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Venticinque anni dopo

Sono una delle persone che venticinque anni fa si opposero alla guerra del Golfo che avviò la catastrofe che tuttora perdura e si estende (ne ricavai un processo da cui uscii assolto - credo anche grazie alle innumerevoli dichiarazioni di solidarietà che ricevetti, tra le quali quelle di maestri ed amici ormai scomparsi ma indimenticabili come Ernesto Balducci, Norberto Bobbio, Franco Fortini, Bianca Guidetti Serra, Alexander Langer, Davide Melodia, Tullio Vinay...).

Sapendo che si preparano nei prossimi giorni in vari luoghi iniziative in memoria di quella funesta vicenda e delle innumerevoli sue vittime, e sperando che la memoria e la meditazione servano all'impegno attuale, mi permetto di chiedere a chi queste iniziative promuove ed a chi ad esse si appresta a partecipare di proseguire nell'impegno contro le guerre e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni; in difesa della vita, della dignità e dei diritti di tutti gli esseri umani; in difesa dell'unico mondo vivente casa comune dell'umanità intera.

E mi permetto di aggiungere che questo necessario ed urgente impegno di pace deve essere promosso, espresso e realizzato unicamente in forme e con mezzi ad esso coerenti, concreti e adeguati: deve essere un impegno nonviolento, rigorosamente nonviolento, esclusivamente nonviolento.

Solo la nonviolenza si oppone in modo nitido e intransigente a tutte le violenze e le menzogne.

Solo la nonviolenza invera l'impegno fondamentale dell'umana civiltà: salvare le vite.

Propongo infine che queste iniziative in Italia sostengano innanzitutto un primario concreto obiettivo: che il governo receda immediatamente dall'annunciata decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul, una decisione insensata e illegale che può avere conseguenze catastrofiche.

Salvare le vite è il primo dovere.

Pace, disarmo, smilitarizzazione.

Contro tutte le uccisioni.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignità, alla solidarietà.

Salvare le vite è il primo dovere di ogni persona decente, di ogni umana associazione, di ogni civile istituto.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza può salvare l'umanità.


Fonte: Centro di ricerca per la pace e i diritti di Viterbo