Vi mando una memoria del mio amico Josef Schiffer, uomo di pace dentro la guerra.
L'ho spedita ad amici di Ratingen (Duesseldorf) per il funerale che si svolge oggi 21 gennaio.
Ricordatelo nella terra (un po' anche mia) che continuò ad amare fino a questi ultimi anni.
Ho scritto varie volte su di lui.
Enrico Peyretti, Torino
11 01 16 Memoria di Josef Schiffer
Sono un cittadino italiano, di Torino.
Avevo nove anni quando finì la guerra, nel 1945.
Sentii parlare, allora, di un soldato dell’esercito tedesco che aveva aiutato e protetto la popolazione civile italiana, durante l’occupazione.
Cinquant’anni dopo, nel 1995, lo cercai e lo trovai. Era Josef Schiffer.
Egli fu invitato e premiato con una medaglia d’oro del Comune di Aulla (in Lunigiana, provincia di Massa Carrara). Ho visto come i vecchi di Aulla e Pallerone lo ricordavano, dopo più di cinquant’anni, come lo festeggiavano e lo abbracciavano.
Dietro mia proposta, ricevette una onorificenza del Presidente della Repubblica italiana. Anche il Presidente della Repubblica Federale tedesca lo premiò per il valore civile.
Feci intensa amicizia con lui, che venne molte volte in Italia, anche a Torino, dove incontrò il sindaco Castellani e il presidente provinciale dell’Associazione dei Partigiani.
Io venni a fargli visita a Duesseldorf tre volte, e feci un discorso quando fu festeggiato nella Rathaus per i suoi novant'anni.
Ho scritto diversi articoli sul suo comportamento umano e civile durante la guerra. Egli è stato «più uomo che soldato».
Ci sono vari tipi di pace. La pace prima della guerra, invece della guerra, è molto buona. La pace dopo la guerra è buona perché si smette di uccidere e di soffrire, ma è la pace della forza e non del diritto. La pace che ha fatto Josef Schiffer è stata la più grande: è la pace dentro la guerra, nonostante la guerra, è l’amicizia invece dell’inimicizia, l’umanità invece dell’odio.
Così Josef Schiffer, come altri cittadini tedeschi contrari al nazismo, ha salvato l’onore della Germania, che era stato offeso dalla violenza nazista, complice il fascismo italiano.
«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (vangelo secondo Matteo 5,9).
Noi oggi ringraziamo Dio Padre di Gesù Cristo e di tutti i popoli, per la vita buona di Josef.
Affidiamo Josef, sereno amico della pace, all’amore misericordioso del Padre, che è Vita, e dà vita.
Enrico Peyretti, Torino
16 gennaio 2011