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Riflessione sui movimenti e lotta di classe

La domanda che mi sono posto dopo l'ignobile imposizione della troika alla Grecia , è stata quella di capire come sia possibile oggi in Italia ed Europa, fermare l'esito della feroce ristrutturazione capitalista e della controrivoluzione che ha restituito alle classi dominanti il predominio e l´egemonia sulle scelte economiche, sociali, civili, culturali, ambientali, rimuovendo di fatto, anche il conflitto sociale che il secolo scorso ci aveva lasciato in eredità?

La riflessione Gramsciana sul Fordismo e l'Uomo nuovo, descriveva il ruolo della classe operaia in un sistema in cui la la fabbrica, la tecnica, le relazioni sociali, le forme istituzionali, si integrano ed il lavoratore collettivo esercita la propria egemonia su tutto il resto... su tutti gli altri mondi vitali.

Ora non si tratta di rimpiangere I tempi andati , ma di verificare se le attuali lotte "di classe" e quelle dei movimenti, siano in grado di produrre livelli di scontro e modelli organizzativi alternativi, rompendo la gabbia di cui siamo prigionieri nell'epoca della globalizzazione liberista.

Per molti analisti politici ed intellettuali, la crisi della composizione di classe legata al superamento del fordismo e dei conseguenti limiti nei modelli organizzativi in termini politici e sindacali , non sono una catastrofe , perché in alternativa si hanno nuovi movimenti in grado di far fare un balzo in avanti verso una nuova emancipazione sociale ai soggetti subordinati.

Credo che costoro dimenticano che l'attuale realtà della classe operaia e dei soggetti subordinati, con l'uscita dalla fabbrica, e dalla politica, con il non voto... non sono il frutto di scelte libere e consapevoli dei subordinati . Essi sono legati soprattutto alla perdita di ruolo dei partiti e dei sindacati dei lavoratori. I partiti della sinistra , anche radicale , per come sono oggi, hanno perso l'abitudine ad operare nei luoghi di lavoro e nei territori, perdendo di fatto ogni ruolo... ma sono soprattutto le organizzazioni sindacali dei lavoratori, sia di categoria che confederali, che ad eccezione della FIOM, hanno di fatto cambiato pelle, riducendosi ad enti burocratizzati che gestiscono in termini assistenziali, le ricadute negative sui lavoratori, le scelte economiche e sociali effettuate dai governi e dagli imprenditori. Basta pensare al blocco dei contratti pubblici deciso dal governo Berlusconi oltre 6 anni fa ed accettato dai sindacati senza un'ora di sciopero... oppure le gravi ricadute con il taglio delle pensioni e l'allungamento dell'età pensionabile della controriforma delle pensioni Fornero, che hanno visto le Organizzazioni Sindacali (compresa la CGIL) proclamare uno ridicolo sciopero di 4 ore.

In questa realtà occorre porsi una domanda: oggi, le lotte dei movimenti esistenti nei territori ed a livello nazionale, hanno veramente una carica antagonistica nei confronti della società capitalista in grado di cambiare i rapporti di forza fra le classi e migliorare la qualità della vita , dell'ambiente, dei diritti, dei redditi?

Io penso che tutti i movimenti locali e generali di massa, esistenti in Italia, in Europa ed a livello globale, quali quelli ambientalisti, pacifisti, contro il razzismo, quelli femministi, o contro la globalizzazione , ecc... che si oppongono alle scelte che minacciano gli equilibri di un ecosistema naturale, quello economico, civile, culturale, ecc... anche se hanno alla loro base una costellazione omogenea di obbiettivi (come ad esempio lo erano i 10 punti del programma dell'ex Associazione -movimento "Altra Europa con Tsipras") , non hanno però una visione politica antisistema ed anche le lotte fatte finiscono spesso per essere finalizzate ad ottenere il riconoscimento di quanto rivendicato (diritti, di genere, scelte sessuali, culturali, condizioni di vita, ecc..) , accantonando di fatto ogni pretesa di presa del potere e di controllo della macchina statale.

Oggi, non mi convince la teoria della complessità sociale di chi sostiene che l'uscita dal post-Fordismo ci obbliga a curare le disfunzioni del sistema sociale attraverso i nuovi movimenti nel territorio e più generali, che, anche se sono molto importanti, praticano i "riti" (ad eccezione dei No Tav in Val di Susa) delle manifestazioni: marce per la pace, marce per I diritti, marce a sostegno della Grecia, ambiente, ecc... ma restano deboli , senza alcun antagonismo di classe ed idea profondamente alternativa di società.

I movimenti, anche quelli che privilegiano modelli organizzativi orizzontali , antigerarchici, con al centro la Persona... tendono di fatto a spostare l'asse del conflitto sociale sul terreno della rivendicazione di nuovi diritti, privilegiando quelli civili rispetto ai diritti del lavoro e sociali e dei diritti dei singoli o minoranze rispetto ai diritti collettivi.

