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Come una lettera ad Aldo Capitini (Lorenzo Porta)

Una riflessione di Lorenzo Porta sulla nonviolenza... quasi un dialogo virtuale con Aldo Capitini, pubblicato su Notizie Minime della nonviolenza, n. 621 del 27 ottobre 2008
Caro Aldo,
non ti ho incontrato in vita, nel '68 avevo tredici anni e non ti conoscevo.
Sei scomparso fisicamente in una fase di grande trasformazione del mondo, quando molti giovani dei diversi angoli della terra hanno mostrato la determinazione di dare profondità ad una democrazia che stava rinsecchendo, oppure di lottare contro dittature tremende, sia nei paesi dell'est europeo divisi dal muro, sia contro i regimi fascisti ancora in piedi nel sud dell'Europa, in Sudamerica e altrove.
Ti sei dedicato a porre le basi della democrazia diretta fondata su centri della società civile organizzata, che spronassero i partiti a non sentirsi i soli rappresentanti delle volontà di trasformazione.
Hai avuto modo nell'ultimo anno della tua vita di commentare e valutare il movimento mondiale che stava scoppiando e sulla rivista da te fondata ti preoccupavi che i giovani riuscissero a mantenere unite la spinta alla partecipazione attiva e il desiderio di preparazione al di là delle manipolazioni ideologiche. Infatti per un movimento spontaneo non è facile mantenere a lungo nel tempo un'autonomia organizzativa e di elaborazione, che possa resistere agli apparati costituiti e portare un'aggiunta trasformativa continua. Quel desiderio di partecipare, di capire, di contare, di conoscere la propria sessualità era riuscito a produrre una contro-cultura: musica, poesie, libri, nuovi costumi, e tu già segnalavi che le lotte dei giovani statunitensi del gruppo Students for a democratic society (Sds), che avevano dato vita alle proteste a Berkeley,  avevano una forte impronta nonviolenta che si intrecciava con il lavoro che Martin Luther King aveva compiuto a partire dal sud degli Stati Uniti.
Quella matrice di nonviolenza attiva in Europa ha assunto connotati diversificati. Ti ricordi di Rudi Dutschke, il leader del movimento studentesco tedesco, persona che sommava in sè un raro acume politico ad una forte tensione etico-religiosa? Proprio in quell'anno fu colpito alla testa da un neonazista come esito di una campagna di stampa condotta anche dai giornali della Springer Presse, tra cui figura il noto quotidiano "popolare" "Bildzeitung". Egli perderà la memoria e dovrà riprendere ad imparare a leggere e scrivere. Mi ricordo che nel 1972 si presentò all'università di Cambridge per un dottorato, ma le autorità gli preclusero la partecipazione. Nel 1958 Rudi si era rifiutato di fare il servizio militare per motivi etico-religiosi nella Ddr e per questo gli fu precluso l'acceso all'università. Fu così che si trasferì a Berlino Ovest. Un esempio di giovane protagonista del '68 che aveva piena coscienza dei pesanti limiti sia del capitalismo occidentale che delle dittature del comunismo reale, inviso a entrambi.
Anche tu fin dagli anni della guerra sei stato vicino alle posizioni federaliste europee e successivamente hai dato vita al movimento liberalsocialista. La spaccatura dell'Europa significava in qualche modo occludere l'emergere di una verità: ogni opposizione che nasceva nei due campi opposti era vista come strumentale all'altro.
Pensa che ancora oggi a quarant'anni dal '68 si cerca di accreditare la tesi che quel movimento fosse l'anticamera del terrorismo.
Non sei mai stato comunista, perché la libertà e la ricerca del valore a partire dai singoli e non dagli apparati è il tuo tratto distintivo. Più che al movimento dialettico tu ti riferisci all'aggiunta etico-religiosa come tensione tra la realtà e il valore da affermare.
Mi sono imbattuto per la prima volta in un tuo scritto nel 1978 quando dovevo scegliere tra servizio militare e servizio civile. Me lo ricordo quel librettino color panna, un "Quaderno di Azione nonviolenta": Teoria della nonviolenza. Me lo ero portato in treno una notte in viaggio verso Roma: mi aveva convocato la commissione giudicatrice del servizio civile. Leggevo il testo e mi veniva spontaneo riprodurre interiormente il tono che avrei usato se l'avessi letto ad alta voce. Capita con alcuni scritti di dare un'intonazione muta al testo che sentiamo solo noi, come una musica che sorge dall'intimo. E ad un certo punto ho associato quel tono alla voce di una persona che avevo recentemente incontrato e che poi mi è diventata amica: Anna Luisa Leonardi, che tu hai conosciuto e con la quale hai collaborato.
