Non sembri strano che un'associazione laica come il Movimento Nonviolento plauda al documento che Papa Francesco ha redatto in preparazione della cinquantesima Giornata mondiale della pace, che si celebra il primo gennaio 2017. Il messaggio "La nonviolenza: stile di una politica per la pace" ci pare un testo particolarmente significativo, che va oltre l'ambito cattolico, importante per i suoi contenuti e per l'autorevolezza della fonte.
Ripensiamo ora alle parole profetiche di Aldo Capitini, che nel libro In cammino per la pace, del 1961, scrisse: "Quando tra il popolo più umile, e tanto importante, dell'Italia si arrivasse a mettere il ritratto di Gandhi in chiesa tra i santi, avremmo quella riforma religiosa che l'Italia aspetta dal Millecento, da Gioacchino da Fiore". Forse davvero un passo in quella direzione è stato compiuto.
Il testo non contiene novità dal punto di vista della teoria e della pratica della nonviolenza, ma il fatto che il Pontefice riconosca ad essa la supremazia e la indichi come mezzo per "guidare il modo in cui ci trattiamo gli uni gli altri nei rapporti interpersonali, in quelli sociali e in quelli internazionali", e come "stile caratteristico delle nostre decisioni, delle nostre relazioni, delle nostre azioni, della politica in tutte le sue forme", è un segno che ha un valore inestimabile.
Finalmente la nonviolenza viene intesa per quello che è: non semplice a-violenza, e non mera applicazione del metodo democratico, ma come forma efficace, rivoluzionaria, per rendere testimonianza alla verità. La nonviolenza è un metodo avanzato di azione per risolvere i conflitti.
È assolutamente positiva la scelta di Francesco di sottolineare che il documento pontificio sulla nonviolenza fa riferimento alla nonviolenza specifica, attiva, gandhiana. Tra l'altro, e non è solo un'osservazione stilistica, finalmente in un documento ufficiale del Vaticano leggiamo il termine "nonviolenza" scritto giustamente come una parola unica, così come voleva il fondatore del nostro movimento, Aldo Capitini, per dare il senso di una proposta costruttiva, in positivo e non solo come rinuncia alla violenza fisica. Gandhi la chiamava "satyagraha", cioè "forza della verità" proprio per dare l'idea di una forza attiva, e non di una debolezza passiva. Ed è "cosa buona e giusta" che il Papa nel documento si riferisca proprio alle origini storiche della nonviolenza politica: Mohandas Gandhi, Martin Luther King, e anche Abdul Khan, il cosiddetto "Gandhi musulmano" che organizzò un corpo di volontari della nonviolenza, un vero e proprio esercito per la pace costituito da diecimila e più persone.
Come ricorda Francesco, infatti, la nonviolenza è uno stile, l'arte di vivere, che deve permeare tutta la nostra esistenza. Non a caso il Papa, nelle prime righe del messaggio, si rivolge anche ai bambini e alle bambine e ricorda che la nonviolenza nasce dal cuore dell'individuo e deve giungere fino alla politica internazionale. È questa la grandissima novità del documento. La nonviolenza non più intesa come una via personale di salvezza, ma come metodo politico di azione sociale e anche per i rapporti tra gli Stati. E questo significa rivedere tutte le politiche militari di quest'ultimo secolo che ci stanno portando drammaticamente alla Terza guerra mondiale a pezzi. È dunque un documento che, se preso sul serio, deve interpellare tutti perché contiene indicazioni pratiche di una novità rivoluzionaria che portano alla disobbedienza civile, all'obiezione di coscienza e al disarmo unilaterale, allo smantellamento della difesa armata per organizzare una difesa civile non armata e nonviolenta.
Non sappiamo a quali fonti, oltre a quella originale evangelica, si sia ispirato Francesco per redarre questo documento. Certamente possiamo riconoscervi tracce del pensiero dell'antropologo Renè Girard (La matrice sociale della violenza), del filosofo francese Jean Marie Muller (Il Vangelo della nonviolenza) e del filosofo della politica Giuliano Pontara (La personalità nonviolenta; L'antibarbarie; Teoria e pratica della nonviolenza), uno dei massimi studiosi della nonviolenza a livello internazionale.
Il Papa è una guida spirituale. A lui spetta il compito di indicare la via, poi sta a ciascuna persona, cattolica o laica, cristiana o atea, di qualsiasi altra fede o agnostica, accettare o meno il messaggio. Dopo questo documento, che si rivolge all'intera umanità, la nonviolenza non potrà più essere ignorata all'interno della Chiesa cattolica e da chi ad essa guarda con attenzione e partecipazione. Convertirsi alla nonviolenza è ora il programma cui tanti credenti devono ispirarsi.