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Verso la marcia della pace Perugia-Assisi "per la pace e la fratellanza dei popoli". Contributi di Mao Valpiana, Elena Liotta e Floriana Lipparini

In vista del cinquantesimo della marcia della pace Perugia - Assisi, che si terrà il prossimo 25 settembre, condividiamo alcune delle interviste che il Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo ha pubblicato sui notiziari quotidiani.

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quale è stato il significato della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

  • Mao Valpiana: La marcia Perugia-Assisi, ideata ed organizzata da Aldo Capitini nel 1961, ha segnato l'irrompere del movimento per la pace sulla scena politica come soggetto autonomo ed indipendente dai partiti. Capitini ha poi voluto offrire "l'aggiunta nonviolenta" allo stesso movimento pacifista.

  • Elena Liotta: Senz'altro quello di rappresentare e tenere viva l'urgenza del cambiamento verso la nonviolenza, passaggio fondamentale per la sopravvivenza della comunità umana, oggi bombardata, è il caso di dire, da un richiamo costante di violenza diffusa ed esasperata dai media intorno agli eventi non solo bellici.

  • Floriana Lipparini: A mio avviso, è stato importante testimoniare che continua a esistere un popolo di persone che sognano e vogliono un mondo migliore, in cui finalmente il rifiuto della violenza si faccia patrimonio comune o almeno di una larga maggioranza. Purtroppo c'è sempre il rischio che le ricorrenze e le testimonianze si trasformino in ritualità e perdano un pò il significato originario.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Cosa caratterizzerà maggiormente la marcia che si terrà il 25 settembre di quest'anno?

  • Mao Valpiana: La marcia del 2011 "per la pace e la fratellanza dei popoli" registrerà una grandissima partecipazione popolare, alla ricerca dello spirito originario della marcia "di tutti e per tutti". La marcia è dei marciatori, che esprimeranno con forza e determinazione la volontà di "opposizione integrale alla guerra e alla sua preparazione".

  • Elena Liotta: Non c'è che l'imbarazzo della scelta, purtroppo. Si va dal semplice invito a una maggiore civiltà e serenità nei rapporti politici al monito più fermo contro le guerre, tutte senza distinzione alcuna. Il ventaglio di situazioni dominate dalla violenza è ampio e riguarda tutti gli ambiti delle convivenze e delle relazioni umane, incluso il rapporto con la natura e le risorse che ci garantiscono la sopravvivenza sul pianeta. Mi sembra che proprio questa generale insofferenza verso i comportamenti violenti possa trasformarsi in un "basta" deciso, sia esso per favore, per pieta', per dovere e per diritto, un "basta" che possa affermarsi - e non imporsi! - con gli strumenti dell'intelligenza - e non con le armi! - soprattutto tra i giovani che spesso dalla violenza-potere sono affascinati.

  • Floriana Lipparini: Ho l'impressione che si vadano radicalizzando due visioni del mondo contrapposte: da un lato va crescendo il potere negativo di alcuni ristretti gruppi completamente privi di scrupoli che stanno trasformando il pianeta in una giungla di guerre, violenze, ingiustizie, speculazioni e abusi, ma dall'altro cresce anche il numero di persone intenzionate a opporsi a questo drammatico scenario. Se la finanza è diventata guerra, se lo sviluppo neoliberista è una forma di guerra, se la politica punta solo a cogestire questa guerra globale dei pochi contro i molti, al riparo dei propri privilegi, allora è importante che i pacifisti e i nonviolenti denuncino più chiaramente e con maggior forza quali sono i nessi, le connivenze, gli intrecci che ci stanno ingabbiando. È importante, oltre che proseguire nel rifiuto delle armi, delle guerre e del nucleare, stare anche al fianco delle lotte territoriali, come quella di chi si oppone all'alta velocita', come quella di chi lotta contro il brevetto dei semi che uccide le economie di sussistenza nel sud del mondo, come quella di chi denuncia l'accaparramento di terre in Africa, come quella di chi si oppone a un'idea di sviluppismo che avvelena i suoli, le acque, l'atmosfera... Sono alcune fra le nuove forme di guerra, le nuove forme di violenza che si aggiungono alle vecchie, peraltro sempre presenti.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Qual'è lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

  • Mao Valpiana: Le amiche e gli amici della nonviolenza, che si riconoscono nella "nonviolenza organizzata", sono ancora una minoranza della minoranza. Tuttavia sono presenti, e a volte determinanti, nelle lotte sociali agendo in modo decisivo con le tecniche della nonviolenza come l'obiezione di coscienza e la disobbedienza civile. C'è bisogno, per rendere più incisiva ed efficace l'azione della nonviolenza organizzata, che chi si sente parte di questo movimento se ne assuma la responsabilità con l'adesione formale ai movimenti nonviolenti, il sostegno attivo alla stampa e all'informazione nonviolenta. Personalmente, prima di chiedere alla nonviolenza maggior incisività nella società italiana, mi interrogo se ho fatto la mia parte con l'iscrizione al Movimento Nonviolento e l'abbonamento alla rivista mensile "Azione nonviolenta".

