• Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Verso la marcia della pace Perugia-Assisi "per la pace e la fratellanza dei popoli". Contributi di Stefano Lucarelli, Marcello Vigli e Massimiliano Pilati

In vista del cinquantesimo della marcia della pace Perugia - Assisi, che si terrà il prossimo 25 settembre, condividiamo alcune delle interviste che il Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo ha pubblicato sui notiziari quotidiani.

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quale è stato il significato della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

  • Stefano Lucarelli: È l'idea di un cammino permanente. Anche se i chilometri sono quelli, in ogni caso il percorso che si fa ogni anno si aggiunge a quello precedente ed esalta la volontà di non fermarsi. cambiano le persone, cambiano le stagioni, ma il senso no: quello rimane forte ed invariato. La nonviolenza non è negoziabile: o è o non e'.

  • Marcello Vigli: La marcia ha avuto una funzione politica di grande rilievo perché specie nei primi dei suo cinquant'anni, ha costituito l'occasione che ha consentito e favorito una partecipazione trasversale, si direbbe oggi, di cittadini e delle loro associazioni di orientamento non solo diverso ma opposto, per marciare insieme in tempi in cui l'uso strumentale delle contrapposizioni ideologiche aveva creato un solco incolmabile nella società italiana. Una funzione meritoria perché esercitata in contrasto con le grandi strutture organizzate, dai partiti alla istituzione ecclesiastica.

  • Massimiliano Pilati: Sarò sincero e forse eccessivamente cattivo ma, da quando bazzico nel mondo della pace e della nonviolenza, al di là delle marcie storiche di cui però ho solo letto, ho sempre vissuto la Perugia-Assisi come un momento formale, quasi folkloristico e ormai privo di contenuti e di un suo significato.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Cosa caratterizzerà maggiormente la marcia che si terrà il 25 settembre di quest'anno?

  • Stefano Lucarelli: Ci siamo rapportati per anni, troppi anni, con un mondo apparentemente fermo. invece i movimenti democratici nel mondo arabo, la necessità di una lotta per le proprie risorse idriche e forestali in Sudamerica, gli indignati di tutta Europa, la ribellione di una intera classe operaia in Cina e inoltre tutte quelle realtà già in lotta negli anni precedenti il secolo in corso, stanno dimostrando che il bisogno di pace è urgente. Ecco, mai come ora il significato più forte arriva dalla consapevolezza che questa pace non può più aspettare. È chiaro che c'è bisogno di un lavoro capillare e tenace, che tenga a lungo, appunto, ma intere piazze occupate pacificamente per giorni e giorni al grido di lavoro, pace e democrazia e sgomberate con i lacrimogeni dimostrano che la violenza è sempre dietro l'angolo. Il punto è ritornarci in quelle piazze, riprendersele, come le mamme di Plaza de Mayo in Argentina che non hanno mai smesso, mai, di credere che la loro sola presenza fosse uno smacco per la dittatura prima e una risorsa per la fragile democrazia dopo. Ora questa piazza s'è fatta anche virtuale e questo è un bene con tutto quello di brutto che è stato scrito su Internet. ogni strumento può essere usato male, ma se usato con buon senso allora le cosa cambia. e molto.

  • Marcello Vigli: Non ho seguito i lavori preparatori ma penso che il cinquantenario debba essere un ritorno al genuino pensiero di Capitini aggiornato al rifiuto della guerra che nel tempo è stata camuffata con nomi diversi per renderla meno indecente in un tempo in cui si esalta la creazione di organismi sovranazionali e mondiali come strumenti per dirimere le questioni che dividono non tanto i popoli quanto i gruppi di potere che s-governano il mondo.

  • Massimiliano Pilati: La sfida del marcia del cinquantesimo anniversario nella quale anche il Movimento Nonviolento è parte attiva, è proprio quella di portare forti contenuti e chiedere un impegno forte e diretto a chi vi partecipa. Non chiederemo a noi stessi di venire "senza se e senza ma", ben vengano i dubbi. Le persone che parteciperanno però sia che vengano a titolo personale o in rappresentanza di una istituzione, di un partito, di una associazione è giusto che prendano dei precisi impegni. Lo spirito con cui io e ogni partecipante dovrebbe partecipare credo sia ben riassunto in un breve scritto di Mao Valpiana letto in questi giorni: "Marciare per la pace, significa marciare contro la guerra. Marciare contro la guerra, significa marciare per abolire gli eserciti. Marciare per abolire gli eserciti, significa marciare contro le spese militari. Marciare contro le spese militari, significa marciare per il disarmo. Marciare per il disarmo, significa iniziare a disarmare se stessi. Se vuoi marciare per la pace, prepara il tuo disarmo unilaterale".

