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Verso la marcia della pace Perugia-Assisi "per la pace e la fratellanza dei popoli". Contributi di Vittorio Venturi, Virginia Del Re, Lorenzo Guadagnucci e Vittorio Pallotti

In vista del cinquantesimo della marcia della pace Perugia - Assisi, che si terrà il prossimo 25 settembre, condividiamo alcune delle interviste che il Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo ha pubblicato sui notiziari quotidiani.

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quale è stato il significato della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

  • Vittorio Venturi: Offrire a tante persone, in forma organizzata o singola, l'opportunità di confermare con un gesto concreto (partecipando alla marcia, appunto) la testimonianza di un impegno per un mondo più giusto. Marciare ha un profondo significato simbolico, di responsabilità assunte per trasformare la società e le sue relazioni. Farlo ogni due anni (qualche volta più spesso, purtroppo, causa emergenze dettate da guerre o altri eventi drammatici), in cinquanta anni ha permesso a generazioni diverse di condividere una comune responsabilita', affermando il valore supremo della pace, non solo come assenza di guerra, ma anche come affermazione di giustizia e di rispetto. C'è poi la memoria storica, il legame ideale tra chi ha marciato la prima volta e chi lo fatto in questi anni. Quindi la marcia è anche un'occasione di conoscenza, specie per i più giovani, di figure come quella di Aldo Capitini e del suo pensiero, incontrando la nonviolenza come metodo per costruire un mondo migliore.

  • Virginia Del Re: Mi sembra che oltre al significato primario di celebrare e richiamare alla mente di tutte e tutti il valore assoluto della pace, e la necessità di esserci per riflettere e agire in prima persona per diffonderla e realizzarla, sia fondamentale l'esperienza del trovarsi insieme, con persone conosciute e sconosciute, in un appuntamento denso di significati condivisi. Credo che il sentimento doloroso di isolamento sia più forte e più diffuso di quanto appaia - e forse si abbia voglia di ammettere - in questa nostra societa', e cammina dentro le persone insieme a un crescente senso di inutilità e di impotenza. La gioia e la forza che vengono dal ri-trovarsi in tante e tanti per una finalità alta e comune è enorme. E ne abbiamo veramente bisogno in questi giorni molto bui.

  • Lorenzo Guadagnucci: Il significato profondo è cambiato nel corso del tempo. Cinquant'anni fa costituiva un segno di rottura rispetto al clima culturale e politico della guerra fredda. In seguito ha tenuto aperta una finestra di libertà e di nonviolenza in un mondo dominato da una logica militarista, sotto le spoglie di una "realpolitik" solo in apparenza ragionevole.

  • Vittorio Pallotti: Far conoscere e apprezzare la nonviolenza a un numero crescente di persone.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Cosa caratterizzerà maggiormente la marcia che si terrà il 25 settembre di quest'anno?

  • Vittorio Venturi: Il forte richiamo al pensiero di Aldo Capitini, nello spirito con cui nel 1961 ideò la marcia, e dunque alla nonviolenza come strumento di azione e trasformazione. C'è poi quest'anno, nel cinquantesimo anniversario, il forte richiamo ai valori fondanti della Repubblica, sanciti da una Costituzione che deve ancora trovare piena applicazione, con particolare riferimento all'art. 11 e ai principi di equità e di reale uguaglianza tra i cittadini.

  • Virginia Del Re: L'accento speciale posto sul lavoro nelle e con le scuole, mi pare. È fondamentale, indispensabile lavorare per incidere il più presto possibile sulle norme e strutture culturali profonde, sugli orientamenti e comportamenti imposti dagli stereotipi sociali, di genere, classe, etnia, ecc. e sulle immagini mentali interiorizzate. Soprattutto attraverso la visione alternativa - sovversiva, in questo senso -, della nonviolenza prima ancora che con "la pace", che tutti, come dice anche Capitini, "ovviamente vogliono".

  • Lorenzo Guadagnucci: Sarà una marcia difficile: perché si riaggancia, appunto, a un evento di rottura e di grande spessore etico e culturale, ma rischierà di mostrarsi inadeguata a un compito del genere.

  • Vittorio Pallotti: Il coinvolgimento, più che negli anni passati, dei giovani e delle scuole; oltre che, mi sembra di capire, degli enti locali e di molte associazioni. La ritrovata unità tra la tradizionale componente pacifista e quella più genuinamente nonviolenta.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Qual'è lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

  • Vittorio Venturi: Mi sembra che ci siano molte esperienze di ricerca e sperimentazione. Ovviamente le esperienze più "strutturate", quelle che assumono programmaticamente la nonviolenza come strategia, sono ridotte nelle dimensioni, patrimonio di gruppi e associazioni che non hanno enorme dimensione (penso al Movimento Nonviolento, al Centro Sereno Regis, a questa stesso foglio), ma tuttavia possono far valere serietà e competenza, quindi credibilita', con un impegno specifico che mi sembra prioritario: quello delle proposte formative. È poi interessante notare che diversi movimenti "di massa" (No-Tav, studenti) quando hanno praticato le proprie lotte in modo nonviolento hanno conquistato credito presso l'opinione pubblica. Il problema è diffondere in modo ampio a trasversale l'idea che con la nonviolenza si può vincere, mentre con la violenza si perde sempre.