Per chi, come il sottoscritto, ha speso le proprie energie nelle lotte degli ultimi 40 anni, è difficile fare un bilancio positivo su quanto è stato ottenuto... non solo perché a partire dalla metà degli anni 80 , in modo strisciante, il capitalismo ha recuperato quasi tutte le conquiste degli anni 70, con uno scarto crescente tra i redditi di lavoro e quelli del capitale economico e speculativo finanziario, con un'esplosione di diseguaglianze, ma anche per quanto riguarda le lotte fatte dai movimenti. Faccio quattro esempi:

  • il movimento NO GLOBAL nel 2001 riunisce oltre 300.000 persone a Genova  e dopo la tremenda repressione con l'omicidio di Giuliani ed il reato di tortura, oggi è scomparso;
  • il movimento pacifista, nel febbraio del 2003, riunì oltre cento milioni di persone in tutte le piazze del mondo contro la guerra in Iraq che nessun governo avrebbe dovuto ignorare l'esistenza, ma non è stato così: non solo non è stata impedita la guerra in Iraq, ma continua il proliferare di conflitti in altri parti del mondo;
  • i movimenti ecologici ambientalisti, che in Italia hanno vinto battaglie importanti come quella sul nucleare e sull'acqua, vedono però oggi, una carica che si va esaurendo, mentre i valori ed i contenuti ambientalisti, vengono spesso assunti da vasti settori dell'economia capitalista che traducono le rivendicazioni ambientaliste i modelli di business;
  • i movimenti femministi, che nel passato oltre alle conquiste di grandi vittorie, hanno offerto un formidabile contributo all'analisi della composizione di classe intrecciandola con quella dell'oppressione di genere... tuttavia oggi dobbiamo constatare che la tesi che la società capitalista non sarebbe potuta sopravvivere se si fossero minate le sue radici patriarcali, si è rilevata priva di fondamento.

Il capitalismo ha dimostrato di adattarsi tranquillamente ed ha cavalcato con profitto le opportunità offertagli dai processi femministi, integrando milioni di donne nei processi produttivi senza mai creare reale parità , ma abbassando il valore reale dei salari degli uomini, senza migliorare quello delle donne, che continuano ad essere meno pagate e più flessibili dei maschi. È vero che una minoranza di donne è stata cooptata ai livelli superiori delle gerarchie economiche e politiche, ma senza che ciò contribuisca minimamente a cambiare le regole della gestione del potere.

Anche il ruolo dei movimenti che emerge dalla vicenda della Grecia , evidenzia una serie di limiti radicali, non solo perche non sono stati in grado di sviluppare manifestazioni di piazza in Italia e negli altri Paesi d'Europa a sostegno della Grecia, ma perché nessuno dei movimenti esistenti è in grado di assumere le lotte con un aspetto emogenico.

Una riflessione merita anche il Movimento cinque stelle, che con il comico attore Grillo, ha fondato un partito-movimento attraverso la rete, raccogliendo la rabbia, le frustrazioni, il risentimento delle persone e tentando di fondare pratiche di democrazia diretta, di nuove forme di rappresentanza... che però, malgrado la radicalità del linguaggio, ed alcuni contenuti del loro programma sicuramente di sinistra, il M5S ha anche molte parole populiste velleitarie cercando di dare una botta al "cerchio ed una alla botte" cercando di aggregare non solo i lavoratori dipendenti (che comunque sono circa il 50% ) ma anche gli imprenditori, i bottegai, i lavoratori autonomi, ecc..., con frasi ad alto effetto sulle caste politiche, sull'uscita dall'euro, sul ridimensionamento del potere delle banche e dei monopoli ecc... ma dopo alla prova dei fatti come nell'amministrazione di Roma dimostra di non essere all'altezza della situazione finendo per scadere integrandosi nel medesimo sistema.

In realtà, il problema che abbiamo in Europa, ma soprattutto in Italia, non riguarda solo la questione del riconoscimento dei diritti civili e sociali, ma anche e soprattutto quello di modificare strutturalmente lo scenario complessivo del sistema capitalistico in cui viviamo.

Per questo credo che sia un errore pensare che oggi la priorità, debba essere quella di andare a costruire il " nuovo contenitore (partito)   della sinistra" … le nostre massime energie dovremmo invece spenderle per fare ridivenire il lavoro egemone, nel promuovere lotte ad ogni livello (fabbrica, territorio, generale).

Convertire in termini ecologici, significa modificare profondamente i processi produttivi, quelli dell'organizzazione del lavoro, quelli dei consumi... dei modi di vivere... culture... mettendo in discussione interessi, profitti e poteri consolidati nel tempo... per cui non basta , non sono sufficienti i comportamenti... e le buone pratiche... anche la dove ciò hanno dato frutti positivi , restano solo una parzialità che non cambia certamente la prospettiva ecologica del Paese ..

È invece necessario tornare a mettere in discussione gli attuali rapporti di forza in ogni luogo di lavoro per tornare a contrattare le scelte sul come si lavora, per cosa si lavora, per quale prospettiva, cercando di cambiare il modello di sviluppo...

Oggi , la lotta di classe non può essere condotta attraverso l'organizzazione partitica che abbiamo conosciuto nel secolo scorso , per questo credo che il compito primario sia quello di mettere assieme le RSU, le Associazioni, i comitati, i Movimenti, in ogni territorio, integrando le lotte dei territori con quelle nei luoghi di lavoro e con quelle più generali a livello nazionale... solo da ciò che saremo in grado di sviluppare, potrà rinascere la speranza della trasformazione sociale .

 

Umberto Franchi tel.  3488876357