettabile l'idea di formulare un invito a lavorare "perché l'Unione Europea sospenda il trattato commerciale con Israele": il governo di Israele certo è responsabile di gravi violazioni dei diritti umani, dei quali dovrà pur rispondere un giorno dinanzi a una corte di giustizia internazionale, ma lo sono del pari molti altri governi, da quello degli Usa a quello della Cina, fino a quello italiano che nel 1998 ha istituito dei campi di concentramento per migranti, strutture che flagrantemente violano sia la Dichiarazione universale dei diritti umani, sia la Costituzione della Repubblica Italiana, sia le basi stesse di ogni ordinamento giuridico democratico. Che in questo contesto si propongano atti di boicottaggio economico solo nei confronti dello stato di Israele - ovvero della popolazione israeliana - è cosa inammissibile, così come - mutatis mutandis - era inammissibile il decennale embargo dell'Onu nei confronti dell'Iraq con le conseguenze che tutti sappiamo (rafforzamento della dittatura, stragi ed inenarrabili sofferenze per la popolazione); così come è inammissibile il boicottaggio economico e la sospensione degli aiuti al popolo palestinese (un crimine che va a danno non solo del popolo palestinese e delle sue legittime istituzioni, ma anche del popolo e dello stato di Israele, e dell'umanità intera).

Proporrei agli amici della Rete Lilliput almeno su questi punti un supplemento di riflessione e una conseguente più adeguata stesura di quel testo.