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Qual'è lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

  • Stefano Lucarelli: Se per stato dell'arte s'intende il modo nonviolento di sviluppare il proprio percorso artistico e professionale penso che ci siano molte cose interessanti in giro. Intanto per quanto mi riguarda trovo che il mondo che ruota intorno al teatro civile sia sempre più animato dalla ricerca e dalla scrittura. Non più solo cronaca e testimonianza ma anche teatro, un modo di essere teatro: dentro, vicino, insieme a chi assiste e a chi ci contatta per sviluppare tematiche sugli stili di vita. Per il resto mi sembra di notare comunque, per quello che mi capita di leggere e sentire, che la voglia di impegno sia aumentata. Senza dimenticare chi da sempre ha legato la propria attività con il proprio territorio, sia per proteggerlo che per promuoverlo avvertendo un nuovo modo di fare comunita'.

  • Marcello Vigli: Credo che sempre più appare evidente la difficoltà di usare la nonviolenza, pur nelle sue diverse accezioni, come ideologia capace di costruire unità politica per dare soluzioni accettabili ai problemi che il rapido evolversi della situazione pone a singoli e gruppi.

  • Massimiliano Pilati: Vi è un grande fermento nel mondo nonviolento italiano. Non sempre riusciamo a far sapere le nostre iniziative e spesso le comunichiamo male. Parallelamente ritengo che le azioni nonviolente ben riuscite trovano uno sbarramento nei media. Lo dice bene Alberto Perino dalla Valle di Susa: un sasso lanciato da un no-tav in risposta ai lanci di lacrimogeni fa notizia, Turi Vaccaro che sale per tre giorni su un albero per protestare in maniera nonviolenta non passa in nessuno dei media italiani perché fa più paura l'azione nonviolenta del sasso...

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quale ruolo può svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini e gli altri mobimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

  • Stefano Lucarelli: Il pensiero nonviolento rimane e deve rimanere un pensiero plurale. la forza sta proprio nel percepire la sua pratica come una pratica locale, capillare, dove chiunque si senta libero di manifestarlo nelle condizione e nelle direzioni più giuste e leggibili, sentendosi comunque collegato a tutti gli altri. La presenza dei movimenti che siano di credenti e no, e questo è stato uno dei punti forti della Perugia-Assisi, rimane e rimarrà se saprà farsi carico delle proprie responsabilita', con la stessa medesima capacità di critica e di analisi, senza autoreferenzialità e leaderismi inutili. una rete, dunque, una corda, in filo... e noi appoggiati sopra con piccole mollette ad ondeggiare e assorbire tutte le temperature proprio come alcune bandiere arcobaleno che negli anni hanno perso colore e stoffa ma non la forza...

  • Marcello Vigli: Potrebbero svolgere un prezioso ruolo culturale e politico se si costituissero in movimento unitario dimostrando che le diversità culturali o i diversi referenti per diventare efficaci strumenti di azione politica devono, pur restando se stessi, concentrarsi nella definizione di obiettivi comuni ragionevolmente perseguibili e nella concrete azioni per raggiungerli. Resta sempre valida comunque la loro funzione di testimonianza.

  • Massimiliano Pilati: Il Movimento Nonviolento inteso come associazione e', da sempre, minoranza nelle minoranze. Ma spesso le parole, gli scritti, gli interventi dei suoi esponenti sono ascoltati con molta attenzione. E spesso ha avuto in vari contesti un ruolo importante anche senza rendersene conto. Il ruolo del Movimento Nonviolento deve gradualmente mutare. Non dobbiamo più considerarci, nè essere considerati, i sacri custodi della fiaccola della nonviolenza. Io credo che siamo chiamati ad un salto di qualita', ad una nuova fase in cui riusciamo a digerire e fare nostra la lezione di persone che sono state e saranno sempre fondamentali per la nostra storia e per la nostra, e altrui, formazione ma al contempo dobbiamo capire che c'è bisogno, assieme a queste, di altra elaborazione, di altre proposte, di altra azione. Il Movimento Nonviolento deve avere il coraggio di sperimentare e percorrere nuove strade, deve innovarsi, anche nel modo in cui comunica e al contempo deve mantenere diritta la barra su alcuni concetti chiave del pensare e dell'agire nonviolento. Questo non significa rinnegare nulla, anzi, significa solo cominciare, a 50 anni di vita vissuta e con alle spalle una splendida storia, una nuova fase.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quali i fatti più significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

  • Stefano Lucarelli: Penso alla voglia di prendersi il territorio, appunto, la voglia di dissentire con azioni concrete e con i dibattiti: sempre aperti e sempre trasparenti. In Italia è successo qualcosa prima e soprattutto dopo il G8 che ancora va accertato, ma sicuramente quelle mani dipinte di bianco devono tornare a colorare il cielo, questo è sicuro, e mi sembra che questo qualcosa stia già capitando come dimostrano i risultati dei referendum sull'acqua pubblica e il nucleare. C'è un'Italia che vuole altro e questa Italia va rispettata.