  • Elena Liotta: Osservo che negli ultimi anni in particolare, grazie anche a internet e ad attività che si muovono intorno a questo foglio come ad altri gruppi e associazioni, proprio i giovani si stiano interessando sempre di più alle modalità di relazione e intervento nonviolente. La convergenza naturale della visione pacifista con quella ambientalista, sta favorendo un'aggregazione più consistente intorno alla nonviolenza. In questo senso stanno riemergendo anche pensatori del passato che sono rimasti a lungo conosciuti soltanto da pochi interessati.

  • Floriana Lipparini: Di fronte all'aggravarsi delle crisi globali, in apparenza può sembrare più difficile continuare a credere negli strumenti della nonviolenza, eppure in alcuni casi è proprio il contrario, nascono molti nuovi gruppi che di fronte a insopportabili violenze del potere scoprono la forza della solidarieta', della ribellione pacifica, della nonviolenza attiva. Tuttavia non è mai facile intendersi sul vero significato del concetto di nonviolenza attiva.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quale ruolo può svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini e gli altri mobimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

  • Mao Valpiana: Il Movimento Nonviolento trova la sua ragion d'essere fondamentale nel promuovere la teoria e la pratica della nonviolenza, svilupparne il pensiero ed il metodo. Oggi il Movimento è chiamato ad indicare la via d'uscita dalla profonda crisi che stiamo vivendo, con il superamento delle strutture militari, l'abolizione degli eserciti, l'abbandono della preparazione delle guerre che sono causa ed effetto della crisi stessa.

  • Elena Liotta: Di rinforzare l'intento e la passione di chi oggi sceglie intuitivamente la nonviolenza venendo da altri o da nessun retroterra, facendo capire come nel passato anche recente - e anche in Italia - siano esistite persone di grande spessore culturale e sociale che hanno dedicato la loro vita a insegnare come e perché non cadere preda di autoritarismi e altre forme di violenza politica e non solo.

  • Floriana Lipparini: Fare chiarezza su alcuni obiettivi condivisi e sapersi collegare nell'opposizione alle nuove situazioni di guerra e violenza nella nostra societa'. Occorre naturalmente continuare a tener desta l'attenzione sull'orrore delle guerre di cui l'Italia è complice, dall'Afghanistan alla Libia, e sulle assurde spese militari, ma non possiamo ignorare la tragedia dei migranti che perdono quotidianamente la vita nel Mediterraneo o vengono reclusi nei Cie, e la crescente militarizzazione del territorio che reprime con violenza legittime e pacifiche proteste... Il concetto di guerra globale va quindi ampliato e spiegato alla pubblica opinione con una forte capacità di comunicazione. Ma sarebbe importante anche riflettere su un'abitudine alla violenza che si sta diffondendo fra le persone, come se la vita umana davvero non contasse più nulla. Del resto se si fa caso alle programmazioni cinematografiche e televisive degli ultimi anni, paragonandole a quelle degli anni precedenti, salta agli occhi l'aumento spropositato, quasi totalizzante, di film e fiction basati su tutti i tipi di crimine, o su sceneggiati ospedalieri. Una morbosità ripugnante che dovrebbe far pensare.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quali i fatti più significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

  • Mao Valpiana: In Italia la rinascita di reti e movimenti che crescono dal basso: il movimento che ha ottenuto la vittoria referendaria, il movimento antirazzista, il movimento No Tav, e poi le reti delle donne, contro le mafie e per la legalita', contro le basi militari, per la formazione e l'educazione alla pace, e così via. Nel mondo il movimento che ha spinto molti governi ad abbandonare il nucleare, e la crescita dei movimenti ecologisti in molti paesi europei. Una menzione speciale per i movimenti delle donne in Africa, in America Latina e in Asia che creano reti di solidarietà e nuove forme di democrazia specialmente negli ambienti rurali.

  • Elena Liotta: Manifestazioni a parte, tutte ben riuscite e significativamente raccolte dall'opinione pubblica diffusa, pur se mediaticamente poco documentate, a me pare che le guerre civili del Nord Africa stiano diventando un mezzo di contrasto che porta acqua al mulino nonviolento. La paura e la sensazione di vicinanza, maturata anche per l'immigrazione dai paesi coinvolti, impressionano l'Europa, l'iniziale opposizione di piazza è stata vista trasformarsi in guerriglia e poi guerra a causa dei governi autoritari e violenti, si osservano tentennamenti diplomatici, schieramenti politici ambigui, insomma ormai i giochi retrostanti si palesano anche ai non esperti. Tutto fa desiderare che la democrazia si instauri laddove è ancora assente. Questo non garantisce, come sappiamo, l'assenza di violenza, ma come un risonanza che si amplifica trasmettendosi, la violenza diventa ancora più vivida e identificabile con il potere, anche all'interno dei sistemi democratici: dalla corruzione e le mafie, infiltrate con la loro protervia in tutte le attività umane e causa di innumerevoli morti e altri danni gravi, fino alla catena ininterrotta di soldati italiani morti in paradossali "guerre di pace". Si comincia a capire che potrebbero esserci, che esistono! altri mezzi, alternativi agli armamenti e ai relativi mercati, per trovare accordi, per fare scambi, tra paesi e popoli, per convivere e collaborare di fronte alle sfide planetarie.

