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Tra ombre e mummie. Un discorso a Viterbo sulle tre stragi e sui compiti nostri

Discorso tenuto dal responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani", Peppe Sini, venerdì 29 luglio 2016 in un incontro nel quartiere viterbese dell'Ellera

1. L'orrore non ci pietrifichi

L'orrore non ci pietrifichi. Il dolore ci persuada all'impegno per far cessare tutte le uccisioni, tutte le persecuzioni, tutte le oppressioni. La memoria delle vittime ci convoca ad adoperarci affinché cessi questa ecatombe, ogni ecatombe; affinché tutte le persone nella sofferenza, nel bisogno, nel pericolo siano rispettate, aiutate, salvate. L'orrore non ci pietrifichi.

2. Prima di agire occorre comprendere

Prima di agire occorre comprendere. E prima di agire occorre aver chiaro secondo quali principii la nostra azione deve essere orientata. Noi crediamo che il primo principio sia questo: salvare le vite è il primo dovere. Noi crediamo che il primo principio sia questo: tu opponiti a tutte le uccisioni. Vi è una sola umanità, ed ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignità, alla solidarietà. Noi crediamo che i diritti sanciti nella Dichiarazione universale dei diritti umani veramente devono valere per ogni essere umano, e che questo richiede l'impegno - poiché ogni diritto si fonda su un condiviso dovere - di ogni persona e di ogni civile istituto, l'impegno concreto e coerente, nitido ed intransigente, a riconoscere e difendere l'umanità di ogni persona, e quindi nei confronti di ogni persona agire secondo responsabilità: rispondendo alla sua richiesta di aiuto; secondo empatia: sentendo ad un tempo la preziosa diversità personale e la reale eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani uniti da un legame sociale che nessuno esclude e tutti unisce e sostiene; secondo libertà: che in tanto è reale in quanto è fra tutte e tutti condivisa; secondo giustizia: il cui fondamento è nella compassione, nel riconoscimento e nella riconoscenza; secondo fraternità e sororità, poiché veramente vi è una sola umanità - plurale, intersoggettiva ed interdipendente - su quest'unico mondo vivente casa comune dell'umanità intera di cui l'umanità stessa è parte e custode, e il mio diritto in tanto ha valore in quanto è uguale al tuo, ed il nome comune dei nostri diritti è il nostro comune dovere a rispettare e difendere la vita altrui. Prima di agire occorre comprendere.

3. Tre stragi e tre orrori io vedo

Tre stragi e tre orrori io vedo.

La strage delle guerre, delle nostre guerre, strumento e frutto della dittatura globale dalle classi dominanti imposta sul mondo schiavizzato, rapinato e martoriato; e la strage del terrorismo dei regimi e dei poteri totalitari, delle organizzazioni criminali e dei singoli disperati, sedotti ed indotti all'adorazione della violenza; queste due stragi sono una sola, vi è tra esse un rapporto di filiazione e di retroazione, e di perversa reciproca magnificazione.

La strage del razzismo e dello schiavismo: conseguenza della fame e delle guerre, delle dittature e delle devastazioni, degli orrori e della disumanizzazione che un iniquo ordine internazionale - imperiale, razzista e coloniale - impone ad interi continenti, alla enorme maggioranza dell'umanità; la strage degli innocenti in fuga dalla fame e dalle guerre che i governi europei assassinano tre volte: la prima, creando le condizioni che li costringono ad abbandonare le loro case, le loro famiglie, i loro paesi, ogni loro bene; la seconda: impedendo ad essi di giungere in modo legale e sicuro nei luoghi in cui poter vivere in pace; la terza: vessando finanche i superstiti giunti tra noi, negando loro i diritti fondamentali, umani, civili, politici, ed innanzitutto il diritto di voto, senza del quale non si è parte della comunità che in un luogo vive se non in funzione servile ed esposta a ogni offesa, in regime di effettuale ed ormai planetario apartheid. Di questa strage l'ecatombe nel Mediterraneo è l'esito flagrante, osceno, abominevole: tutti sappiamo che tutti gli esseri umani che lì trovano la morte potevano essere salvati, se solo i governi europei, o anche uno solo di essi, decidessero finalmente che ogni essere umano ha diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro continente.

