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Si separano le persone come con le leggi razziali

Intervista di Carlo Lania a Pupa Garibba, pubblicata sul Il Manifesto del 4 luglio 2009
Giornalista e intellettuale ebrea, 74 anni, Pupa Garribba è una testimone della Shoa, come lei stessa si definisce. Membro dell'Aned, l'Associazione degli ex deportati politici nei campi nazisti, da venti anni gira le scuole raccontando agli studenti gli orrori del nazismo. A lei, voce autorevole della cultura ebraica, abbiamo chiesto un giudizio sulle nuove misure anti-immigrati.
E' un'esagerazione paragonare il ddl sicurezza alle leggi razziali?
I termini sono diversi, ma è sempre legittimo pensare a una seconda ondata di leggi razziali quando si separano gli esseri umani in categorie. Se poi lo si fa attraverso una legge, si corrono dei rischi terribili.

Questa volta però la separazione avviene su una posizione amministrativa, sull'avere o meno un permesso di soggiorno.
A me starebbe anche bene se queste persone venissero fatte arrivare e interrogate. Se si capisse perché sono venute in maniera irregolare. Invece non è così, perché vengono respinte prima del loro ingresso in Italia, e vengono mandate in un Paese come la Libia dove non ci sono garanzie di alcun genere. Che fine fanno? Allora mi domando se queste leggi non portino conseguenze terribili come quelle che le leggi razziali portarono agli ebrei. E poi c'è un precedente che mi inquieta moltissimo: quello che è avvenuto con i nomadi qualche tempo fa, ce lo siamo già dimenticato?

Parla della schedatura attraverso le impronte digitali?
Certo. Anche in quell'occasione non sono state fatte distinzioni, perché le impronte digitali le hanno prese anche a rom e sinti italiani. Quindi evidentemente l'essere o meno regolari non c'entra. E allora: cosa c'è di malato nella nostra società? Perché mentre per le leggi razziali del 1938 c'era una dittatura, questo governo invece è stato eletto dagli italiani.

E questo cosa le fa pensare?
Mi chiedo che razza di Italia abbiamo intorno e a che cosa servono le giornate delle memoria. Possibile che siano solo un esercizio di buonismo? Sono venti anni che parlo della Shoa e mi domando con angoscia quanti dei ragazzi che mi hanno ascoltato venti anni fa oggi votano un governo che prende simili decisioni. Ma mi chiedo anche se la Chiesa cattolica, a parte queste meravigliose associazioni di volontariato che stanno facendo un'opera straordinaria, non si rende conto del suo fallimento.

La Cei ieri è intervenuta per dire che non si può trattare l'immigrazione solo come una questione di ordine pubblico.
Ma non si può parlare dopo. Bisogna farlo prima, bisogna mettere in guardia le persone. Ho l'impressione che fino a oggi la Chiesa sia stata alla finestra e poi quando la situazione è diventata assolutamente insostenibile anche l'alta gerarchia cattolica ha parlato. Ma ripetiamo gli stessi errori fatti con le leggi razziali del '38? Anche allora il Vaticano non intervenne sulle leggi razziali ma cercò di tutelare soltanto i figli di matrimoni misti. Sono queste le cose che mi inquietano. Che razza di società è quella italiana, se si rende conto, quando va a votare, quali sono poi i risultati che il governo ci mette davanti agli occhi. E tra l'altro io non vedo una grande mobilitazione delle coscienze.

Cosa le fa più paura delle nuove misure anti-immigrati?
Mi chiedo quale sarebbe la mia reazione davanti a una ronda. Credo che farei uno scandalo se qualcuno osasse fermare un mio amico extracomunitario che cammina con me. Conosco tante persone che hanno il permesso di soggiorno scaduto e che per ragioni meramente burocratiche non sono in grado di regolarizzare la loro posizione.

Vede altre similitudini con il 1938?

Vedo il restringimento delle libertà. Io sono corrispondente di una rivista di Parigi e sono molto imbarazzata quando devo spiegare che in Italia si cerca di tappare la bocca ai giornalisti. Non si è ancora arrivati a delle leggi di restrizione totale, per cui se dici certe cose vai in galera, però il fatto che si cominci a dire che alcune affermazioni non vanno fatte perché si butta fango sul proprio paese mi ricorda altri momenti della storia italiana. Comunque quello che mi preoccupa di più sono queste ronde che hanno avuto la patente di legalità ma che mi ricordano altre squadre che si sostituivano alla polizia e ai carabinieri. E' questo clima montante che mi preoccupa. Quando vado nelle scuole e parlo con i ragazzi più giovani io ricordo sempre le parole del pastore Bonoheffer che nel '34 diceva: "Prima sono venuti a prendere i comunisti e io non ho detto niente perché non ero comunista; poi sono venuti a prendere gli omosessuali; poi sono venuti a prendere gli ebrei e quando sono venuti a prendere me non c'era più nessuno che potesse parlare per me". Anche allora ci fu una gradualità inquietante, quindi se vedo che le libertà si restringono mi preoccupo. Ne ho anche diritto, no?

Eppure il governo parla di maggiore sicurezza per i cittadini.
Il governo mi deve dimostrare in che modo aumenterà la sicurezza. Certo non così, anzi portiamo alla disperazione persone che se venissero accolte in maniera più umana e civile darebbero un contributo molto forte alla nostra società.

Adriano Sofri dice che questa legge rende l'Italia più cattiva: è d'accordo?
Credo che riveli un'Italia più profonda che fino ad adesso si è ammantata di virtù che non aveva, l'humus profondo di un'Italia che non mi piace. Eppure ricordo la prima volta che come donna e come ebrea sono andata a votare. Mi sentivo così orgogliosa di appartenere a questo Paese. Ebbene adesso mi sto facendo davvero tante domande