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Non riconsegnare un profugo al suo persecutore, quando si ricoverasse presso di te, fuggendo dal suo persecutore. Resti con te, in mezzo di te, nel luogo che egli sceglierà, in alcuna cioè delle tue città, dove gli piacerà. Non devi fargli sopruso. (Deut. 26, 16-17).

È da aprile 2017 che le delegazioni delle nazioni aderenti all’Onu ci stanno lavorando. Anche quella italiana.
Lo scorso gennaio ne avevamo fatto menzione citando la Dichiarazione di New York del 20 settembre 2016 e il processo da essa originato: «I larghi movimenti di rifugiati e migranti hanno ramificazioni politiche, economiche, sociali, per lo sviluppo, umanitarie e di diritti umani che oltrepassano ogni confine. Questi sono fenomeni globali che richiedono approcci e soluzioni globali».

Inizialmente il Ministro dell’Interno aveva annunciato due decreti, uno sulla sicurezza e l’altro sull’immigrazione: interventi distinti per questioni differenti.

Non è chiaro con quale motivazione le due bozze siano poi confluite in un unico decreto: immigrazione e sicurezza.

Forse perché nella “popolazione carceraria” la percentuale “non italiana” è superiore rispetto a quella, di poco inferiore al 9%, registrata per la popolazione residente?

Come cittadini sentiamo il dovere di ricordare cos’è e come funziona lo S.P.R.A.R.

Il sistema SPRAR - Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati-, introdotto nel 2002 con la Legge 189 Bossi- Fini - prevede che il Comune che aderisce, riceva dal Governo il 95% delle risorse necessarie per l’attuazione del programma, e che versi di tasca propria solo il 5%.

Tutto è iniziato nell'estate del 2015 quando Delia vede delle donne con dei bambini che piangevano e dormivano sul marciapiede di fronte al suo bar tra la stazione e gli uffici comunali di Ventimiglia. Li raggiunge e li invita a entrare per riposarsi un po’, mangiare qualcosa e cambiarsi.

Condividiamo la trascrizione, inedita, dell’introduzione all’incontro per discutere su questa situazione a Sondrio, Centro evangelico, dieci anni fa, 28 ottobre 2008. Il testo, pubblicato anche sul sito "Libreria delle donne di Milano", è stato segnalato da Giuliano Ciampolini.