La strage del femminicidio: e la violenza maschile sulle donne è veramente la prima radice e il primo modello di ogni altra violenza, di ogni altra oppressione, di ogni ordine gerarchico e di ogni potere che nega la dignità e i diritti; il potere maschilista e patriarcale è l'ideologia e la prassi che spaccando l'umanità in due e pretendendo un dominio assoluto di metà dell'umanità sull'altra metà, crea e dissemina una violenza che tutte le persone disumanizza, le vittime cui la piena umanità è negata e i carnefici che da se stessi si fanno disumani. E quindi se non ci si oppone alla violenza maschile non vi è alcuna speranza di fermare le stragi, di fermare lo sfruttamento schiavista, di fermare la violenza che opprime e perseguita ed infine annichilisce l'umanità nel suo concreto esistere nella pluralità degli esseri umani, e nel suo storico consistere come civiltà e processo comune di autoriconoscimento.

Tre stragi e tre orrori io vedo.

4. A questo orrore occorre resistere, a queste tre stragi occorre opporsi

A questo orrore occorre resistere, a queste tre stragi occorre opporsi, ed occorre opporsi ad esse ad uno stesso tempo, senza illusioni e senza ipocrisie: tutte le ideologie e le prassi militariste sono parimenti assassine; tutte le ideologie e le prassi razziste sono parimenti assassine; tutte le ideologie e le prassi maschiliste sono parimenti assassine.

E non si dà lotta adeguata contro la guerra e tutte le uccisioni se non si lotta insieme anche contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni; non si dà lotta adeguata contro il razzismo, se non si lotta anche contro la guerra e contro il maschilismo; e la lotta contro il maschilismo implica e contiene già anche interamente la lotta contro la guerra, le armi e il militarismo, la lotta contro il razzismo ed ogni persecuzione.

Ed è solo opponendosi a queste tre stragi che si lotta finalmente in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani; e soltanto lottando così per i diritti umani di tutti gli esseri umani si lotta altresì per difendere la biosfera e gli altri esseri viventi e senzienti del mondo; e si lotta contro ogni menzogna e contro ogni oppressione; si lotta contro ogni potere che nega agli esseri umani giustizia e libertà, contro ogni potere che nega il rispetto e la condivisione dei beni comuni, contro ogni potere che sfrutta e saccheggia con avidità onnicida e devasta e distrugge le vite, la civiltà e il mondo. Memori di Auschwitz e di Hiroshima, memori di tutte le vittime, memori del nostro dovere a questo principio teniamoci fermi: noi dobbiamo opporci a tutte le uccisioni, noi dobbiamo impegnarci a salvare tutte le vite.

A questo orrore occorre resistere, a queste tre stragi occorre opporsi.

5. Salvare le vite è il primo dovere

Salvare le vite è il primo dovere.

Ripetiamolo ancora una volta un ragionamento che innumerevoli volte abbiamo proposto nel corso degli anni: ogni uccisione è un crimine. Non si può contrastare una strage commettendo un'altra strage. Non si può contrastare il terrorismo con atti di terrorismo. A tutti i terrorismi occorre opporsi. La guerra è il terrorismo portato all'estremo. Ogni guerra consiste di innumerevoli uccisioni. La guerra è un crimine contro l'umanità. Con la guerra gli stati divengono organizzazioni terroriste. Con la guerra gli stati fanno nascere e crescere le organizzazioni terroriste. A tutte le guerre occorre opporsi.

Un'organizzazione criminale va contrastata con un'azione di polizia da parte di ordinamenti giuridici legittimi. La guerra impedisce l'azione di polizia necessaria. Occorre dunque avviare un immediato processo di pace nel Vicino e nel Medio Oriente che consenta la realizzazione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali, democratici, rispettosi dei diritti umani. Occorre dunque che l'Europa dismetta ogni politica di guerra, di imperialismo, di colonialismo, di rapina, di razzismo, di negazione della dignità umana di innumerevoli persone e di interi popoli. Occorre dunque una politica europea di soccorso umanitario, di pace con mezzi di pace: la politica della nonviolenza che sola riconosce e promuove e difende i diritti umani di tutti gli esseri umani.

La violenza assassina si contrasta salvando le vite. La pace si costruisce abolendo la guerra. La politica oggi necessaria e urgente è la nonviolenza. E la politica della nonviolenza richiede il disarmo e la smilitarizzazione. La politica nonviolenta richiede la difesa civile non armata e nonviolenta, i corpi civili di pace, l'azione umanitaria, la cooperazione internazionale.