"La nonviolenza, porgendo l'appello alla razionalità altrui, è anche un potenziamento del tu, e dell'interesse a che l'altro viva e si svolga, e come un generarlo dall'intimo nostro, una gioia perché l'altro esiste, un appassionamento alla radice".
Quel primo incontro con te attraverso i tuoi scritti e i loro riverberi mi è rimasto sempre nel cuore. Ogni tanto lo sento lontano perché coperto dal frastuono delle dispute quotidiane, ogni tanto torna in prima piano e mi accompagna nei momenti lieti e duri, anche oggi, con i miei figli piccoli e mia moglie.
È quella attenzione al tu, quell'apertura al singolo e alla sua insostituibilità che mi ha sempre dato speranza: "Penso che sempre nei riguardi di un essere umano debbo richiamarmi ad un punto interno in cui io mi sento madre di lui: che debbo abituarmi a costituire costantemente questo atteggiamento nel mio intimo; che, insomma, almeno per una volta, esaurite e sfogate, se si vuole, tutte le altre possibilità, debba domandarmi: 'ma mi sono considerato anche per un istante madre di costuì?" (p. 10 dell'opuscolo citato).
Nella mia ricerca di tesi di dottorato dedicata alle pratiche di maieutica reciproca e ricerca-azione ho rilevato dallo studio delle carte che tu sei stato il silenzioso tessitore dei rapporti tra Danilo Dolci e gli esponenti più acuti dell'azionismo socialista. Fosti tu a parlare di Dolci a Piero Calamandrei e lui ne prese le difese nel processo per lo sciopero alla rovescia per affermare il diritto al lavoro come dice la nostra Costituzione. Era il 30 marzo 1956. Fu un processo che fece discutere quell'Italia divisa ideologicamente, con un sindacato spaccato. Fu la prima volta che si dispiegò una campagna organizzata di lotta nonviolenta attraverso la disobbedienza civile.
Pensa che i giovani studenti che oggi si mobilitano per difendere la scuola pubblica assieme alla parte migliore dei docenti, dall'università alle elementari, hanno riscoperto uno scritto di Piero in cui egli si immagina che un partito voglia far deperire la scuola laica di Stato per finanziare e far crescere scuole private senza controllo pubblico (discorso pronunciato al III congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale, 1950).
Allora per voi la Carta costituzionale era la bussola con cui orientare gli sforzi per democratizzare il paese e disincrostarlo dai codici fascisti ancora vigenti. Tu, don Milani, Dolci, eravate accomunati da questo intento.
Oggi all'interno del processo di integrazione europea il patriottismo costituzionale dovrebbe essere un elemento internazionalmente unificante, ma ad esso viene sostituita una "costituzione materiale" che trasforma il parlamento in una società per azioni dove il confronto democratico è atrofizzato dalle procedure rapide di approvazione dei decreti a colpi di fiducia.
Di fronte alle molteplici sfide provenienti dalla recessione economica, dalla polverizzazione sociale dovuta alla precarizzazione del lavoro, dalla crisi delle risorse energetiche e dalla caccia forsennata alle risorse vitali le risposte sono inadeguate e deboli. La sfida è globale e richiede risposte coordinate internazionalmente. Le lotte per la difesa del servizio pubblico dell'istruzione oggi avvengono in diversi paesi: Francia e Messico per esempio.
Cosa fanno i nonviolenti, cosa è lecito aspettarsi da loro: una lotta coerente contro il dissesto della pubblica istruzione, la denuncia di una pratica corrente nelle università fondata sulla cooptazione e la corruzione, che fa strame di regole e non fa che sminuire l'istruzione pubblica. La messa a punto di un progetto praticabile che discuta la sottrazione di risorse all'istruzione e alla sanità pubbliche per "rifare l'Alitalia", ad esempio, mentre le spese militari sono in costante aumento.
Ti chiedo: come si fa a non essere nani sulle spalle di giganti e trovare vie efficaci e nuove  per invertire questa rotta?