  • Marcello Vigli: Considero significativa l'azione dell'associazione Libera nella lotta contro le mafie e nella diffusione della cultura della legalita', pur ben sapendo che forse non può essere ascritta al movimento della nonviolenza.

  • Massimiliano Pilati: Trovo molto interessanti varie esperienze della "primavera araba", lo spirito cooperativistico visto durante il lavoro in preparazione dei referendum di giugno, la stragrande maggioranza della lotta valsusina contro la Tav. Soprattutto nel caso dei referendum poi hanno contato molto varie reti formali e informali create negli anni precedenti anche dal lavoro di amiche e amici della nonviolenza.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

  • Stefano Lucarelli: Riuscire a fare rete costruendo un vero movimento democratico e popolare. Siamo tutti coinvolti, siamo tutti chiamati a pensare ad un contributo.

  • Marcello Vigli: Promuovere unità culturale e politica in difesa della democrazia in crisi nel nostro Paese, e non solo, perché è l'unica forma istituzionale per organizzare la società che strutturalmente si propone di risolvere contrati e conflitti in modo non violento.

  • Massimiliano Pilati: Credo che il nostro Movimento debba seguire e supportare attivamente lo straordinario sforzo che sta compiendo la popolazione della Valle di Susa. Invece di dividerli in buoni e cattivi dovremo fare sentire l'appoggio a chi sta sperimentando attivamente sul campo la nonviolenza. Più appoggiamo loro e meno humus riceveranno i pochi, ma molto presenti, violenti. Ritengo inoltre che varie situazioni che si stanno verificando in Val di Susa siano (sia dalla parte dei movimenti che delle istituzioni) un laboratorio di prova molto importante per come gestire il dissenso in Italia. Inoltre dobbiamo cercare di far tornare nell'agenda politica e sociale italiana il tema della guerra e la nostra volontà di superare questa orrenda barbarie.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Che cos'è la nonviolenza e come accostarsi ad essa?", cosa le risponderebbe?

  • Stefano Lucarelli: La nonviolenza è un modo di sentire, di essere, di comunicare. La nonviolenza non chiede niente e non pretende manifesti, è solo coscienza e consapevolezza. Guardarsi intorno e sporcarsi le mani, mettere le mani in pasta per poi, con calma, in silenzio, portarsele sul viso per sentirne il profumo...

  • Marcello Vigli: Non saprei che cosa rispondere. Mi limiterei a suggerire di leggere sistematicamente i materiali diffusi regolarmente dal "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo.

  • Massimiliano Pilati: Potrei citare molte frasi dei nostri grandi saggi nonviolenti ma faccio mie le parole di una canzone di Niccolò Fabi: "non è cosa ma è come". Sull'accostarsi ad essa credo sia importante cominciare a documentarsi, magari facendosi aiutare da qualche amico o amica, curiosare in internet, guardando qualche filmato come ad esempio "Una forza più potente" o magari, come nel caso di noi del Movimento Nonviolento, contattando i vari referenti locali sparsi per varie località italiane e i cui riferimenti sono reperibili sul portale nonviolenti.org. Infine un ottimo momento per accostarsi alla nonviolenza sono i molti campi estivi organizzati dal Movimento Nonviolento e dal Mir (anche questi reperibili sul portale nonviolenti.org).


Note biografiche degli intervistati:

Stefano Lucarelli: Narratore di teatro civile, nasce a Roma nel 1963 e inizia la sua attività artistica disegnando fumetti in seguito pubblicati nel 1982 sull'inserto Satyricon de "la Repubblica" e sul "Mago". Prosegue collaborando con "Orient Express", "Il Messaggero", e l'"Avvenire".

Marcello Vigli: Animatore del comitato "Scuola e Costituzione" e di tante iniziative per i diritti, di pace e di solidarieta', è una delle più limpide ed autorevoli figure della cultura democratica italiana. È un filosofo e saggista italiano, animatore delle Comunità cristiane di base. Durante la Resistenza partecipò come partigiano alla lotta per la liberta'. Prese parte all'esperienza dei Cristiano Sociali. Fu dirigente nazionale dell'Azione Cattolica.

Massimiliano Pilati: Figura attiva nella Rete di Lilliput e referente del Movimento Nonviolento nel Forum Trentino per la Pace. Ha seguito la nascita della Rete Italiana per il Disarmo e la Campagna Control Arms.