Si coalizzino tutti gli stati democratici contro il terrorismo proprio ed altrui, contro il terrorismo delle organizzazioni criminali e degli stati. Si coalizzino tutti gli stati democratici per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti. Si coalizzino tutti gli stati democratici per l'indispensabile aiuto umanitario a tutte le persone ed i popoli che ne hanno urgente bisogno. Si coalizzino tutti gli stati democratici per contrastare le organizzazioni criminali con azioni di polizia adeguate, mirate a salvare le vite e alla sicurezza comune. Si coalizzino tutti gli stati democratici per la civile convivenza di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani.

Cominci l'Italia soccorrendo, accogliendo e assistendo tutte le persone in fuga dalla fame e dall'orrore, dalle dittature e dalla guerra. Cominci l'Italia cessando di partecipare alle guerre. Cominci l'Italia uscendo da alleanze militari terroriste e stragiste come la Nato. Cominci l'Italia cessando di produrre  armi e di rifornirne regimi e poteri dittatoriali e belligeranti. Cominci l'Italia abrogando tutte le infami misure razziste ancora vigenti nel nostro paese. Cominci l'Italia con un'azione diplomatica, politica ed economica, e con aiuti umanitari adeguati a promuovere la costruzione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali e democratici dalla Libia alla Siria. Cominci l'Italia destinando a interventi di pace con mezzi di pace, ad azioni umanitarie nonviolente, i milioni di euro del bilancio dello stato che attualmente ogni giorno sciaguratamente, scelleratamente destina all'apparato militare, alle armi, alla guerra. Cominci l'Italia a promuovere una politica della sicurezza comune e del bene comune centrata sulla difesa popolare nonviolenta, sui corpi civili di pace, sulla legalità che salva le vite.

Alla barbarie occorre opporre la civiltà. Alla violenza occorre opporre il diritto. Alla distruzione occorre opporre la convivenza. Al male occorre opporre il bene.

Ripetiamolo ancora una volta quest'altro ragionamento che innumerevoli volte abbiamo proposto nel corso degli anni: occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre. Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese. Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti. Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa. Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani. Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi. Occorre promuovere la pace con mezzi di pace. Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.

In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civiltà. In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti. In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini. L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalità che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civiltà che salva le vite. L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza può salvare l'umanità e la biosfera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignità, alla solidarietà. Vi è una sola umanità in un unico mondo vivente casa comune dell'umanità intera.

Ripetiamolo ancora una volta quest'ultimo ragionamento che innumerevoli volte abbiamo proposto nel corso degli anni: l'oppressione maschilista e patriarcale è la prima radice di ogni violenza. È la prima radice delle guerre e di tutte le uccisioni. È la prima radice del razzismo e di tutte le persecuzioni. È la prima radice dell'oppressione economica, sociale, politica. È la prima radice dell'oppressione ideologica. È la prima radice dell'organizzazione gerarchica, del sistema dello sfruttamento, del militarismo come metodo e come sistema. È la prima radice perché è la violenza la più intima e la più contagiosa, la più elaborata e la più distruttiva, la più primordiale e la più celebrata, la più diretta e la più organizzata, la più vile e la più feroce. È la prima radice perché è la prima violenza concretamente agita. È la prima radice perché è la prima violenza strutturalmente imposta. È la prima radice perché è l'esperienza e il modello di riferimento per ogni altro rapporto sociale basato sull'ineguaglianza e la subordinazione, l'asservimento e la negazione dell'altrui dignità. È la prima radice perché è fatta propria, propagandata e fin esaltata da tradizioni di pensiero e di azione così antiche e pervasive da esser divenuta abito mentale per innumerevoli persone e popoli, culture e società. È la prima radice perché è così violenta che già il solo denunciarla suscita sovente reazioni brutali e fin assassine.

L'oppressione maschilista e patriarcale è la prima radice di ogni violenza. Come è possibile che l'umanità si liberi dalla violenza se non si libera innanzitutto da questa prima violenza? E come è possibile ritenere che siano vie alla liberazione dell'umanità ideologie e pratiche che mantengono questa prima violenza? E come è possibile lottare per la liberazione propria e comune se non si lotta innanzitutto contro questa violenza prima e fondante ogni altra? Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si può lottare per la pace e i diritti umani. Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si può lottare contro il razzismo ed ogni persecuzione. Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si può lottare contro tutti i poteri criminali. Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si può lottare in difesa della biosfera. Poiché l'oppressione maschilista e patriarcale nega alla radice l'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani, l'umanità spaccando in due, rendendone metà vittima e metà carnefice. Poiché l'oppressione maschilista e patriarcale nega alla radice che una persona sia innanzitutto una persona, ed in quanto tale portatrice di diritti come ogni altra persona. Poiché l'oppressione maschilista e patriarcale nega alla radice che la società sia alleanza tra pari, nega alla radice che persone diverse siano eguali in diritti e doveri, nega alla radice la pluralità degli esseri umani ed il loro medesimo esser parte dell'unica umanità, nega alla radice la giustizia e la solidarietà universale.