  • Floriana Lipparini: La vicenda di Vittorio Arrigoni colpisce con forza tremenda. Il suo "Restiamo umani" riassume il senso vero della nonviolenza.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

  • Mao Valpiana: L'impegno principale dovrà essere quello per far uscire l'Italia dalle guerre in cui è coinvolta: Libia ed Afghanistan. Una campagna da costruire è quella per il riconoscimento legislativo e la costituzione dei Corpi Civili di Pace. Dopo la marcia Perugia-Assisi celebreremo il 2 ottobre, giornata internazionale della nonviolenza per la nascita di Gandhi, poi verrà il 4 novembre, occasione per commemorare le vittime della prima guerra mondiale e contestare la festa delle forze armate, e quindi il 3 e 4 dicembre festeggeremo il cinquantesimo compleanno del Movimento Nonviolento.

  • Elena Liotta: Comunicare, comunicare, trasmettere, rendere più visibili le iniziative, ognuno nel suo ambito, e poi incontrarsi se possibile, raggrupparsi ulteriormente, non tentennare e andare avanti.

  • Floriana Lipparini: Uscire da un recinto un pò autoreferente e mettersi maggiormente in gioco su quei terreni di cui prima ho detto.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Che cos'è la nonviolenza e come accostarsi ad essa?", cosa le risponderebbe?

  • Mao Valpiana: Quando mi viene posta questa domanda, utilizzo le definizioni date dai maestri della nonviolenza: Gandhi: "la nonviolenza è la forza della verita'"; Martin Luther King: "la nonviolenza è il potere dell'amore"; Aldo Capitini: "La nonviolenza è apertura all'esistenza, alla liberta', allo sviluppo di ogni essere". L'accostamento alla nonviolenza non può che avvenire nell'intimità con se stessi, ma la persuasione deriva dalla verifica che la nonviolenza, oltre che giusta e buona, è anche efficace.

  • Elena Liotta: Inviterei questa persona a osservare, sentire fino in fondo e con chiarezza, che effetto le fa la violenza altrui quando le arriva addosso, si tratti di violenza politica, istituzionale, burocratica, di ingiustizie e altro, oppure di gruppi, persone, situazioni, fino a quelle più intime e familiari. E possibilmente anche di ripercorrere un atto, un momento, una interazione in cui si è sentita violenta verso altri. Poi le chiederei la stessa cosa: cosa pensa che sia, si aspetta, o immagina, la nonviolenza, poi le direi di leggere qualcosa e di accostarsi alle forme organizzate e culturalmente, storicamente conosciute, di filosofie, psicologie e metodi nonviolenti. E naturalmente di abbonarsi a questo foglio.

  • Floriana Lipparini: Una strada in salita ma anche una speranza per il futuro. Come accostarsi? Non saprei dire se non riflettere su quel che accade, interrogarsi a fondo, mescolarsi a chi lotta contro le ingiustizie e leggere i libri di maestre e maestri.

Note biografiche degli intervistati:

Mao Valpiana: È una delle figure più belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; è nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si è impegnato nel Movimento Nonviolento (si è diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"); attualmente è presidente del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini.

Elena Liotta: Psicoterapeuta e psicologa analista, membro dell'Ordine degli Psicologi dell'Umbria, membro dell'Apa (American Psychological Association), socia fondatrice del Pari Center for New Learning; oltre all'attività psicoterapica, svolta prevalentemente con pazienti adulti, in setting individuale, di coppia e di gruppo, ha svolto e svolge altre attività culturali e organizzative sempre nel campo della psicologia e della psicoanalisi

Floriana Lipparini: Giornalista, ha lavorato per numerosi periodici, tra cui il mensile "Guerre e Pace", che per qualche tempo ha anche diretto, occupandosi soprattutto della guerra nella ex Jugoslavia. Impegnata nel movimento delle donne (Collettivo della Libreria Utopia, Donne per la pace, Genere e politica, Associazione Rosa Luxemburg), ha coordinato negli anni del conflitto jugoslavo il Laboratorio pacifista delle donne di Rijeka, un'esperienza di condivisione e relazione nel segno del femminile, del pacifismo, dell'interculturalita', dell'opposizione nonviolenta attiva alla guerra.