  • Virginia Del Re: Non so rispondere su dati obiettivi. Il mio stato d'animo, per quello che vedo, leggo e sento, mi induce a una valutazione pessimistica. Ma spero di sbagliarmi. Perché è vero che senza l'utopia le montagne non si muovono; e allora, voi almeno ci siete, e io sono qui che vi scrivo come hanno fatto tante altre e tanti altri, e dunque il dialogo è vivo e non può essere che fecondo. E la marcia del cinquantesimo anniversario si fara'.

  • Lorenzo Guadagnucci: C'è un potenziale altissimo, perché le lotte contro l'oppressione e lo sfruttamento si stanno moltiplicando e c'è una diffusa consapevolezza che la tecnica nonviolenta è la forma di lotta che più di ogni altra consente di coinvolgere persone e di comunicare con i cittadini più lontani; d'altronde c'è una bassa coscienza politica nonviolenta. In alcuni punti caldi, penso alla Val di Susa, questa coscienza è molto elevata, ma c'è anche una forte esposizione al ricorso a metodi di lotta più tradizionali (e a mio avviso assai più graditi a quei poteri che stanno cercando di imporre con la forza un'opera sbagliata, inutile, dannosa: per loro è molto importante avere "giustificazioni" da esibire di fronte all'opinione pubblica).

  • Vittorio Pallotti: Se bene interpreto l'espressione "stato dell'arte", mi sembra che si possano individuare due livelli: uno, popolare di base, che ha visto una notevole penetrazione nella società italiana dell'idea e della pratica nonviolenta (in particolare nelle lotte sociali); un secondo livello, di tipo politico-istituzionale, che si è "chiuso a riccio", ignorando o travisando (volutamente o meno) nella prassi istituzionale, nell'informazione e nella propaganda, tutto quanto si muoveva in ambito nonviolento.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quale ruolo può svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini e gli altri mobimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

  • Vittorio Venturi: Proprio quel ruolo di orientamento, nella teoria e nella pratica, che può portare movimenti e singoli, in lotta per importanti conquiste sociali, ad assumere consapevolmente la nonviolenza come strumento vincente per la trasformazione sociale.

  • Virginia Del Re: Costituire una presenza costante, diffusa, capace di proporre risposte concrete, alternative possibili, realistiche, alle situazioni usuali di conflitto, forza, avidità e potere.

  • Lorenzo Guadagnucci: Mi pare che il Movimento nonviolento, in questa fase storica, sia una voce troppo flebile: non riesce ad essere capofila dei nonviolenti, magari non per colpa sua (o non solo sua). D'altronde ci sono gruppi e singoli che a quella tradizione e a quell'esperienza si rifanno: forse è arrivato il momento di trovare una via di rilancio, forse una grande convenzione nonviolenta che serva anche da luogo di elaborazione e affiancamento per quelle situazioni di lotta - dalla Val di Susa ai migranti alle fabbriche - che già si stanno confrontando col potere e con le insidie tipiche di un sistema politico fortemente mediatizzato. Credo che un lavoro culturale e formativo sia oggi indispensabile.

  • Vittorio Pallotti: Come sempre, un ruolo fondamentale. È però necessario che, salvaguardando i principi di fondo della nonviolenza, i movimenti e i gruppi nonviolenti prestino una maggiore attenzione agli aspetti politico-istituzionali e culturali della società italiana (partiti, sindacati, enti locali, mezzi di informazione, scuole, magistratura e forze dell'ordine...) con i quali a volte sarà necessario esercitare, con pazienza e perseveranza, le dovute pressioni e sollecitazioni.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quali i fatti più significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

  • Vittorio Venturi: La preparazione della prossima marcia Perugia-Assisi, con tante iniziative in tutta Italia, mi sembra un fatto significativo perché ha posto la nonviolenza al centro dell'attenzione. Ho già richiamato il successo di manifestazioni di massa che hanno rigorosamente avuto carattere nonviolento. Anche a livello internazionale mi sembra che la strada verso la democrazia e una maggiore equita', nei grandi movimenti popolari che hanno coinvolto buona parte del Nord Africa, abbia ottenuto maggior consenso e successo là dove si è scelta una strada nonviolenta.