Se si accetta l'oppressione maschilista e patriarcale si accetta il principio che fonda ogni ingiustizia, ogni oppressione, ogni violenza. Se si accetta l'oppressione maschilista e patriarcale si accetta l'ordine che impone insieme il privilegio e l'esclusione, il rapporto servo-padrone, la configurazione di ogni legame sociale nella forma della relazione tra dominanti e dominati, la negazione della piena dignità umana delle persone che il potere opprime. Se si accetta l'oppressione maschilista e patriarcale si accetta la perdita della pienezza dell'umanità propria e dell'altrui.

La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale è quindi il primo dovere di ogni essere umano sollecito del pubblico bene. La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale è quindi il primo diritto di ogni essere umano sollecito della propria e comune dignità. La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale è quindi il primo passo per contrastare la guerra, il razzismo, il fascismo. Il primo passo per la liberazione dell'umanità. La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale è il primo compito a cui la nonviolenza ti chiama. Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignità, alla solidarietà. Vi è una sola umanità, in un unico mondo vivente casa comune dell'umanità intera. Una sola umanità, di persone tutte diverse l'una dall'altra e tutte eguali in diritti e dignità.

Salvare le vite è il primo dovere.

 

6. Minimo un programma

Che fare, quindi? Come opporsi a queste tre stragi? Molte sono le cose da fare. Qui proponiamo per l'ennesima volta minimo un programma.

In primo luogo: per contrastare le stragi della guerra e del terrorismo occorre il disarmo e la smilitarizzazione. Il disarmo, poiché le armi sempre e solo servono a minacciare e uccidere gli esseri umani, e la smilitarizzazione, poiché gli eserciti sempre e solo servono a minacciare e uccidere gli esseri umani. Il Parlamento italiano proibisca finalmente la produzione, il commercio, la detenzione e l'uso delle armi: innumerevoli vite umane saranno salvate. Il Parlamento italiano faccia cessare lo scandalo della illegale partecipazione italiana alle guerre in corso, faccia cessare lo scandalo delle ingentissime spese militari a fini di oppressione e di morte, ed utilizzi invece quelle enormi risorse per assistere chi ha bisogno di aiuto, per accogliere chi è in fuga dall'orrore, per reali, concreti, coerenti interventi umanitari nei luoghi delle guerre e della fame, per promuovere ovunque la pace, la democrazia, la cooperazione dei popoli. Il parlamento italiano passi dal modello di difesa armato, insensato e onnicida, alla difesa popolare nonviolenta, che sola è adeguata a scongiurare nuove stragi, nuovi orrori, nuovi fascismi.

In primo luogo: per contrastare il razzismo occorre che il Parlamento legiferi finalmente i due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitù in Italia: riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro; riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese. Riconoscendo a tutti il diritto di giungere in Italia in modo legale e sicuro si farà cessare la strage dei migranti lungo il tragitto, e si annienterà la mafia dei trafficanti e degli schiavisti che lucra immense ricchezze sulla tratta degli esseri umani; riconoscendo a tutte le persone presenti in Italia il diritto di voto si estenderanno ipso facto i diritti democratici tutti a tutte e tutti, e cesserà il regime schiavista e di effettuale apartheid nel nostro paese.

In primo luogo: per contrastare il femminicidio occorre applicare integralmente e con adeguate risorse pubbliche la Convenzione di Istanbul - che è anche già legge dello stato italiano - contro la violenza sulle donne; e lo strumento decisivo sono i centri antiviolenza gestiti dai movimenti delle donne. In ogni città d'Italia occorre che lo stato finanzi l'esistenza dei centri antiviolenza gestiti dai movimenti delle donne. Questo è il passo decisivo, senza del quale si resta nella retorica, nella complicità, nell'omissione di soccorso.

Questo è ciò che dobbiamo innanzitutto ottenere, e che possiamo ottenere solo con un forte movimento di coscientizzazione e di azione nonviolenta, che sappia contrastare le menzogne con la forza della verità, che sappia contrastare la violenza con la forza del diritto, della dignità, dell'umanità, della solidarietà concreta e coerente.

