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Solo nella nonviolenza troviamo la vera antitesi alla guerra

Insieme a trenta amiche e amici del Movimento Nonviolento che hanno voluto rendere pubblica la loro adesione al digiuno collettivo "per opporsi alla guerra e al nucleare", sono al primo giorno di astensione dal cibo e dalla parola.

So che ci sono altre persone che stanno digiunando, ma preferiscono farlo come gesto intimo (personale) e non pubblico (politico).

Altri si stanno preparando per aggiungersi nei prossimi giorni ed arrivare così almeno fino al 2 aprile, giorno della manifestazione contro la guerra che si terrà a Roma e in altre città.

Questo digiuno è un'azione nonviolenta: solo nella nonviolenza troviamo la vera antitesi alla guerra.

Con l'astensione dal cibo vogliamo significare le sofferenze che la guerra porta a tutti (dobbiamo accogliere tutti coloro che fuggono e cercano rifugio).

Con l'astensione dalle parole vogliamo significare che la prima vittima della guerra è la verità (è sotto gli occhi di tutti che la cosiddetta informazione è stata arruolata al soldo della propaganda di guerra).

Il tempo non utilizzato per cibarsi, oggi l'ho dedicato alle letture e mi piace condividere questo pensiero di don Sirio Politi: "La guerra è la sintesi della criminalità organizzata, glorificata, benedetta, perciò è doveroso incriminare a norma dei codici penali quei gruppi di potere economico-politico che confidano sulla forza militare e sul potere bellico per: costituzione di banda armata; associazione a delinquere; porto d'armi. Post scriptum: all'occorrenza può essere indicato il codice penale usato contro i criminali nazisti a Norimberga".

 

Fonte: Centro di Ricerca per la Pace di Viterno