  • Virginia Del Re: Non so dare una risposta accurata. Ma penso che anche se non "tecnicamente" il movimento "Se non ora quando" delle donne del 13 febbraio e di luglio a Siena abbia dato prova di spirito e di azione nonviolenta. Nonviolenta è stata la risposta della Norvegia alla violenza della strage. Se penso alle dichiarazioni nei nostri telegiornali dopo avvenimenti cruenti... E non dobbiamo mai dimenticare le azioni delle persone e delle associazioni che stanno dalla parte della giustizia e della pace, per esempio in Israele, in Africa, in Asia. Sono una goccia nel mare, rispetto alla prevaricazione dominante, ma sono tantissime e "gutta cavat", con quel che segue.

  • Lorenzo Guadagnucci: In Italia la Val di Susa, in Europa il movimento degli indignados, in Palestina la protesta nonviolenta che pare si stia radicando (aspetto con ansia che in Israele prenda forza un movimento analogo, che faccia da sponda).

  • Vittorio Pallotti: In Italia: le lotte nonviolente a Vicenza (No Dal Molin), Val di Susa (No Tav), Napoli (gestione dei rifiuti); le lotte nonviolente dei precari e degli operai di molte fabbriche in crisi; le lotte del Partito Radicale contro il sovraffollamento delle carceri e per una riforma della giustizia; le ultime, vincenti iniziative refendarie su acqua bene comune e nucleare. Nel mondo: le rivolte nonviolente dei popoli nordafricani e del Vicino Oriente (anche ispirate, soprattutto in Egitto, dalla conoscenza e diffusione dell'opera di Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta); le marce dei buddisti in tutto il mondo contro le guerre e per il rispetto dei diritti umani; le iniziative nonviolente internazionali per la pace in Palestina (Freedom Flotilla, Campagna Bds Boicottaggio - disinvestimento - sanzioni, raccolta firme da parte di organizzazioni internazionali come, ad esempio: "Avaaz.org" e "Jewish Voice for Peace").

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

  • Vittorio Venturi: Mi sembra sempre più urgente affrontare il problema delle scelte internazionali dell'Italia e della presenza in armi in numerosi paesi, rendendo palese la contraddizione tra la realtà (in alcuni paesi facciamo la guerra) e la finzione (missioni umanitarie e di pace), esigendo coerenza con il dettato costituzionale. Mi sembra utile dare seguito all'impegno per un ripensamento del modello di sviluppo, specie dal punto di vista ambientale, alla luce del successo ottenuto dai referendum sui "beni comuni". Mi sembra anche necessario ampliare il ventaglio delle proposte formative, specie rivolte ai giovani, per fare conoscere il potenziale della nonviolenza.

  • Virginia Del Re: Raggiungere i media più influenti: giornali, tg, i talkshows, i social networks. Per spiegare ancora più concretamente e più diffusamente dove e come la violenza è presente tra noi, quotidianamente, sotto mentite spoglie e maschere varie. Non solo sono violenza e figli della violenza la fame nel Corno d'Africa e gli ostacoli e l'uso distorto degli aiuti umanitari, e la guerra diffusa, la repressione violenta dei movimenti per la libertà e i diritti, che siano la Palestina, la Siria, la Libia, e il continuo ricchissimo commercio delle armi: queste sono le forme manifeste della violenza. È però forse meno ovvio, più subdolo, che violento è il cosiddetto "mercato", sempre più simile a una specie di Moloch, del tutto astratto e per questo più terrificante. Non serve quasi più nemmeno la menzione di un scambio di beni e merci reali, è solo ed esclusivamente denaro che ri-produce se stesso, e il potere che gli sta attaccato. Sta diventando una forma diffusa di terrorismo globale, e contro gli occidentali stessi, quelli non ricchi, almeno. E la poverta', l'incertezza del futuro, fanno paura a tutte e tutti (santi a parte) e l'impossibilità di capire e agire crea nebbia, confusione. Spiegare i meccanismi di questo moloch e scoprirne le strumentalità politiche, sarebbe un servizio che gli economisti nonviolenti potrebbero rendere a tutte le persone. E naturalmente offrire le possibili risposte nonviolente. Cercare per questo rappresentanti in Parlamento... Mi piacerebbe anche che fosse in qualche modo meglio illuminato il rapporto tra il movimento nonviolento e la lotta alla violenza sulle donne, in tutto il mondo...

  • Lorenzo Guadagnucci: Val di Susa e grandi opere, lotte dei migranti per i diritti fondamentali.

  • Vittorio Pallotti: Educazione alla nonviolenza, ovunque possibile (non solo nelle scuole). Partecipare o appoggiare in tutti i modi possibili le lotte nonviolente in corso da anni (No-Tav, rifiuti, lotte antimafie...).

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Che cos'è la nonviolenza e come accostarsi ad essa?", cosa le risponderebbe?

  • Vittorio Venturi: La nonviolenza offre sorprendenti mezzi per migliorare se stessi, le relazioni con gli altri e per affrontare in modo costruttivo i conflitti. Non mi sembra poco, nella sempre più frustrata e rissosa società contemporanea. E poi fa incontrare delle belle persone. Provare per credere.

  • Virginia Del Re: Direi che la nonviolenza è un'aspirazione difficile, ma non impossibile. Credo che la inviterei a seguire i preparativi e la storia della marcia per la pace, almeno su Internet; e ricorrerei al vostro foglio, a Gandhi, a Mandela, a Flavio Lotti, e soprattutto a riflettere e discutere con altre persone.

  • Lorenzo Guadagnucci: La nonviolenza è la lotta per la libertà e i diritti condotta con il massimo di partecipazione, di rispetto e di dialogo, in modo che non si gettino i semi di nuove sopraffazioni, nuove violenze, nuove subordinazioni. Il modo migliore per accostarsi alla nonviolenza è condurre una vita quotidiana che il più possibile si ispiri ai principi della nonviolenza, quindi nonmenzogna, vegetarianesimo (meglio veganismo), sobrietà etc.

  • Vittorio Pallotti: Risponderei che: la risposta più completa alla domanda, più che da una mia sempre troppo limitata e parziale definizione, la si può agevolmente trovare sulla Rete (Google o altri motori di ricerca) alla voce "definizione di nonviolenza"; la risposta più convincente la si può trovare nella conoscenza della testimonianza di alcuni personaggi (viventi e non) che hanno agito e sperimentato la nonviolenza quotidianamente e per tutta la vita: da padre Zanotelli a don Ciotti, da Gesù a Gandhi a Martin Luther King.


Note biografiche degli intervistati:

Vittorio Venturi: Si avvicina alla nonviolenza negli anni '80, praticando l'obiezione alle spese militari e partecipando al coordinamento modenese. Partecipa in seguito al coordinamento cittadino delle associazioni impegnate sui temi della pace, dei diritti umani e dei popoli, della solidarietà internazionale. In tale contesto contribuisce, nel 1993, alla nascita della Casa per la Pace di Modena, luogo comune di confronto, progettazione ed iniziativa per la diffusione di una cultura della pace. Si avvicina poi in anni più recenti al Movimento Nonviolento, con la convinzione che la teoria e la prassi della nonviolenza offrano strumenti fondamentali di positiva trasformazione, insieme, delle persone e della societa'. Ha a cuore in particolare la formazione, di cui si occupa dal punto di vista organizzativo da alcuni anni, ritenendola strategica, non solo per i giovani.

Virginia Del Re: Dagli anni '90 si interessa in modo particolare alla politica della pace e alla politica delle donne, alle tematiche di genere sociali e psicologiche; socia della Associazione casa della donna, Pisa; coordinatrice Gruppo Saperi e Cultura di Genere per il Consiglio Cittadino Pari Opportunità di Pisa dal 2004-2009.

Lorenzo Guadagnucci: Giornalista, è fra i fondatori del Comitato Verità e Giustizia per Genova e del gruppo Giornalisti contro il razzismo. Ha pubblicato, fra l'altro, Noi della Diaz (Altreconomia 2002); Il nuovo mutualismo (Feltrinelli 2007); Parole sporche (Altreconomia 2010)"; L'eclisse della democrazia (con Vittorio Agnoletto, Feltrinelli 2011).

Vittorio Pallotti: Nel 1993 ha cofondato il Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale - Cdmpi divenuto, nel giro di pochi anni, la più ampia raccolta di manifesti pacifisti al mondo (3.940 esemplari all'agosto 2010). Grazie ad essa sono state realizzate, e continuano a realizzarsi, mostre tematiche itineranti che hanno fatto conoscere storia, obiettivi e azioni di personaggi e organismi che hanno lavorato e lottato per la pace. Nel 2001, in qualità di presidente del Cdmpi, ha promosso l'adesione di questo organismo alla Rete Internazionale dei Musei per la Pace. Da diversi anni fa parte del Coordinamento politico della Campagna di Obiezione di Coscienza alle Spese Militari per la Difesa Popolare Nonviolenta - Osm-Dpn. Dal 2001 fa parte dell'Associazione "Percorsi di Pace" di Casalecchio di Reno (Bologna) con la quale ha promosso la fondazione della Casa per la pace "La Filanda" ove, dal marzo 2006, hanno sede, tra l'altro, il Cdmpi e il Centro di Documentazione per la Pace.