Questo è il minimo programma d'azione che a noi sembra indispensabile.

7. Dobbiamo porci all'ascolto delle ombre, e dobbiamo parlare alle mummie

Dobbiamo porci all'ascolto delle ombre, delle ombre delle vittime delle tre stragi. È un ascolto doloroso, e ineludibile. Dobbiamo porci all'ascolto delle ombre.

E dobbiamo sforzarci di parlare e proporre al governo, al parlamento ed agli enti locali del nostro paese le azioni politiche, legislative, amministrative necessarie per fermare le tre stragi in corso. Dobbiamo sforzarci di parlare, anche se di fronte abbiamo delle mummie.

Dobbiamo porci all'ascolto delle ombre, e dobbiamo parlare alle mummie.

 

8. Ogni vittima ha il volto di Abele

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Salvare le vite è il primo dovere.

Oppresse e oppressi di tutti i paesi unitevi nella lotta per la comune liberazione dell'umanità da ogni violenza, da ogni oppressione.

Solo la nonviolenza può salvare l'umanità dalla catastrofe.

Agisci in modo da essere tu l'umanità come dovrebbe essere.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

Una breve notizia sul responsabile della struttura nonviolenta viterbese

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, già consigliere comunale e provinciale, è stato dagli anni '70 uno dei principali animatori del movimento che si oppone alle servitù energetiche e militari nell'Alto Lazio (ha preso parte al movimento antinucleare fin dalla prima iniziativa a Montalto di Castro); dalla metà degli anni Settanta è stato uno dei principali animatori della sinistra marxista antitotalitaria a Viterbo; negli anni '90 ha preso parte all'esperienza del "Movimento per la democrazia - la Rete", rappresentativa del movimento antimafia nelle istituzioni; obiettore di coscienza al servizio militare, dagli anni Settanta è persona amica della nonviolenza (condividendo la formulazione di Aldo Capitini); nel 1979 ha fondato il "Comitato democratico contro l'emarginazione" che ha condotto rilevanti lotte contro le istituzioni totali e per i diritti umani e rilevanti campagne di solidarietà concreta; ha promosso e presieduto il primo convegno nazionale di studi sulla figura e l'opera di Primo Levi; nel 1987 ha coordinato per l'Italia la campagna di solidarietà con Nelson Mandela allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano; nel 1991 è stato processato ed assolto per la sua azione contro la guerra del Golfo; nel 1999 ha ideato, promosso e realizzato l'esperienza delle "mongolfiere della pace" con cui ostacolare i decolli dei bombardieri che dalla base di Aviano recavano strage in Jugoslavia (anche per questa iniziativa ha subito un processo conclusosi con l'archiviazione delle accuse nei suoi confronti); nel 2001 è stato l'animatore dell'iniziativa che - dopo la tragedia di Genova - ha portato alla presentazione in parlamento di una proposta di legge per la formazione delle forze dell'ordine alla nonviolenza; è stato dagli anni '80 il principale animatore dell'attività di denuncia e opposizione alla penetrazione dei poteri criminali nell'Alto Lazio - e negli anni '90 ha presieduto la Commissione d'inchiesta ad hoc istituita dal Consiglio Provinciale di Viterbo -; ha ideato e animato due delle più importanti e vittoriose campagne ambientaliste nell'Alto Lazio: quella contro la realizzazione della devastante Supercassia negli anni '80-'90, e quella contro la realizzazione del mega-aeroporto a Viterbo (che avrebbe devastato irreversibilmente la preziosa area naturalistica, archeologica e termale del Bullicame) dal 2007; negli anni '80 e '90 è stato tra i principali redattori del settimanale "Sotto voce" che a Viterbo condusse fondamentali inchieste contro i poteri criminali e il regime della corruzione; dal 2000 è direttore del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza è in cammino", che ogni giorno diffonde materiali di studio e di riflessione e sostiene e promuove iniziative nonviolente per la pace, l'ambiente, i diritti umani di tutti gli esseri umani. Ha ideato e realizzato dal 2002 a Viterbo le commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre il 4 novembre col motto "Ogni vittima ha il volto di Abele" e promosso la campagna a livello nazionale con questa denominazione. Nel gennaio del 2015 un suo scambio di lettere con il Presidente del Consiglio dei Ministri sulle iniziative necessarie per promuovere la pace ha dato luogo a un vivace dibattito. All'inizio del 2016 ha promosso la costituzione del "Comitato nonviolento per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul".