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Caro Presidente Napolitano,
sono un vecchio italiano ebreo, figlio di antifascisti, nato 79 anni fa nell'Italia fascista, bandito nel 1938 in quanto ebreo da tutte le scuole del Regno d'Italia. Sull'atto integrale di nascita a me intestato, che si conserva negli archivi dell'anagrafe di Milano, sta ancora oggi scritto a chiare lettere "di razza ebraica": una dicitura che mi portero' appresso sino alla morte.

Pubblicato sul quotidiano "Liberazione" del primo luglio 2008 col titolo "Un nobel per il popolo rom", tratto dal notiziario "Notizie minime della nonviolenza in cammino", n. 508 del 6 luglio 2008
Involuzione digitale.
Ecco i nuovi bambini ebrei, le impronte dell'odio e della paura. Della discriminazione. I bambini sono il futuro. E questo è un futuro schedato.
Inchiostro per le mani e filo spinato per gli uomini. È solo il primo passo. Se fanno questo in tempi di pace cosa farebbero in tempi di guerra? Dopo le impronte digitali i numeri tatuati sull'avanbraccio...
Ecco come è trattato, oggi, in Italia, chi meriterebbe il premio Nobel per la pace per non aver

Egregio Signor Presidente,

siamo Professioniste e Professionisti della Cultura e ci riconosciamo negli art. 4, 9 e 33 della Costituzione Italiana.

Lamentiamo da anni una situazione di grave impoverimento di tutto il settore.

La crisi è precedente all’attuale stato di emergenza; da anni ci sentiamo sviliti dalle Istituzioni del nostro Paese, ignorati e inascoltati nelle nostre legittime istanze.

Il 10 dicembre 2018 eravamo in piazza anche noi a celebrare “70 anni” dei nostri “diritti e doveri” che, se rispettati e valorizzati ovunque, ci doneranno «il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana … fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo», come recita il preambolo della Dichiarazione universale dei diritti umani.

Il 10 dicembre 2018 in tutto il mondo si celebrerà il 70° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: la Carta scritta, dopo due guerre mondiali e cento milioni di morti, per dire basta a tutti gli atti di barbarie e spingere l’umanità sulla via della pace. Un documento importante che è alla base di molte grandi conquiste dell’umanità oggi minacciate da crisi e politiche pericolose.

Le notizie si susseguono contraddittorie su una donna colpevole di appartenere alla minoranza religiosa di un Paese islamico: il Pakistan.

Notizie e contro-notizie si susseguono da giorni sulla sorte di Asia Bibi: condannata a morte nel 2010 con l’accusa di aver offeso il profeta Maometto, è stata assolta il 31 ottobre 2018 dalla Corte Suprema. Un verdetto storico in un Paese dove l’estremismo islamico, intriso di rabbia contro l’invasione “occidentale” dell’Afghanistan, è ancora rampante.

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